mercoledì 18 aprile 2012

Titanic 3D.

Ero lì, stravaccato sul divano, che mi godevo beatamente la lettura di Tex – una trama mozzafiato dove c'era Tex che faceva coppia con un'heyoka e quindi, pensavo, abbastanza strano che una storia così bella non fosse mai stata candidata a nessun premio fumettistico – quando Linda mi fa "Stasera andiamo a vedere Titanic 3D?".

Ora, io Titanic l'avevo già visto nel 1997 e quella volta lì mi era bastata.  Mai più un film di Cameron, mi ero detto.
Però, dai, nelle ultime settimane, su Sky, Linda si era voluta vedere ben due documentari sul Titanic (compreso quello con la "versione di Cameron" girato per il ritorno del fim nelle sale e pure un altro intitolato "Nazi Titanic").
Per cui, capitemi, come facevo a dirle di no?

E così, trangugiato in fretta e furia un caffè per restare sveglio, si ingoia il rospo e si va a vedere Titanic 3D.

Che dire di questo film?
Non posso che confermare il giudizio del 1997: noia, tanta noia (dopotutto, la storia si sa già come finisce. Che poi, a pensarci bene, è lo stesso difetto di Giulietta e Romeo, quello di Shakespeare).

E poi il 3D.
ll 3D non aggiunge nulla a quello che tutto il mondo ha già visto anni fa. Strabordante e volgarotto, riesce ad "affondare" in un senso di finto anche le riprese fatte da Cameron sul relitto, quello vero.
Che poi, se parliamo di 3D, miseria vigliacca, ma non mi era bastato farmi prendere a fucilate lo scroto da Cameron con Avatar?
E invece no. Recidivo.

Poi sarà che a me vedere l'acqua che irrompe in un ambiente chiuso è una cosa che, automaticamente, mi fa calare l'attenzione, però, quando il film passa la metà, sono già lì che scalpito per andarmene a casa.
Ovvio: a parte la lettura più immediata (appunto, come ha detto Cameron per convincere i produttori, "Questa nave. Più Giulietta e Romeo"), questo film non ha nessun sottotesto (o paratesto), né visivo né narrativo.
E quindi lo guardi escludendo il lato cognitivo più evoluto del tuo cervello.

Insomma, l'ennesima conferma che Cameron è il regista più sopravvalutato (e vuoto) del cinema contemporaneo. Un produttore di ciarpame rumoroso e banalotto tenuto su soltanto dai miliardi di dollari che Hollywood ci continua a cacciare dentro.

Comunque c'è di buono che, alla fine, Linda, almeno lei era contenta.
Ah, cosa non farei per vedere un sorriso sul viso di questa ragazza...



4 commenti:

  1. Quindi, in lingua heyoka, mi ami un sacco?

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  2. Prendo atto che l'ironia di questo mio pezzo non arriva al lettore (che in effetti, se uno non sa che cos'è un indiano heyoka e non fa clic sul link che ho messo fa un po' fatica a capire la logica ribaltata con cui l'ho scritto)

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