martedì 31 agosto 2010

Nuove industrie.

Io pensavo che Gheddafi fosse un idiota.
Dai, veste come un idiota, parla come un idiota e ha la faccia da idiota (oltre ad una straordinaria somiglianza con il Francesco Nuti dell'ultimo periodo). Deve per forza essere un idiota.

E invece è un genio. Un fottutissimo genio.

A parte la cosa delle hostess e delle amazzoni (che uno come Frank Miller darebbe un patello di soldi per aver inventato un personaggio del genere), il Colonnello ha capito che ciò che un Paese deve esportare è ciò che ha in abbondanza.
Se hai petrolio, esporti petrolio.
Se hai grano, esporti grano.
E se invece hai solo problemi?
Cazzo, è semplice: esporti i problemi.

In fondo è questo che Gheddafi è venuto in Italia a dire (e quanto ho goduto che tutta la marmaglia di Governo abbia dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Borghezio, esisti ancora?): che l'industria dell'export è ampliamente legata alla capacità di immaginare che cosa è possibile esportare.

E così, senza tanti giri di parole, il Colonnello ha detto chiaramente: "Il mio paese non conta un cazzo e lo si capisce anche dal fatto che vado in giro vestito come si vestirebbe il fratello scemo di Michael Jackson se volesse travestirsi da cosplayer della Regina Elisabetta ma, nonostante ciò, l'immigrazione clandestina per l'Europa è un problema. Come? Avete già pagato perché la Libia non vi procurasse più questo problema? E chi se ne sbatte? Voglio 5 miliardi di euro all'anno oppure vi esporto lì così tanti immigrati clandestini che nel giro di qualche anno il kebab sostituirà la pizza come piatto nazionale".

D'accordo, un filo spregiudicato e terroristico (come nello stile del personaggio), ma comunque geniale.
È una rivoluzione di pensiero equiparabile al passaggio da atomi a bit. Non si paga più per avere qualcosa che vuoi ma per non avere qualcosa che non vuoi (che poi va detto: Microsoft, con Vista, aveva già intuito le potenzialità di questa idea rivoluzionartia e si faceva pagare per togliere dai PC che vendeva il nuovo – ma problematico – Vista e sostituirlo col più vecchio – ma stabilissimo – XP).

E allora perché non prendere esempio da Gheddafi? L'Italia di problemi ne ha in abbondanza.
Ne abbiamo un Parlamento intero di problemi!

È la quadratura del cerchio: facciamo risorgere l'Ulivo e poi prendiamo un Paese a caso (che so? Il Lussemburgo) e gli diciamo: "Se non vuoi che ti mandiamo lì l'Ulivo con tutti i problemi che si tira dietro – ampia documentazione sui suoi componenti e la loro storia politica in allegato– ci dovete dare 5 miliardi di euro all'anno".

Cazzo, vuoi mettere? Restiamo all'opposizione, però, per la prima volta, ci ricaviamo qualcosa.

venerdì 27 agosto 2010

Leggere i fumetti in pubblico.


Scopro dal blog di Michele (vero e proprio incrocio di fumettisti nelle ultime settimane) che domani è la giornata internazionale del leggere i fumetti in pubblico, ovvero il Read Comics in Public Day Day.
Se la sono inventata Brian Heater e Sarah Morean del webmagazine Daily Cross Hatch.

È una simpatica iniziativa per promuovere la lettura dei fumetti e la fanno proprio il 28 agosto perché in quel giorno lì è nato Jack Kirby.
Per me il 28 agosto è l'anniversario di matrimonio dei miei genitori.
Mi piace pensare che, da qualche parte nell'universo, ci sia un senso a questa coincidenza.

Proposta.
Perché, per rendere omaggio all'iniziativa, qui sui nostri blog, tutti noi che parliamo e parliamo ogni giorno dei fumetti, non raccontiamo un aneddoto legato alla lettura in pubblico di un fumetto?

Vi va?

Comincio io, postando la copertina del fumetto al centro del mio aneddoto:

È il 1997.
Sono in un bar e ho appena comprato in edicola un numero di Dylan Dog, il 125, intitolato Tre per zero.
Credo che sia stato quello l'ultimo numero di DD che mi sono goduto sul serio, tanto che, ancora qualche giorno fa, Linda mi ha chiesto un DD da leggere e io, tac!, le ho tirato fuori proprio quello dalla libreria.
La sceneggiatura aveva la firma di un Tiziano Sclavi in formissima (tornaaaa Tiz!!!!) mentre i disegni quella di Bruno Brindisi.

La trama della storia la trovate QUI.

Comunque sia, è il 1997 e sono seduto al tavolino di questo bar dove ci sono io, la barista e forse un altro paio di clienti (26 anni… dov'ero? Ecco, questo non me lo ricordo. Mmm…) e sto leggendo Dylan Dog.
E più vado avanti nella lettura e più me la godo.
E più me la godo e più rido.
Prima un mezzo sorriso.
Poi un sorriso.
Poi una vera e propria risata, a tratti, ogni volta che interviene Groucho o che la trama si inerpica sempre più verso il surreale.

La barista, a occhio una ragazza di qualche anno più grande di me, evidentemente mi sente sghignazzare. E allora si incuriosisce e cerca di capire per che cosa sto ridendo.
E poi vede che sto leggendo un fumetto e che è per quello che sto ridendo.

Così, quando vado alla cassa a pagare, indicandomi il DD che ho in mano, mi chiede: "Stavi ridendo per quello?"
Io le dico di sì, che è scritto molto bene e che era un sacco di tempo che non ridevo con un fumetto.
E lei :"Infatti mi era sembrato che fosse un fumetto." E aggiunge "Che strano…"
Incuriosito, le domando: "Cosa è strano?"
Mi risponde: "Non avevo mai visto una persona grande leggere un fumetto. E ridere. Solo qualche bambino. Ma una persona grande mai."

In quel momento mi rendo conto di un sacco di cose, tutte incastonate una dentro l'altra, cose che riguardano me, il mondo, le cose che mi piacciono e quelle che faccio fatica ad ammettere che mi piacciono, tanti e tanti pensieri compressi che però, per altrettanti motivi, deciderò di non decomprimere.
Forse anche per quello proprio quel numero di DD resta indimenticabile per me, perché so che un giorno, forse, potrò riprenderlo in mano e usarlo come un glifo, come una formula magica a fumetti per ricordarmi tutte quelle cose che nel 1997 ho compreso in un solo momento e che, allora, ho deciso che non era il momento di capire.

Tutte a  parte una che invece mi è stata subito chiara: che, con tutta la buona volontà che riconosco a chi ha inventato il Read Comics in Public Day, se per caso hai intenzione di abbordare una barista, farti vedere mentre leggi Dylan Dog non è la tecnica migliore…

Adesso vado a casa e scelgo il mio fumetto da leggere in pubblico domani (che tanto di bariste da abbordare non ne ho).

Torna l'Ulivo?

Ma davvero, dopo tanto girare a vuoto, la risposta dell'opposizione alla crisi politica è… tornare all'Ulivo?
Pure con la benedizione di Prodi?
Ed esattamente con chi dentro stavolta?
Non ci posso credere…

Comunque sia, se si va alle urne, occhio al colpo di karate da dietro la linea gialla…

giovedì 26 agosto 2010

Andare porta a porta.



"Il Partito democratico si muoverà, facendo all'inizio dell'autunno la più grande campagna ''porta a porta' che sia mai stata fatta". Così a detto qualche giorno fa  Pierluigi Bersani, nel corso di un'intervista.

Ora, a parte la buona notizia che il PD si muove (!!!), ci sarà stato qualcuno che gliel'avrà detto a Bersani che nell'immaginario comune l'espressione della "campagna porta porta" viene collegata alla raccolta dei… rifiuti?

DIN DON!
"Buongiorno, sono del Partito Democratico e…"
"NO!"

Detto questo,  se qualcuno del PD si azzarda a suonarmi il campanello di sabato mattina, lo trito e lo metto nel congelatore insieme ai testimoni di Geova e ai rappresentanti del Folletto che già ebbero l'ardire. Uomo avvisato…

mercoledì 25 agosto 2010

Beata la Nazione che non ha bisogno di Casini.



Si sa, Casini, già degno seguace di Monsieur Lapalisse, nel nulla politico che ci circonda ci sguazza benissimo, quasi quanto l'altro nulla addensato attorno a Rutelli.

E allora, visto che di partiti politici ne abbiamo fin sopra le orecchie, che ti inventa il nostro genio canuto? Un nuovo soggetto politico, evidentemente pensato per cacciarci dentro un po' di cattolici che amano dirsi moderati e anche come stalla dove rinchiudere i buoi con sopra il marchio di Fini.
E come te lo chiama? Partito della Nazione.
Così i Finiani sentono l'assonanza con quel bel Partito Nazionale nato nel 1921 e magari si sentono un po' più a casa loro.

Che poi uno ci pensa: Partito della Nazione, che cazzo di idea mi esprime? Nessuna.
E i partiti, di loro, non dovrebbero già avere un respiro nazionale?
Evidentemente l'ascesa della Lega ha minato le basi dell'ovvio.

Che poi uno ci pensa ancora… Ma tutta questa gente come Casini (e Buttiglione) che si coalizza per riconciliare l'Italia ma che se, a un colloquio di lavoro gli chiedessero "ma tu negli ultimi 10 anni che hai fatto di utile per la Società?" avrebbe non poco imbarazzo a rispondere, non si potrebbe coalizzare per una volta per togliere il disturbo dal nostro campo attenzionale?
Che, vabbè cattolici, ma credere che queste persone incarnino un'idea che vada oltre il loro conto in banca e la gratificazione di vedersi in televisione a predicare il nulla è davvero un atto di fede che va ben oltre le mie capacità di comprensione.

Direi che, anche qui, ipotecandone la fine, un'etichetta PARFAC per l'ideona di Casini ci sta eccome.

(teniamolo a mente: alle ultime elezioni Casini è stato quello che ha candidato quel buco nero di Emanuele Filiberto di Savoia. Mai dimenticare!)

venerdì 20 agosto 2010

Il 3D all'Opera.

Leggo da Repubblica che anche il mondo della lirica si è fatto contagiare dalla febbre del 3D.
Se ne sono occupati gli italiani di The Pool Factory per "Il campanello" di Gaetano Doninzetti in scena al Reate Festival.

Posso dirlo? La solita bella merda in italica salsa.
Vedere per credere.

martedì 17 agosto 2010

Non è qui la Fest.

Non per dare sempre addosso al Maestro, ma vogliamo parlare della sua copertina per il quinto Dylan Dog Color Fest?


Ma che è 'sto Dylan Posh? In che cavolo di posizione ha quella mano? E l'espressione del viso? E la boccuccia?

Aggiungiamo il baloon esplicativo? Aggiungiamo:


Il Maestro…

lunedì 16 agosto 2010

Attendo vs non attendo.

Dal fumetto al film, un'ondata che travolge tutto il mondo della cinematografia mondiale, tranne quella italiana (tutto fermo in casa Bonellli – tranne Dylan Dog che lo fanno gli americani come pare a loro –, niente Alan Ford, Diabolik, Kriminal, Satanik, Corto Maltese e… basta. Non mi sembra che abbiamo  prodotto molte altre icone fumettistiche nostrane negli ultimi 30 anni).

Con molta curiosità, attendo questo:



(Relativamente al quale vi segnalo una bella recensione di Matteo Bittanti QUI)
Fosse solo perché il regista, Edgar Wright, è quello che ha già firmato due autentici gioielli cinematografici come Shaun of the Dead e Hot Fuzz.

Senza alcuna curiosità, non attendo questo:



Di cui lessi il fumetto e, passato il divertimento del primo capitolo, lo trovai una boiata con il fiocco (soprattutto, a dispetto delle premesse iniziali, normalizzata e normalizzante nei confronti del genere).
Cioè come buona parte di tutto ciò che ha scritto Mark Millar nella sua carriera.
Fermo restando che la maggior parte di ciò che Millar ha scritto nella sua carriera ha avuto un successo di vendita e di pubblico stratosferico e quindi lui è il genio e io il pirla.

venerdì 13 agosto 2010

PARFAC: Greystorm.


Si aggiudica l'inaugurazione dell'etichetta PARFAC (acrostico per "partito a razzo, finito a cazzo"Greystorm, la miniserie di Casa Bonelli scritta da Antonio Serra e appena conclusa.

11 numeri più uno speciale per una storia che rilegge i canoni di Jules Verne e in cui, finalmente, c'è un cattivo che riveste il ruolo principale (e che infatti da il titolo alla serie).

La trama a grandi linee.
Due amici di fine Ottocento immaginano il nuovo secolo (il Novecento) come un'epoca di grandi prodigi e passi avanti per l'umanità. Uno dei due (bello e buono) paga e l'altro (introverso e luciferino) inventa.
Con quest'ottica imprenditoriale, i due organizzano un viaggio esplorativo in Antartide in cui si imbattono nei segni di un'antica civiltà con mummia telepate annessa. Da lì fanno naufragio in un'isola del Pacifico piena di nobili primitivi. Il ricco resta e si acclimata (e fa pure due figli con una primitiva che poi muore). L'inventore torna a casa.

Nel frattempo inizia la Prima Guerra Mondiale.
Il ricco se ne sta nel suo Eden (ma ha un amministratore dei suoi beni in patria, amministratore che poi finisce in guerra e perde una mano). L'inventore si fa finanziare le invenzioni dal ricco ma precipita sempre più nelle proprie ossessioni (complice anche la mummia telepate), decidendo così di creare un esercito di zombie per conquistare il mondo (anche qui, complice la mummia telepate).

Finale a pizze in faccia.
L'inventore ammazza il ricco. L'amministatore, innamorato della figlia primitiva del ricco rapita dall'inventore, si precipita in suo soccorso. La figlia primitiva, dopo essere stata soccorsa, ammazza l'inventore.

Detta così mi rendo conto che suona una cretinata ma, premessa la necessaria sospensione dell'incredulità, il baraccone narrativo messo in piedi da Serra funziona e anche il linguaggio retorico dei personaggi, alla fine, ci sta tutto.
Insomma ci si diverte, anche perché, come si diceva all'inizio, non è cosa di tutti i giorni che un fumetto Bonelliano ruoti in buona parte attorno a un cattivo e, quindi, numero dopo numero si vuole vedere dove la storia andrà a parare.

E dove va a parare?
Più o meno da nessuna parte, con un finale fiappo come pochi (fiappo = moscio, nell'idioma locale).

Quello che manca infatti – e che determina per me il "finito a cazzo"– è il coraggio di andare fino in fondo con la scelta di base della serie, il coraggio, una volta fatto fuori il ricco, di far vincere l'inventore malvagio e di far divorare tutta l'umanità da un bell'esercito di zombie (lo so, sono di parte).
Alla fine, invece, più o meno tutto si ricompone in un qualcosa che lascia scontenta sia la tifoseria del bene che quella del male (anche se, a onor del vero, vengono mantenute delle ombre sul personaggio della figlia primitiva per eventuali sviluppi futuri).

Insomma, va bene tutto, ma il cattivo, anche se corazzato da tutte le tecnologie di questo mondo e alla testa di un esercito zombie, non può vincere. Almeno non se vuole continuare ad abitare nella stessa palazzina di Tex.

Altro piccolo rammarico: verso metà serie, Serra inserisce tra le righe un paio di accenni frociacchioni tra il figlio primitivo e l'amministratore che però, poi, non vengono sviluppati proprio (e infatti l'amministratore poi fa lingua in bocca con la figlia primitiva, mica con il figlio).
Che queste cose poi le andate fuori di qua, avrà detto probabilmente Tex…

Insomma, anche se la valutazione generale dell'opera è positiva (in fondo mi sono divertito a leggerla), resta un po' di amaro in bocca: poteva essere una bella idea quella di prendere una storia di impianto classico e piazzarci dentro alcuni elementi inattesi che la stravolgessero. Capiamoci: non perché non fosse mai stato fatto altrove ma, più semplicemente, perché non era mai stato fatto in casa Bonelli.
E invece sembra che quegli elementi, alla fine, siano stati tutti ricondotti all'ovile della normalità, consegnando quindi Greystorm alla categorie delle opere PARFAC (insieme ad altri capisaldi come Caravan e Pluto di cui parleremo prossimamente).

PARFAC!

martedì 10 agosto 2010

Ground zero.

Il 10 agosto del 1981, alle ore 12, MTV inizia la sua programmazione.

A mo' di manifesto, il primo video che l'emittente manda in onda è quello del brano del 1979 dei The Buggles, Video killed the radio star, girato da quel Russell Mulcahy che le generazioni a venire ricorderanno giustamente solo per questo e per la regia di Highlander.

(ve lo appiccicherei qua sotto ma, essendo da queste parti agosto il mese dedicato all'opacità, non posso. Ve lo potete comunque vedere QUI)

Ventinove anni dopo, esattamente alla stessa ora, seduto sul punto d'impatto di quella che sembrava che fosse una rivoluzione e invece, come spesso accade, era solo l'ennesima tappa di una colonizzazione, mando in onda questo post.

giovedì 5 agosto 2010

Una delle tante cose che non capisco.

L'IVA. L'IVA va versata allo Stato. Se non la versi, la evadi. Se la evadi è reato e, quindi, se lo scoprono i finanzieri ti fanno totò sul sedere.

Ieri in edicola acquisto un DVD. Da vendersi esclusivamente in abbinamento al settimanale tal dei tali, c'è scritto sopra. Lo stesso DVD, se lo acquisto da Mediaworld, è ivato al 20%. In abbinamento con il settimanale tal dei tali diventa magicamente un allegato e quindi gode dell'IVA agevolata del settimanale (quanto? Facciamo 4%, come con i libri, ma credo che i periodici e i quotidiani abbiano un trattamento diverso).

Discorso simile coi mille fumetti da edicola che ormai hanno presentato al generico Siur Brambilla che acquista il giornale ogni mattina tutto lo scibile a fumetti del pianeta.

Ora però, io che a tratti mi incarno nel Siur Brambilla e, come ieri, acquisto un DVD o, come altre volte, un libro a fumetti, non c'è mai stata una volta che sia una che l'edicolante mi abbia detto "Eh, il DVD costa 9.90 ma poi c'è 1 euro in più di quotidiano da prendere obbligatoriamente perché il DVD/libro è un allegato". Mai dovuto pagare un quotidiano o un periodico. E questo senza dover chiedere nulla: è la prassi (a meno che il DVD non sia cellophanato ma, anche lì, un paio di volte me l'hanno spacchettato e poi il settimanale lo mettevano nei resi delle copie, quelle senza DVD) .

Eppure dappertutto c'è scritto che vendere quella roba separata dal quotidiano/settimanale non è possibile perché così facendo… si evade l'IVA (ricordate? DVD in edicola IVA al 4%, da Mediaworld 20%).

E invece è un'evasione continua, quotidiana, sotto gli occhi di tutti.
Di quanto? Boh? Però so che quella massa di allegati è ciò che oggi tiene su quotidiani e periodici in edicola, quindi non credo che stiamo parlando di poca roba.

Ma qualcuno di voi ha mai sentito la Guardia di Finanza che abbia detto un bao per questa evasione continua?
La solita opacità, insomma…

mercoledì 4 agosto 2010

Opacità.

A parte che il sottosegretario Caliendo non è stato sfiduciato, vediamo se ho capito male io.

Se un Governo pone la fiducia su una legge e, durante la votazione, il Parlamento non gli concede la fiducia (cioè i voti contro sono più di quelli a favore), il capo del Governo è chiamato a rimettere l'incarico nelle mani del Presidente della Repubblica e da lì in poi si vede che fare.

Se una parte del Parlamento (tipo l'Italia dei Valori) propone una mozione di sfiducia nei confronti di un Ministro o di un sottosegretario (tipo Giacomo Caliendo, sottosegretario per la Giustizia) e il Parlamento lo sfiducia (i voti contro sono più di quelli a favore) dove sta scritto che il Governo deve cadere?

Caliendo, se fosse stato sfiduciato, se ne sarebbe andato a casa, senza tanti patemi d'animo. In pratica come tanti altri Ministri dei vari Governi Berlusconi hanno fatto prima di lui (Palma D'oro a Scajola, il più trombato di tutti i tempi).

Certo, una cosa del genere eticamente qualche dubbio lo avrebbe potuto far venire sul Governo e i suoi membri ma, se il Governo Berlusconi avesse chiuso e i battenti e fosse andato a casa, non sarebbe certo stato perché i cattivi di Di Pietro avevano posto una mozione di sfiducia votata da figuri altrettanto cattivi (e qualcuno pure traditore).
È una balla: se fosse caduto il Governo Berlusconi ciò sarebbe successo perché Berlusconi aveva i suoi buoni motivi per farlo cadere.

Cioè, tradotto: perché cazzo cercano costantemente di raccontarci una realtà diversa da quella che realmente è?

Oppure ho capito male io?
Nel dubbio, opacizzo l'immagine di questo post e, inaugurando l'etichetta OPACITA', di tutti quelli del mese da qui in poi.

martedì 3 agosto 2010

Beato il Paese…

…che se ne può infischiare come è giusto che sia di che cosa farà nei giorni che seguiranno quest'uomo


che, ricordiamocelo, di fronte all'atto di nascita del PdL dal predellino, dichiarò "siamo alle comiche finali" (e poi come se niente fosse aderì al comico progettino portandogli in dote un partito che nel 1996 era arrivato ad essere il terzo partito italiano).
Uno che, dopo 15 anni che frequenta Dell'Utri e tutta la bella compagnia che gli ruota intorno, solo adesso si pone il dubbio che forse non sia tutta bella gente.

L'unica soddisfazione di tutto quello che sta succedendo – povera soddisfazione, mi rendo conto – è che le persone che questo tizio si era portato dietro dai tempi dell'eia eia e alalà, persone da sempre intellettualmente insignificanti come la Santanché, Gasparri e La Russa tanto per sparare a caso nel mucchio, oggi che hanno annusato l'odore dei soldi usciti dalla tasca di Pantalone (che è quella l'unica regola del PdL che Fini ha infranto: chi paga ha sempre ragione) col cazzo che ci vogliono tornare a fare la vita di prima.

La politica? Ma che politica. Loro vogliono le feste, vogliono i ricevimenti e le mignotte a due a due nel letto, vogliono presenziare in tv in mezzo allo sbrilluccichio cafonal, magari anche con un tocco di tetta di fuori 


e per poter avere tutto ciò sbraneranno chiunque.
Fini compreso.
Come è giusto che sia.

Prego il dio della Bibbia (quello del primo tempo, però. Che quello del secondo tempo è troppo moscio per le attuali necessità), lo prego che passi sopra le nostre città e li vaporizzi tutti.
Probiviri compresi. 

Loro e quella stracazzo di Radio Maria che mi sta tra i coglioni ogni volta che devo cercare un canale: quale futuro ha un Paese in cui, cercando la radio di Confindustria (Radio 24) devi passare almeno 2 volte tutte le frequenze e, quando la trovi (se la trovi), prima hai incontrato almeno 9 volte una radio di gente invasata che parla di esseri immaginari e che, misteriosamente, si sostiene (e presidia abbondantemente l'etere) anche senza introiti pubblicitari?

Dall'arco delle Dolomiti venga una pioggia di canederli unti e li annienti tutti, maschi femmine e cantanti, a colpi di potòf potòf.
Cali su di loro uno sciame di fette di speck a sminuzzargli le membra fino a renderle materia prima per svizzere.
Giunga un branco di castori a sommergerli come onda pelosa e a triturarli fino a farne solo polvere di ossa.

Probiviri compresi.

(Augurare la morte. Tsè, dilettanti…)