venerdì 24 dicembre 2010

Bittanti su "In treatment".

Su Duellanti di questo mese una recensione di In Treatment firmata dal sempre cinque passi avanti Matteo Bittanti.
Il pezzo focalizza bene in che cosa risiede il fascino di questa serie tv che, scopro leggendo, è già alla terza stagione (io sono fermo alla seconda che però conto di finire di vedere durante queste vacanze).
Il pezzo di Bittanti – consigliato – lo potete leggere QUI.

Gizmo Veltroni.

Oggi in tv ridavano il purtroppo incompreso Gremlins 2.
E allora guardavo Gizmo (il mogwai peloso che se bagnato genera altri mogway e che se nutrito dopo la mezzanotte si trasforma in gremlin) e pensavo a Veltroni.

In fondo i due hanno gli stessi occhioni teneroni e Veltroni guarda il PD con la stessa faccia dispiaciuta con cui Gizmo guarda la covata che è uscita dalla sua gobba bagnata (e che da lì a poco si trasformerà in gremlins e sfascerà tutto quello che avrà a portata di mano).
E infatti basta che una sera arrivi il Berlusconi di turno che li nutre con una promessa di sottosegrariato, di pagamento di mutuo o, molto più semplicemente, di una legislatura che duri abbastanza per garantirgli la pensione, ed ecco che i mogwai targati PD si trasformano in squallidi gremlins devastatori.

E, mentre i gremlins continuano ad umiliarlo e a metterlo in imbarazzo con il loro comportamento, il mogwai Veltroni non smette di guardarli con la faccia da purtroppo e ad andare in tv emettendo strani suoni per noi elettori incomprensibili...

giovedì 23 dicembre 2010

Esperimento di massa?

Ci deve essere in corso un esperimento di massa di cui noi cittadini siamo cavie.

È l'unica spiegazioni per tutta una serie di dichiarazioni della nostra classe politica che sembrano rilasciate apposta per vedere che cosa si può dire (e soprattutto fare) prima che il popolo insorga e li decapiti tutti quanti.

Senza dover per forza guardare le ultime di Brunetta sul complotto, prendete questa di Giuliano Amato (ex Presidente del Consiglio, più o meno sempre tra le balle di tutti i governi negli ultimi 30 anni) rilasciata qualche giorno fa al Corriere della Sera:

"Se è vero che il debito pubblico è la strozza più soffocante sul collo dei nostri giovani, sarebbe responsabilità delle nostre generazioni che quel debito l’hanno creato non lasciarlo in eredità ai giovani, almeno non in questa devastante misura. Il debito è di 30 mila euro a italiano: liberarci di un terzo di esso già lo ricondurrebbe a dimensioni governabili, sotto l’80%, quindi fuori dalla zona a rischio; significherebbe pagare 10mila euro a italiano.
Ma siccome gli italiani non sono tutti uguali, potremmo mettere la riduzione a carico di un terzo degli italiani. A quel punto sarebbero 30 mila euro per un terzo degli italiani, magari in due anni. Secondo me è sopportabile."

Cioè, questa è bellissima.

È bellissima perché, piuttosto che tagliare le spese della nostra burocrazia (uff, che noia tirare la cinghia...), immagina un debito pubblico ricondotto a cifre ragionevoli da un obolo popolare che magicamente trasforma la nostra società che, da lì in poi, diventa responsabile e non lo fa più ricrescere.

È bellissima perché presuppone che quel terzo degli italiani che Amato immagina possa pagare sia anche quello che detiene la maggior parte del reddito del nostro Paese (quando, a dire tanto, chi la detiene sarà il 5%). Chissà qual è la soglia di reddito che ha in mente Amato per rientrare tra questi abbienti che si possono permettere di sganciare 30mila euro (però in due anni).

È bellissima perché sogna che se in quel 33% ci entra una famiglia di 4 persone, quella famiglia scucirà 120mila euro senza battere ciglio (magari in due anni, d'accordo).

Ma soprattutto è bellissima perché evita anche solo di fare riferimento al fatto che l'Italia ha praticamente a proprio carico uno degli Stati più costosi di tutto il mondo: il Vaticano (il secondo probabilmente è la stessa la classe politica italiana).
E, senza mettere mano a quel enorme problema, praticamente ogni soluzione che possiamo immaginare conta più o meno come le fregnacce che Amato spudoratamente dichiara.

Ma questa gente quando arriverà quel giorno là sopra, guardando la lama che scende sui loro bianchi coppini (perché, metaforicamente o meno, come è sempre successo nella storia quel momento arriverà), con che coraggio si domanderà "ma perché ce l'hanno così tanto con noi?"

domenica 19 dicembre 2010

2011: distributori in guerra?

Il sempre attento Stefano "zipì" Perullo lancia l'argomento sul suo blog: il 2011 sarà l'anno in cui si scatenerà la guerra già più volte paventata tra i 3 distributori italiani di fumetti?
Difficile dare una risposta, ma il lungo lavoro di posizionamento di questo 2010 che Stefano analizza bene non fa presagire niente di buono, soprattutto se messo insieme all'imperscrutabilità delle decisione che stanno prendendo gli spagnoli di Planeta e alle conseguenze che ciò inevitabilmente porterà.

The Walking Jova.

C'è un uomo magro, biondiccio, con la barba lunga che vaga per le strade vuote di una grande città apocalitticamente deserta.
Ad un certo punto si scontra con alcune persone, presumibilmente sopravvissute.
Entra in un edificio vuoto, sale sul tetto di un palazzo, escono fuori delle armi da fuoco e, alla fine, c'è un'esplosione.

Le cose sono due: o è il riassunto schematico della prima stagione di The Walking Dead o l'ultimo video di Jovanotti.

sabato 18 dicembre 2010

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni.

– Ti è piaciuto l'ultimo di Woody Allen?
– Mmm... Mica tanto.
– Eh, ma è perché non l'hai visto in 3D.

Ecco, Woody Allen periodicamente sembra così disinteressato al cinema (o così tangenziale al cinema) che se il suo prossimo film fosse girato in 3D non mi stupirei più di tanto.
E non so se è un buon segno...

Comunque sia, menzione speciale a Linda che ha guardato uno dei protagonisti del film (lo scrittore) e ha detto: "Ehi, ma è quello dei Goonies!".
Io non ci sarei mai arrivato.

giovedì 16 dicembre 2010

Trekkies.


In edicola esce fuori tempo massimo il fumetto IDW di Star Trek disegnato dal bravo David Messina e l'unica spiegazione (labilissima) che mi sono dato per questa manovra editoriale è che su Sky in questi giorni ridanno il reboot di Star Trek firmato nel 2009 da GìGì Abrams.

Ecco, ho rivisto il film e continua a non sembrarmi così malaccio (e poi il design dell'Enterprise basta qualche limaturina qua e là e davvero non invecchia mai).

Ok, magari si poteva calmierare un po' l'abuso del riflesso di luce in camera per evitare l'effetto "eccesso di collirio da seduta oculistica", però questi giovanotti trekkie che corrono in preda all'ormone mi sembra che funzionino e alla fin della fiera, grazie soprattutto all'escamotage legato all'anziano Nimoy, che tutta la baracca regga (capiamoci: non sono un purista della serie tv e quindi per me va benissimo anche che Ura metta la lingua in bocca a Spock).

Questo solo per dire che mi aspettavo che ci fossero già notizie ufficiali su un capitolo 2. Ci sono?
Cioè, leggo in giro voci legate al 2012 e, occhio GìGì, che con gli attori giovini se fai passare troppo tempo tra un film e l'altro l'effetto Harry Potter è sempre in agguato.

mercoledì 15 dicembre 2010

Il giallo dell'uomo in beige.

È sempre lì impassibile ad osservare quello che succede.
Non è poi così difficile scambiarlo per una statua.



A volte è più vicino ai manifestanti, altre alle forze dell'ordine.



Il suo pensiero è impenetrabile.


Si è parlato di un agente provocatore ma la verità è che nessuno ha vagliato l'ipotesi più agghiacciante: l'uomo in beige è... la versione evoluta dell'umarell!!!

martedì 14 dicembre 2010

Cose grottesche.

La gravidanza di Giulia Bongiorno.
Correva voce che anche lo Spirito Santo stavolta si fosse rifiutato di collaborare.


I 3 unici membri del Movimento di Responsabilità Nazionale. Versione italiota e populista delle 3 Parche, divinità del culto mai scomparso del "tengo famiglia".


I messaggi chiari e comprensibili mirati ad un dibattito alto con cui i politici illuminino il Popolo che sono chiamati a governare.

Detto questo, secondo voi stasera quanti metri di figa e cocaina scorreranno nei pressi della residenza del Premier?
Dai, che magari qualcuno stavolta ci resta sulla botta...

Dimettiti!

Qualcuno me lo deve spiegare per quale astruso motivo si dovrebbe dimettere uno che, finché sta dove sta, non può essere processato per nessuna delle belle cose che ha fatto nella sua lunga carriera di uomo al di sopra delle regole e sempre e solo al servizio del proprio portafogli.

E, tanto che c'è, potrebbe anche provare a spiegarmi quale dovrebbe essere esattamente il gruppo politico che, per mandare a casa tale personcina, sacrificherebbe i propri interessi privati.

Mi pare che anche il Cicap si sia offerto di pagare svariati milioni a chi ha una qualche risposta plausibile.

lunedì 13 dicembre 2010

Parma e Reggio sempre avanti.

Ecco uno dei cartelloni che svettano tra Reggio Emilia e Parma in questi giorni.



Per saperne di più godetevi il sito QUI.

(ecco, a questo punto si potrebbe anche fondare l' Associazione Narcisisti Italiani – nome omen, ANI  – e fare il manifesto "Io, per esempio...")

domenica 12 dicembre 2010

Tempi narcisi.

Avete fatto caso ultimamente quante volte ricorre l'espressione "io, per esempio..." nelle conversazioni?

martedì 7 dicembre 2010

Riavvitate la testa a Frattini.

"Era ora, l'accerchiamento internazionale per fortuna ha avuto successo. Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali e mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono."

Così il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini ha commentato l'arresto a Londra di Julian Assange facendo finta di non sapere che il motivo dell'arresto – almeno formalmente, che in questi casi il trappolone è sempre in agguato – non ha un cazzo a che fare con le rivelazioni di Wikileaks che a Frattini tanto bruciano e in base alle quali sempre Frattini ha dichiarato qualche giorno fa, con quella sobrietà che il suo ruolo istituzionale richiederebbe, che "Assange vuole distruggere il mondo".

Credo che quello che è successo (e succederà) con Wikileaks meriti una riflessione un po' più seria di quella che la testa svitata e manipolatrice del reale appoggiata sulle spalle di Franco Frattini potrebbe partorire.

Andarsene prima.

Qualcuno potrebbe erroneamente pensare che la scena qui sopra sia tratta dall'ultima puntata della prima stagione tv di The Walking Dead.

E invece no.

È solo una scena che hanno preparato gli attori che interpretano la serie per far capire che cosa è successo agli sceneggiatori dell'ultima puntata: hanno tagliato la corda 15 minuti prima del finale lasciando tutti liberi di improvvisare.
E le cose sono andata come sono andate...

Un finale di stagione così moscio (soprattutto considerando che la prossima stagione andrà in onda non prima di un anno) non credo che lo abbia mai avuto nemmeno Don Matteo.

lunedì 6 dicembre 2010

Finale di stagione.

Chiudo tutto e vado a casa. Cena, divano e finale di stagione di The Walking Dead (che oggi, sempre per restare in tema, ho ricevuto e impaginato la bella introduzione di Mauro Uzzeo per il volume 8 del fumetto. A proposito, l'intro dell'ottavo volume la firma Mauro Uzzeo. Ed è proprio bella).

Oggi non ho lavorato tanto ma sono stanco lo stesso.
Un po' mi snervano i post sulla scrivania che si accartocciano sotto i miei polsi mentre scrivo alla tastiera e mi ricordano nel modo più rognoso possibile cose che rimando di fare.
Un po' mi snerva che sono ancora nel limbo per una revisione al catorcio che sono che prima doveva essere a novembre, poi a dicembre e adesso chissà (e col natale in mezzo qualunque cosa diventa chissà).
E un po' la terra ha fatto il suo giro intorno al sole e allora torna il ricordo della luce e del mare caldo dell'anno scorso e, ovviamente, il desiderio fortissimo di ripartire.

Passo uno: revisione.
Passo due: sbrigare le cose rimandate.
Passo tre: ripartire.

E, nel frattempo, respirare, godersi l'amore e mangiare tante verdurine.

venerdì 3 dicembre 2010

Pensieri in ordine sparso sul futuro di The Walking Dead.

La serie tv di The Walking Dead sta per concludersi (lunedì l'ultima puntata).
QUI butto là qualche pensiero in ordine sparso su che cosa potrebbe succedere alla serie tv e al fumetto.

Troppo cinema nuoce.



A seguire:

- Potreste lanciare i missili fotonici?

- Se posso permettermi di dirlo, feccia ribelle....

- Per favore, questo me lo smaterializzi.

- Overfire! All the weapon! S'il vous plaît.

Cose che ti si ficcano nella memoria.

Tipo la pronuncia oscena di Mariangela Melato nel Flash Gordon del 1980.



What do you mean, "Flash Gordon approaching?"
Dispatch war rocket Ajax to bring back his body!


(...e vogliamo parlare di quella di Ornella Muti?)

Cose che potrebbero dare un nuovo senso alla parola "buffotto".

Tipo il musical dell'Uomo Ragno.

giovedì 2 dicembre 2010

Wolf Lantern.

Non me ne è mai sbattuto niente del personaggio di Lanterna Verde.

E questo si capisce dal fatto che l'unica Lanterna Verde che mi ricordo è il rattuso Guy Gardner nelle storie della Justice League International di Giffen/DeMatteis e l'unica storia che mi si è fissata nella memoria è quella del giuramento della Lanterna Verde del pianeta senza luce scritta da Alan Moore.

Però questo trailer inizia con la schitarrata dei Wolfmother, quindi è ok.

lunedì 29 novembre 2010

Nota in margine al socialismo reale.

Avete presente l'ossessione di Berlusconi per i comunisti, quel suo infilarli in ogni discorso che fa?

"Secondo i documenti svelati da Wikileaks, il premier italiano Silvio Berlusconi è visto (NDR: dall'incaricata d'affari americana a Roma Elizabeth Dibble) con scarsa fiducia, se non con aperto sospetto, per i suoi rapporti con Vladimir Putin, di cui viene definito il "portavoce in Europa". I rapporti americani parlano di rapporti sempre più stretti tra i due leader, conditi da "regali sontuosi" e da "contratti energetici lucrativi"."

Occhio Silvio che l'inconscio è sempre più veloce di noi.

venerdì 26 novembre 2010

Problemi? Opportunità! (part 2)

Uno dei principi su cui ultimamente cerco di far ruotare la mia vita è quello per cui, se i problemi sono inevitabili, bisogna imparare a vedere le opportunità che si nascondono al loro interno.
Niente di particolarmente illuminante – è la base del pensiero creativo, in fondo – ma spesso aiuta a non farsi schiacciare da ciò che succede e, anzi, ad utilizzarne l'energia come leva per il cambiamento.

L'arrivo di Amazon in Italia, sebbene da tempo annunciato, ha fatto gridare molti alla fine del mondo imminente.
Una parte di questi, il sistema distributivo librario (Messaggerie), come abbiamo visto si straccia le vesti ma, nello stesso tempo, fa comodamente affari con Amazon. E quindi questo lo mettiamo da parte (nota a margine: forse il vero problema ci sarà quando Amazon Italia entrerà a pieno regime, ovvero comincerà a coprire molte più categorie merceologiche di quelle che copre ora. Amazon, negli USA, copre poco più del 8% del mercato librario e quindi mi immagino quali saranno qui le sue performance. Per intenderci, con un lavoro di anni mi pare che IBS, seppur in costante crescita, arrivi al 6% del mercato librario italiano).

Ma un'altra parte, visto che qui ci occupiamo di fumetti, sono le fumetterie, che, all'apertura di Amazon e alla sue offerte di lancio (PROBLEMA) hanno reagito con un lungo e ininterrotto ululato.
Lettori contenti di potersi far piovere comodamente a casa fumetti scontatissimi e venditori di fumetti spaventati dai portafogli svuotati dei loro clienti.

Indicato il problema, dove sta l'opportunità?
L'opportunità, cari venditori di fumetti, è usare questo mese il 30% di sconto di Amazon (e la sua celerità per i prodotti in pronta consegna) per accontentare quei clienti che sono stanchi di aspettare mesi per alcuni prodotti ordinati (che magari, nelle rete di vendita delle fumetterie sono esauriti ma sono ancora disponibili in quella della varia). Ci perdete qualche punto percentuale, dovete pagare sull'unghia ma avete fatto una vendita e accontentato un cliente.

Ma la vera opportunità è far leva sul fatto che, come spiegato nel post precdente, la più grande libreria del mondo oggi non ha accesso a quelle migliaia di titoli a fumetti a cui voi avete accesso.
Comunicarlo. Far girare la voce. Gridarlo forte e chiaro. Renderlo il centro del piano di comunicazione di quella che oggi è l'unica associazione che riunisce i gestori di fumetterie italiane (AFUI) e che invece, in questo momento, sembra muta di fronte a questa situazione.

Oggi – credo ancora per poco, perché gli editori li devono vendere i libri che stampano – le fumetterie (e i tre distributori Alastor, Pan e Starshop) hanno in mano un quasi monopolio sulla distribuzione della produzione libraria di fumetto in Italia ed è ora il momento di farlo fruttare questo quasi monopolio, smettendo di urlare alla luna (Amazon oggi non costituisce un problema per il mercato del fumetto in Italia) e mettendo invece velocemente in piedi una comunicazione che evidenzi l'unicità del canale di vendita delle fumetterie.

In parallelo, oggi, con l'arrivo di nuove forze in campo come Amazon, è tempo che i rallentamenti (in alcuni casi veri e propri blocchi) della rete di vendita delle fumetterie, smettano: se Amazon mi consegna un libro in 24 ore, non può più esistere che la fumetteria non sappia dire al cliente quando il libro ordinato arriverà perché il distributore X nicchia sull'ordine del distributore Y.
In questo momento, per permettere acquisti rapidi che soddisfino la clientela e generino liquidità nelle casse delle fumetterie, sarebbe bene che tutti potessero acquistare tutto da tutti.
Ma se Pan e Starshop non sono in grado di staccare la loro attività distributiva dagli ordini di scuderia del proprio editore di riferimento (che ovviamente vorrà sempre privilegiare il prodotto Panini e Starcomics rispetto a tutti gli altri), allora è tempo che ognuno pubblicizzi e venda solo i propri prodotti.
Che, comunque sia, sono unici.

Oggi tutti i libri a fumetti si possono trovare solo in fumetteria. Fatelo sapere in giro.
È una situazione che non durerà ancora a lungo. Approfittatene.

giovedì 25 novembre 2010

Problemi? Opportunità! (part 1)

Patapìm e patapàm, giusto in tempo per il Natale (periodo in cui, si sa, gli italiani si scoprono acquirenti compulsivi di libri e grandi consumatori di cinema), Amazon sbarca finalmente nel nostro Belpaese.

Aggressiva come il vero Capitalismo le impone di essere (e infatti lo scrivo con la "C" maiuscola), l'Amazzone si presenta con un bel 30% di sconto su tutti i libri dell'universo per un mese che fa gridare a molti "dumping!!!!!"
Non paga di ciò, ci schiaffa un'offerta per cui se paghi 10 euro, per un anno non paghi più le spese di spedizione sui tuoi acquisti (e comunque se spendi 19 euro, la consegna è gratis lo stesso).
Anche Alberto Ottieri, capo supremo di Messaggerie (e quindi anche del vero competitor di Amazon: IBS), sulle pagine del Resto del Carlino che leggo al bar aspettando i fusilli al pesto, si lamenta del colpo sotto la cintola. Non si fa. Si affonda il mercato e si mettono in ginocchio le librerie che, nei piccoli centri sono un risorsa culturale, dice lui.

Siccome sono Andrea G. Ciccarelli e pubblico libri, è ovvio che la prima cosa che faccio è andare a vedere se dentro il panierino di Amazon ci sono anche i miei di libri.
E ci sono.
Tutto il catalogo saldaPress. Scontato del 30%, ovviamente.

Ora il problema è che io ad Amazon i miei libri non glieli ho dati.
E nemmeno il mio distributore glieli ha dati.

E allora chi glieli ha dati?
Semplice, cari i miei 5 lettori e 1/2: nessuno.
Perché... non ce li hanno.

Andiamo con ordine e limitiamo il discorso a ciò che mi interessa: i fumetti.
I libri del catalogo saldaPress (che sono libri a fumetti) su Amazon risultano tutti ordinabili ma, per la maggior parte, la disponibilità che ne ha Amazon è di... ZERO COPIE.
Quindi sono solo prenotabili.

Di alcuni (Uomo tigre 1 e 2, The Walking Dead 1, Twisted Toyfare 1, Liberty Meadows 1 e Re in Incognito) la disponibilità che ne ha Amazon è di... UNA COPIA (Solo 1 copia rimasta... Ordina presto!).
E, mentre giro per il sito amazzonico, in questo scopro che come editore siamo in buona compagnia: libri su libri a fumetti sono presentati con la loro bella immaginetta ma la loro disponibilità presso Amazon è di... ZERO COPIE.

Ora, ve lo immaginate un immenso magazzino con 1 copia di tutti quei libri a fumetti, appoggiata sugli scaffali in attesa che il fumettofilo di turno la richieda e se la porti a casa?
È un'immagine molto struggente ma, capirete anche voi, un po' fuori dal mondo.

Quali sono i libri saldaPress che Amazon ha disponibili in una copia?
I 6 elencati sopra che, guarda caso, sono quelli che nel corso dell'ultimo anno saldaPress ha distribuito nel circuito della varia tramite Pegasus/Alastor che si appoggia a De Agostini che si appoggia a... Messaggerie (cioè gli stessi che qualche riga sopra si strappavano le vesti per l'arrivo di Amazon in Italia).

E secondo voi di quei titoli Amazon ne ha davvero una copia per?
Ma manco per niente: è Messaggerie che ne ha qualche copia e, se voi la ordinate ad Amazon, Amazon la chiede a Messaggerie che, se gliene è rimasta ancora qualcuna, gliela da.
Fine del giro.
Gli altri, quelli a zero copie, sono solo codici ISBN che Amazon ha pescato e che ha incollato sul proprio sito.

Tradotto:

1. quella che dovrebbe essere la più grande libreria del mondo, per ciò che riguarda i fumetti, oggi è come la libreria Mondadori sotto casa vostra: tolti i soliti Tex, ManaraDylan Dog o Lupo Alberto, degli altri 30 libri a fumetti che un giorno un agente librario con la cravatta ha presentato al libraio assonnato mostrandoglieli una scheda che ha suscitato nel libraio la reazione standard ("Che è? Un fumetto? Vabbè, mandamene una copia anche di quello che tanto se non lo vendo te lo rimando indietro"), di qui 30 libri Amazon in casa non ne ha nemmeno una copia, nemmeno sullo scaffale in alto messo di costa. Però se lo volete ve lo ordina.
E ripeto: stiamo parlando della minima percentuale di libri a fumetti (ossia di quelli che girano sul circuito della libreria di varia), non di tutto quello che in forma di libro a fumetti esce oggi in Italia.

2. se oggi andate su IBS è acquistate una copia di The Walking Dead con il 20% di sconto, IBS, se ha esaurito il suo magazzino, contatta il saldaeditore che gli spedisce la copia richiesta e voi avete il libro che volevate.
Stessa cosa se entrate in una fumetteria: se Pan o Starshop non si mettono di mezzo, voi ordinate la vostra copia di The Walking Dead, la copia vi arriva in casella alla prossima consegna e di solito il venditore di fumetti vi fa il 10% di sconto.
Se invece, allettati dal 30% di sconto, la copia la ordinate ad Amazon, oggi come oggi l'ordine nasce e muore lì e a Natale niente zombie per voi.

Ma il titolo del post è "Problemi? Opportunità!". A che cosa mi riferisco?
Ve ne parlo al prossimo post.

Per adesso dico solo che, partendo da ciò che ho scritto qui, tirerò benevolmente le orecchie ad AFUI (cioè l'unica associazione di categoria dei rivenditori di fumetti in Italia, quindi la tirata d'orecchie se la beccano loro. Ma, chiariamoci, la tirata d'orecchi non è solo per loro).

Romanzo criminale 2.


Seconda stagione di Romanzo Criminale su Sky.
Non ho visto la prima. Mi guardo lo stesso il primo episodio.

Trama: quarcuno ha steso er Libbanese. Nun lo doveva da fa'. E Mo' so cazzi.

Mentre sullo schermo scorre questa osannata serie televisiva dove, nelle scene notturne, la luce 2 volte su 3 è dall'alto e radente, con una resa fredda e verdastra creata in postproduzione e, soprattutto, tutto è "aoh", "anvedi", "anfatti" e "anfame", ripenso a I soprano e, improvvisamente, quello che sta andando in onda mi appare così... buffotto.
Forse migliore rispetto all'offerta televisiva nostrana. Ma comunque buffotto.

(che poi qualche sospetto poteva sorgere già ascoltando la caratura di questo brano musicale)



(... e non riesco a decidere se, nel panorama musicale italiano, siano più buffotti  Le Vibrazioni o i Negramaro)

venerdì 19 novembre 2010

Manca un pezzo del ragionamento.

Tutto il fumettomondo italiano (con a capo i gestori delle fumetterie) si sta appassionando da mesi al tema "Che fine hanno fatto gli arretrati Planeta?" (che ovviamente appassiona perché si porta dietro la domanda "Ma Planeta che accidenti vuol fare in Italia?" che sembra tanto una di quelle domande che, in una coppia che si è ormai sfasciata ed è arrivata davanti al terapista, uno dei due partner pone all'altro).
Comunque stiano le cose con Planeta in Italia – e, come cantava Battisti, "lo scopriremo solo vivendo" – dopo una serie di interviste al buon Pasquale Saviano di Alastor QUI e QUI, sull'argomento interviene anche il Botterone nazionale QUI.

Ora, io ho letto tutto ma, da parte mia, resta ancora una domanda: ma questi arretrati di cui si parla tanto, fisicamente esistono o no?

Ovvero, se il primo ordine dall'Italia di Alastor è 100, in Spagna Planeta stampa 100 e quelli manda?
Oppure stampa 200 e 100 ne manda e altri 100 se ne tiene là?
E, in questo caso, non vale il ragionamento fatto altrove, ovvero che il fermo del magazzino è un danno per chi per quella merce ha già pagato (ossia l'editore, Planeta)?
Vorrebbe ciò dire che, mese dopo mese, i magazzini spagnoli di Planeta si stanno riempiendo di libri a fumetti in attesa di giorni migliori in cui venderli?
Oppure, più semplicemente il primo ordine è semplicemente l'unico ordine e il successivo è ristampa (e, si sa, per ristampare ci vogliono i numeri)?

Non sembra anche a voi che manchi un pezzo del ragionamento?

(Divagando: quella là in alto è ovviamente un'immagine, tratta da I predatori dell'arca perduta, del magazzino in cui, alla fine del film, va a finire l'Arca dell'Alleanza. Leggendo sul web, ho scoperto che Lucas & Spielberg non si sono inventati niente e che l'FBI americana ha davvero un magazzino così. Questo:



Leggete QUI se vi interessa saperne di più. Forse dentro ci sono anche i cofanetti perduti di Preacher...)

(Scherzetto: anche l'immagine sopra è presa da Indiana Jones, quello del 2008 però).

martedì 9 novembre 2010

Vecchi ruderi.

È il colmo che la crisi di questo Governo possa finire per ruotare sul crollo della casa dei Gladiatori di Pompei. È come se si scoprisse che il Titanic è affondato per un rubinetto che perdeva.

È il colmo ed è ipocrisia allo stato puro (ovvero l'elemento principale della politica italiana odierna) perché basta andare a Pompei per rendersi conto di persona che il problema non è l'incuria di questo Governo ma, piuttosto, di questo Governo e di buona parte di quelli che l'hanno preceduto.
La sfiga di Bondi è di essere lui (e la sua inettitudine) al Ministero della Cultura quando il muro è venuto giù. Ma con Bondi sono colpevoli tutti quelli che l'hanno preceduto su quella poltrona, perché non è da oggi che su Pompei ci piove, non è da oggi che Pompei viene giù un pezzettino per volta e non è da oggi che un patrimonio come quello di Pompei (patrimonio culturale ed economico) è in mano a gente che non ha la benché minima idea di come sfruttarlo e quindi, piuttosto che iniziare da qualche parte (che non si può non tenere conto che quell'area archeologica è enorme), sceglie di restare immobile.

E poi, parlando di vecchi ruderi, io direi che è ampliamente ora di smettere di intervistare la moglie di Almirante. Donna Assunta, come sono soliti chiamarla i giornalisti con quel retrogusto che sa sempre un po' di Ventennio (anche se in realtà si chiama Raffaella...).
Ma cosa avrà da dire una come la vedova di Giorgio Almirante che, nella vita, ha fatto così tanto e contato così tanto che, alla fine, è per tutti solo la vedova di Giorgio Almirante?
Niente. E infatti quando la intervistano di solito dice coglionate prive di qualsiasi interesse che sono seconde solo a quelle della Santanché (una professionista in materia).
Almeno il marito, come ci ricordò anche il grande Paz, aveva il demerito di aver firmato nel 1938 Il Manifesto della razza e di aver collaborato dal 1938 al 1942 alla rivista La difesa della Razza.
Ma lei? Un tubo.

E invece i giornalisti italiani sono ancora lì a chiedere il parere alla vedova di Almirante.
Ma cazzo, se sentite tutta questa esigenza di parlare con il caro estinto, munitevi di tavolino a tre gambe e mettetevi in contatto direttamente con lui!

venerdì 5 novembre 2010

"Dietro le escort c'è la mafia".

Silvio, l'inconscio ti ha fregato: qualsiasi psicologo ti direbbe che questa affermazione è una palese ammissione di responsabilità (o di autoaccusa).

E, probabilmente, quando quella notte hai telefonato in Questura, inconsciamente era per costituirti.

Brutto lavoro di lifting a parte, credo che Groddeck potrebbe dire molto su quell'occhio che ti si sta piano piano chiudendo mentre l'altro resta spalancato.

mercoledì 3 novembre 2010

That's screenwriting!

Signori sceneggiatori, leggete e imparate: questo è cinema.
Una sceneggiatura già pronta da girare, con dialoghi che non ne avevamo di così belli e scintillanti dai tempi gloriosi di Risi e Monicelli.

Racconta Nadia Macrì che il presidente restò male per una sua battuta.
"Mi chiese, "cosa fa lei nella vita?". Gli risposi: "Presidente, cosa vuole che faccio, le marchette".
Allora lui fece uscire l'altra ragazza e mi riprese: "Questo lei non deve dirlo"".
Quel giorno Nadia aveva bevuto un po' troppo, è lei stessa ad ammetterlo: "Ero ubriaca. Dopo la mia risposta lui si arrabbiò. Mi disse che io parlo troppo".

Applausi per il sano pragmatismo emiliano!

Che cos'è la fiducia?

Sergio Bonelli parla delle miniserie pubblicate dalla sua casa editrice.
Rifletto sul concetto di fiducia che Bonelli esprime ma anche su quello di "maturità del pubblico" su cui è difficile essere d'accordo.

martedì 2 novembre 2010

E la tavola rotonda a Lucca?

E quindi?

Tanto sbraitare e, a 24 ore dall'ormai famosa tavola rotonda lucchese sullo stato del fumetto italiano, tutti tacciono?

Un sacco di aggiornamenti su ognuna delle conferenze stampa di editori e associazioni culturali, ma sul tanto atteso (e pre-criticato) evento niente.

Niente su ComicUS , né sito né forum (e vabbè…)

Niente su Mangaforever.

Ma nemmeno niente su Fumetto d'Autore che, in questi ultimi mesi, ha passato sotto il microscopio anche il minimo spostamento di paglia sull'argomento pressoché in tempo reale.

Che c'è? Tutti al bagno occupati a sfogliare gli arretrati Planeta acquistati in Fiera?

Quando si dice la velocità di informazione e la capacità di stare sul pezzo dell'informazione fumettistica...

TWD in tv.

Grande serata ieri, con la prima puntata di The Walking Dead in onda su Sky.

A mezzogiorno, a Lucca, me l'ero già vista in sala in lingua originale ma, alla sera, me la sono rivista più che volentieri in italiano seduto sul divano insieme a Linda

Tante riflessioni su questo inizio di serie che conto di scrivere qui nei prossimi giorni (datemi il tempo di togliere il cellophane da sopra la tastiera del Mac).

Nel frattempo, se a casa non avete Sky e non appartenete nemmeno al popolo del download, Fox da vero pusher dell'etere vi mette a disposizione GRATIS la prima puntata QUI.

domenica 31 ottobre 2010

Blake & Mortimer.




Stavo pensando che 
Ugo Tognazzi
e Raimondo Vianello, da giovani, c'avevano proprio la faccia giusta per interpretare al cinema Blake e Mortimer.

Sembra invece che il regista spagnolo Álex de la Iglesia, a cui è stato affidato qualche tempo fa il compito di portare al cinema i personaggi del fumetto creato da Edgar P. Jacobs, abbia scelto... il Dottor House e Jack Bauer.


martedì 26 ottobre 2010

Un piccolo gesto concreto.

Come credo sappia già chi legge ciò che scrivo qui e altrove, è grande l'attesa che si sta creando dentro e fuori del fumettomondo attorno al lancio della serie tv di The Walking Dead e, di conseguenza, alla proiezione in anteprima dell'episodio 1 a Lucca lunedì prossimo.
Questo farà sì che per quella che è la serie di maggior successo del catalogo saldaPress (ma, più in generale, di maggior successo tra le serie e fumetti che si pubblicano oggi in libreria) la prossima fiera di Lucca sarà un momento di grande visibilità mediatica e di forte attenzione da parte del pubblico.

A Lucca, però, il nuovo episodio a fumetti di The Walking Dead (il volume 7), seppure attesissimo non sarà in vendita.

E questo, ci tengo a sottolinearlo, per rispetto delle librerie che vendono i nostri prodotti e che, facendo ciò, ci permettono di continuare a pubblicarli.
Per rispetto di una professionalità che, nell'idea che ho io di mercato editoriale maturo e che sta alla base del lavoro di saldaPress, prevede che gli editori pubblichino, i distributori distribuiscano e i librai vendano al pubblico

Senza tanti discorsi, sappiate che coordinare la pubblicazione di un libro con un evento mediatico come il lancio di una serie tv, se pur di vitale importanza, non è facile.
Una pagina pubblicitaria all'interno del volume, un bollino adesivo sulla copertina e una proiezione in anteprima a cui presenziare come editore, da fuori possono sembrare fesserie ma, quando si tratta di coordinare diverse persone e uffici (di qua e di là dell'Oceano) che devono autorizzare ciò che si va a fare, credetemi, anche la più piccola fesserie si mangia un sacco di tempo.

E così, per tanti motivi che è qui inutile elencare, il volume 7 di TWD, anche se editorialmente chiuso da diverse settimane, avrebbe potuto raggiungere il distributore solo giovedì (cioè dopodomani), ovvero in tempo per portarlo in fiera e venderlo nel suo stand, ma non in tempo per farlo avere prima della fiera anche alle fumetterie che lo avevano già ordinato da mesi.

Per questo, come editore, ho appena fatto una scelta: comunicare al mio distributore che non gli manderò The Walking Dead vol. 7 insieme al resto dei volumi arretrati che mi ha ordinato ma che, invece, glielo farò avere solo la settimana prossima, così da poterlo poi distribuire alle librerie dopo la fiera di Lucca.

Personalmente credo che il problema dei tre distributori che, nelle fiere, investono così tante energie a fare concorrenza alle librerie vendendo le novità direttamente al pubblico, non sia un problema da poco (soprattutto, per me, problema di forma mentis), così come ritengo da tempo un problema non da poco quello di un'editoria libraria a fumetti praticamente appiattita su un unico evento fieristico come quello di Lucca (su cui infatti, per far cassa, concentra la maggior parte delle sue uscite).
Sono problemi importanti e, se me lo chiedete, vi rispondo che questa scelta fatta su TWD non li risolverà di certo.

Però è un segno.

Perché The Walking Dead  è un prodotto editoriale che vende molto bene, perché la fiera di Lucca cade nel momento di maggior visibilità dato dalla serie televisiva e perché sono convinto che se in questi anni il titolo è piano piano cresciuto fino ad arrivare al successo di pubblico che ha oggi è anche merito del lavoro fatto dai librai che lo hanno acquistato e consigliato ai propri clienti.
E, quando arriva il momento di raccogliere i frutti del lavoro fatto, per me non si deve mai dimenticare chi ci ha dato una mano a raggiungere i nostri obiettivi.

Come sa bene chi segue quello che scrivo in giro per la rete, i miei rapporti con i librai sono spesso stati burrascosi e più volte mi sono trovato ad essere critico nei confronti di certe scelte di alcuni di loro – o di associazioni che ne rappresentano altri – in cui, personalmente, leggevo segni di una chiusura mentale e di poca fiducia del proprio interlocutore.

Ma, in parallelo a questo, mentre saldaPress si preoccupava di produrre buoni libri che le librerie potessero vendere bene, credo di essere sempre stato onesto nelle mie scelte editoriali, di avere sempre accettato il confronto dialettico e di aver sempre sottolineato che l'esistenza in Italia di una rete di librerie dedicata al fumetto, pur con tutti i suoi limiti strutturali, sia qualcosa da tutelare e da far crescere lavorando tutti insieme, editori, librai e distributori.

Le librerie di fumetto sono una risorsa per editori e distributori e, in questo momento di grave crisi del mercato, è importante fare gesti concreti nella direzione del consolidamento e della protezione di questo canale di vendita che – io non me lo dimentico mai – paga tutto ciò che fa entrare nei propri negozi, che lo venda o meno.

Gesti concreti come, appunto, quello che abbiamo scelto di fare noi oggi con TWD, una presa di posizione che significa che, al di là di tutte le chiacchiere che si possono fare, noi di saldaPress nella rete delle librerie e nell'impegno delle persone che ci lavorano ci crediamo.

mercoledì 20 ottobre 2010

Nella vita basta aspettare.

Ecco che ORA mi spiego meglio il perché di tante lisciatine di ComicUs e soprattutto degli amministratori del suo forum al cagnolino Cliff e ai suoi padroni (nonché le bastonate per chiunque provasse anche solo a sollevare dei dubbi sull'opacità di certi aspetti della cosa).

Per citare a braccio David Mamet:
- Sono i soldi che fanno girare il mondo.
- Ma non era l'amore che lo faceva girare?
- Sì, l'amore per i soldi.

lunedì 18 ottobre 2010

E ora qualcosa di completamente diverso.

Adoro le giornate in cui per caso scopro qualcosa.
Tipo che qualcuno sta lavorando al terzo capitolo delle avventure dei Ghostbusters.
Speriamo che concretizzino l'idea per il personaggio di Bill Murray.

sabato 16 ottobre 2010

Giorgio, please...

"Andrea G. Ciccarelli, Direttore editoriale di Saldapress, interviene sull'evento dicendo: "qualcosina in più dal programma vi confesso che me l'aspettavo". Tutte le critiche di Ciccarelli potete leggerle QUI."

Vedi Giorgio, come ti dicevo, il "come" si scrive di qualcosa è importante quasi quanto il "cosa" si scrive.
Ed è questo che, di base, per me rende poco condivisibili le opinioni che esprimi su Fumetto d'Autore: tu del "come" te ne freghi.
Tu e Bottero siete convinti che a Lucca andrà in scena un attacco al vostro lavoro da parte di qualcuno che non ha neppure le carte in regola per parlare di diritti e doveri e, su questa base, reagite in una maniera che trovo così scomposta da rasentare a volte la tenerezza.

Io non scrivo solo che dal programma della conferenza di Lucca mi aspettavo qualcosa di più e soprattutto QUI (ma anche QUI) non scrivo solo critiche.
E, sì, ci vuole onestà intellettuale ad usare i virgolettati.

giovedì 14 ottobre 2010

La rivoluzione in mano ai lanciatori di coriandoli.

La riassumo in due righe: a riguardo degli Stati Generali del fumetto a Lucca mi tocca dare ragione a quello che scrive QUI Alessandro Bottero.

Detto questo, come si dice, "piuttosto che niente, è meglio piuttosto" e ognuno organizza quello che gli pare come gli pare ed è bravo lui/loro che l'ha/hanno organizzato (io non ne sarei stato capace).

Ma, nello specifico:

- piaccia o non piaccia, Fumetto d'Autore, pur con voce critica e un po' inculenta (aggettivo reggiano che non credo serva tradurre), è stato l'unico sito d'informazione fumettistica a riportare puntualmente quello che succedeva intorno a questo evento (e quindi, come scrive Bottero, contribuendo a tenerlo al centro dell'attenzione del mondo del fumetto on-line). Dove stavano tutti gli altri? Probabilmente a guardare Happy Days in tv.

- si è partiti con delle premesse (labili, va detto, ma comunque vitali) e, a leggere il programma della tavola rotonda, sembra che si andrà a parare dalle parti del finale di 8 e 1/2 di Fellini: tutti in scena (tranne distributori ed editori che però, se vogliono, possono partecipare. Come? Alzando la mano e parlando dalla platea? Mmm...)

- 3 ore per tutta quella gente? Rischia di diventare una puntata lunga de "La sai l'ultima".

- Milazzo, l'avv. Pellegrino e Toninelli li avrei rimandati a una seconda data del tour (guadagnando così 30 minuti per gli altri relatori)

- l'appunto di Bottero su AFUI non fa una piega (pur essendo il proverbiale segreto di Pulcinella, AFUI non rivela le sue cifre, quindi ve le rivelo io: come iscritti non raggiungono il 10% delle fumetterie. Liberi di smentirmi, se volete)

- trovo un po' limitativo che le ipotesi di mercato siano rappresentate dalla rivista Pic-nic e dalla sua seppur interessante idea editoriale.

Posso dire la mia da uomo di sinistra un po' naif?
Ma, benedetti giovini (VECCHIO uomo di sinistra un po' naif) che avete organizzato questa tavola rotonda, ma perché quelle tre ore lucchesi non ve le siete prese per urlare al cielo che ne avete le palle piene di questo e di quello e pure di quell'altro, cioè dando una forma concreta a tutto quello che è stato scritto on-line in tutti questi mesi?

Urlare. Così: AAAAAAARGHHHH!!!!! Per tre ore. Come una grande performance lucchese.

Perché tutta questa volontà a rientrare nei ranghi ancora prima che arrivi qualcuno a dirvi di farlo?
Avevate l'occasione per mettere in piedi qualcosa di vivo, di vitale, di dimostrare con i fatti che qualcosa di nuovo può nascere anche quando non si sa bene ancora cosa questo qualcosa sia. Di andare a verificare se un laboratorio per un'idea futura di editoria che comprendesse anche voi fosse ancora possibile.

E invece?

Invece ve ne venite fuori con questa scaletta che voi stessi, se anni fa l'aveste letta su un programma lucchese, l'avreste evitata come la morte. Roba da uno che che c'ha il fisico da lanciatore di coriandoli, non da uno che cercano di soffocarlo e lui non vuole morire.
Praticamente vi riunite per sancire che per tanti motivi non c'è più un futuro perché probabilmente qualcuno se l'è bellamente fottuto (analisi da cui poi, magari, avendo altre 3 ore, forse sarà possibile tirare fuori una sintesi): cazzo, concedetevi di essere un po' punk!
Per una volta provate a vedere che cosa succede rovesciando il tavolo invece di mettervi in fila per prendere la matita e il metro di carta dell'Ikea!

Come scrissi QUI, la mia fiducia nell'iniziativa l'ho riposta a priori e continuo a credere che, se da quelle 3 ore di confronto ne verrà fuori qualcosa, questo qualcosa lo si potrà giudicare solo dopo.
Però, nonostante ciò, qualcosina in più dal programma vi confesso che me l'aspettavo.

ps (x Giorgio): se proprio vuoi citare questo mio pezzo a supporto dell'idea tua e di Fumetto d'Autore che gli Stati Generali del Fumetto non servono a un cazzo e, alla fine, sono solo un pretesto per sfanculare le piccole case editrici come Cagliostro Press e Bottero Edizioni, potresti intitolare il pezzo "Andrea Ciccarelli si fa trapiantare un terzo gomito e, dalla sua casa di Montecarlo comprata coi soldi di Panini, lo mostra sul web in diretta planetaria. E poi, visto che è lì, parla anche degli Stati Generali del fumetto a Lucca"?

ps2: Vittorio Fabi è un coglionazzo, ma questo posso dirglielo solo io e pochi altri che gli vogliamo bene e che abbiamo assistito a diatribe fumettistico-culturali con protagonista Vittorio che voi umani non potete nemmeno immaginare. Per cui tutti gli altri, Di Virgilio compreso, alzarsi e pedalare.

mercoledì 13 ottobre 2010

Note in margine a una foto di due giovani artisti.


Non conosco Michele Ulisse né so di che cosa si occupa nella vita e neppure se, in questo qualcosa di cui si occupa, ha in qualche modo a che fare Alan Ford.
So solo che condivido al 100% quello che scrive QUI e che, nonostante lo condivida, provo una grande tristezza se ci ripenso riguardando la foto là sopra di Magnus e Bunker da giovani: di vita ce n'è una sola e bisognerebbe sempre cercare di invecchiare diventando persone migliori di quelle che eravamo un tempo.
Detto questo, io a Bunker, in virtù di tanti bei ricordi legati ad Alan Ford, continuo a volergli un gran bene.

Il capitalismo è come i troll: rigenera.

Sembra che Matt Groening non abbia affatto apprezzato la decisione di Fox di spostare la produzione dei Simpson in Corea (del Nord? Del Sud? Boh?) e pare che dare l'incarico al noto graffittaro situazionista Bansky di interpretare a suo modo la celebre "sofa gag" della sigla del cartone animato sia stato il suo modo per esprimere tale disappunto.

E Fox?
Beh, loro sono capitalisti seri: l'hanno mandata in onda e hanno lasciato che tutti i grafomani della blogosfera – il sottoscritto e i suoi 5 lettori e 1/2 compresi – se la rimbalzassero.



(per il mio cine-guru: se per te il Nolan di Inception è espressione di un pensiero cinematografico fascista, questo come me lo chiami?)

martedì 12 ottobre 2010

Habemus Sky!


E così, con 29 euro al mese (più un centone una tantum richiesto per adattare l'impianto satellitare del condominio) quell'elettrodomestico a forma di televisore che ho in casa torna ad avere una sua funzione: cinema, informazione e una vagonata di documentari da stancarsi di avere i ghepardi in casa.

Era inevitabile che succedesse visto che mi ero rotto di scaricare e masterizzare le serie tv che mi interessavano e che comunque, in chiaro, ormai sono anni che non esiste più nulla che valga la pena di vedere senza provare un profondo imbarazzo (e, come dice Marco, ormai la tv che trasmette il programma che vuole lei quando vuole lei e tu ti devi adattare è un anacronismo).

E poi, come ci ha tenuto a sottolineare il giovinastro che mi è venuto ad installare l'ambaradano, adesso posso anche andare a fare pipì e mettere in pausa quello che sto guardando (evidentemente i miei capelli bianchi devono avergli fatto pensare che i problemi di prostata sono ormai alla porta).

Ora Sky non è certamente la panacea di tutti i mali e immagino che nel giro di due settimane scomparirà l'effetto "Ma io quando mai riuscirò a vedere tutto questo?" (semplice: mai, perché la maggior parte è roba che non mi interessa ora come non mi interessava prima), però fatto sta che adesso, accendendo la tv, qualcosa che mi tenga compagnia per il tempo della colazione lo trovo sempre (oltre ad aver risolto pure il problema del prossimo passaggio al digitale terrestre).
Linda comunque ha già pronosticato che, con l'arrivo in casa di Sky, si smetterà automaticamente di guardare la tv in chiaro (e ci credo: pure i canali in chiaro via parabola si vedono meglio che con la classica antenna piena di disturbi). Speriamo che non si smetta anche di fare altro.

Poi, ovvio, l'incentivo all'abbonamento è stata la messa in onda da novembre su Fox della serie tv di The Walking Dead e la possibilità di ammortizzare l'investimento grazie al periodo di convalescenza che mi aspetta nei prossimi mesi (e in cui immagino che la tv mi farà abbastanza compagnia).

Detto questo, i porno a 10 euro restano comunque fuori mercato.

sabato 9 ottobre 2010

Note in margine al kit stampa.

Stavo guardando il kit stampa che AMC ha spedito per promuovere The Walking Dead (QUI).
Ricco e abbondante e pure un po' tamarro. Però ricco e abbondante.

Chiaro, AMC vive di quello che produce (e quindi devono fare promozione al loro lavoro) e con The Walking Dead, grazie anche all'accordone distributivo con Fox, stanno tentando il grande salto.
Quindi incuriosire e colpire l'attenzione di chi fa informazione è d'obbligo.

Poi mi è venuto in mente che anche da noi, in un paese dove ormai è chiaro anche ai muri che non esisterà mai una vera concorrenza televisiva,  serie di grande successo come"Il peccato e la vergogna" oppure "La leggenda del bandito del campione" avranno avuto un kit stampa.

E allora, non so perché, ma automaticamente mi è venuto in mente il giornalista di turno che apre la sua busta proveniente da Ares Film* o dalla Red Film* e dentro ci trova questo:

* provateli a cercare on-line questi colossi dell'intrattenimento televisivo. Così, tanto per capire che concezione dell'immagine hanno entità produttive come queste che riescono a vivere e prosperare solo in un mercato dove vige la logica imprenditoriale del pesce in barile.

venerdì 8 ottobre 2010

Torregaveta.

Basta continuare a sbertucciarsi il cervello su Obama, Rolling Stone e la sinistra italiana che tanto non c'è più.
Una bella canzone d'antàn del maestro Tony Tammaro, dedicata a tutti quelli che si amano di tanto amore. Mentre vi scorrono nelle orecchie le note, ognuno pensa al suo di amore tutto per intero che io penso al mio 1/2.

giovedì 7 ottobre 2010

Note in margine a Obama su Rolling Stone.


Negli USA il Presidente Obama sceglie un'intervista a Rolling Stone (questa) per mobilitare la sua base un po' disillusa (soprattutto quella giovane e progressista, vista la scelta del giornale) in vista del voto di medio termine del prossimo 2 novembre.
L'intervista del giornalista Jann S. Wenner e tutt'altro che "mi capisci, mi capisci, gomitino, gomitino" (ci sono praticamente tutte le domande più scomode su cui la base di Obama morde il freno) e le risposte di Obama sono contenute in oltre 20 cartelle di risposte mai evasive.
Su Rolling Stone.

Fermo restando che qui da noi, a sinistra, un equivalente di Obama non ce l'abbiamo (e nemmeno, in edicola, un equivalente di Rolling Stone), ipotizzando che questo leader ci fosse, quale magazine sceglierebbe per parlare ai suoi elettori disillusi per provare a convincerli che ha ancora senso andare a votare il suo programma?

Ci si potrebbe porre la stessa domanda per un leader di destra (quindi al Governo come Obama) ma, capitemi, se proprio devo buttare del tempo, preferisco buttarlo a sinistra.

martedì 5 ottobre 2010

Nota in margine ad Altroquando (a).


Altroquando è una nota libreria di fumetto di Palermo gestita dal simpatico – e competente, mi sento di aggiungere, avendoci scambiato quattro chiacchiere un paio di anni fa – Salvatore Rizzuto.
Copio dal blog della libreria: "AltroQuando è la prima fumetteria di Palermo. La trovate in via Vittorio Emanuele 143, la strada che i palermitani conoscono come il Cassaro. Una bottega dell'impossibile, che resiste dal 1991, tra fumetti, editoria alternativa, controcultura, arti sperimentali, cultura LGBT, musica etnica e indipendente... E tanto altro... tanto quando..."

Qualche giorno fa il buon Salvatore si è visto piombare in negozio nientepopdimeno che... la Digos.

"E per che cosa?", chiederete voi, miei affezionati 5 lettori e 1/2.

Fuori dal negozio, Salvatore aveva esposto uno striscione con su scritto "I love Milingo", riferendosi al noto Monsignore scomunicato dalla Chiesa. Secondo la Digos, visto che il Papa era in visita a Palermo e che il corteo papale sarebbe passato proprio davanti al negozio, quello striscione andava sequestrato.
Di più: visto che la libreria ospitava la mostra satirica "La papamobile del futuro", anche la locandina della mostra andava sequestrata. E così è stato.

Dunque, ecco qua la Digos che piomba dentro Altroquando filmata da Salvatore:



E, a seguire, Salvatore che racconta che cosa è successo:



Ora, a parte le considerazioni sulla cazzimm' con  cui gli intraprendenti agenti compiono il loro dovere (con una mimica in stile Alex l'Ariete, tanto per citare un classico del cinema italiano di tutti i tempi), io direi che, a questo punto, visto come si stanno mettendo le cose tra lo Stato Italiano e quello Vaticano e ricollegandomi al post precedente a questo, istituzionalizzare il "buongiono" proposto da Ren ci starebbe eccome.
Dopotutto, se noi deleghiamo ad un nostro diritto di cittadini in favore della sensibilità vaticana (come dice giustamente anche Salvatore nell'intervista: ci avevano detto tutto sulla circolazione e le transenne per la visita del Papa a Palermo ma si erano dimenticati di dirci che, per quel giorno, sul percorso del corteo papale era sospeso l'articolo 21 della Costituzione), allora avremo pure diritto di chiedere qualcosa in cambio.

Detto questo, massima solidarietà a Salvatore (e, a seguire, un'altra riflessione parallela che mi ha fatto venire in mente tutta questa vicenda).

lunedì 4 ottobre 2010

Nel dubbio, cita Ren.

"Nei reality Mediaset mandano a casa le persone non per l’imbarazzo che suscitano, ma perché dicono la bestemmia che indigna il retto – nel senso di anale – popolo italiano. Bene, il Primo Ministro Berlusconi ha raccontato alla Protezione Civile, davanti alle telecamere, una barzelletta che finisce con “...rco Dio”, e tutti giù a ridere. Ma i cattolici che lo votano hanno obiettato qualcosa? E il Vaticano ha forse protestato? Quindi è ufficiale: d’ora in poi potremo salutare gli amici del PDL con un “Buongiorno, ...rco Dio!”, e sarà subito un gran divertimento!"

giovedì 30 settembre 2010

Presa di coscienza (03).

È tempo di prendere coscienza che, a ognuno di noi, l'universo rivela in un preciso istante che siamo tutti a bordo di un'auto che sta caracollando in discesa verso il precipizio. E l'autista è in coma etilico.
Il mio è stato anni fa, quando un manager che guadagnava al mese 15 volte più di me, mi mostrò con grande serietà degli skateboard per le dita; mi disse che di lì a poco la ditta per cui lavorava selezionando idee in giro per il mondo, avrebbe investito un sacco di soldi su questa che lui definiva un'invenzione geniale.
Per cui oggi, guardando il boom dei braccialetti elastici in edicola, come faccio a provare stupore?

lunedì 27 settembre 2010

Note in margine a prossimamente, trailer e teaser.

Nati ai tempi del "prossimamente", cresciuti nell'epoca del "trailer", io e i miei coetanei siamo caracollati senza rendercene conto in quella del "teaser".
Una volta i nostri sogni cinematografici avevamo un margine di attesa che ci avvertiva solo quando eravamo prossimi a loro. Quel margine d'attesa, dopo essere stato instradato (to trail), è finito presto per diventare molesto (to tease).

Ma questo non è un discorso del tipo "come erano belle le cose una volta" e "il tempo delle merendine non tornerà più".

Da bambino i film cominciavo a desiderarli con il "prossimamente" e ne scoprivo il mistero poco dopo al cinema.  Il desiderio era libero di vagare fino a quel momento, di immaginare senza che nulla lo disturbasse.
(Da bambini, per noi ogni racconto era possibile fino al momento della visione, anche che Chariots of Fire nascondesse una trama vicina ai romanzi di Heinlein. Bastava saperlo raccontare. Bastava saperselo raccontare.)
La prossimità faceva sì che questo tempo dell'invenzione non dilagasse, che fosse limitato al "poco prima" così da lasciare spazio anche alle altre cose del mondo.
Sognavamo e desideravano in una dimensione socialmente gestibile.
Forse per questo non ricordo brutti film visti da bambino. Forse per questo allora non mi sembrava strano che d'estate non ci fosse il cinema.

In un passato recente era già come se ci fosse lo scatto del scambio ad avvertirmi che era tempo di cominciare a desiderare, costretto da lì in poi a viaggiare sui binari del cosa desiderare e del come farlo.
I binari sono espressione di un'industria comunicativa apparentemente più complessa e, invece, solo più strutturata. Una macchina dal cofano trasparente che ci obbliga a guardare il motore di una cilindrata sempre più grande.
Quel motore, piano piano, erode il mistero e, con il nostro consenso, lo monetizza, facendo del futuro merce dalla forma perfettamente collocabile sugli scaffali dell'oggi.

E oggi arrivo di fronte al film che sono già stanco di questa nuvola molesta di informazioni che mi ronza attorno per mesi e mesi (e a volte anni), che sta lì sempre presente perché io non mi dimentichi mai che qualcosa, in un domani non specificato, deve succedere, che mi chiede di ipotecare la mia attenzione futura in virtù di piccole soddisfazioni quotidiane.

Il "prossimamente" è espressione di un mondo che non ha paura del futuro e, per questo, non ha bisogno di evocarlo continuamente. Il futuro, per sua natura, viene da sè, senza bisogno che noi pensiamo a lui. Come la morte che, anche se non sembra, è connaturata nel desiderio. Il desiderio che, riempiendo la vita, ci fa pensare erroneamente che questo ci conduca più velocemente alla morte.
E la strada verso il desiderio non fa paura quando siamo certi che c'è un mistero ad attenderci.

Il "trailer" esprime un'epoca che cerca di esorcizzare il manifestarsi delle prime ansie giocando la carta del controllo, che vuole rendere meno pauroso il desiderio instradandolo, che vuole rallentare il desiderio perché la corsa verso la morte duri più tempo possibile.
(È l'espressione di un mondo che viaggia con il freno a mano tirato, Indiana Jones nella miniera dei thug che tenta di fermare il carrello lanciato verso l'abisso.)
Perché qualcuno o qualcosa ci ha fatto intuire che in fondo alla strada non c'è nessun mistero, che il fine corsa è solo fine.
E allora che tutto, prima di quel momento, sia perfettamente gestito e preparato, perché non sia mai che l'ultimo momento colga inaspettatamente la nostra vita vuota di senso.

La logica del teaser è la logica dello spegnere il fuoco con il fuoco, di fare scomparire il desiderio alimentandolo continuamente.
(Mio nonno si arrabbiava quando noi bambini stuzzicavano il fuoco. Il fuoco, una volta acceso, andava lasciato bruciare. Stuzzicarlo era l'equivalente laico di un peccato.)
Il teaser capitalizza continuamente il desiderio perché, ora che l'ha privato del mistero, non sa più come gestirlo. Il teaser è come un bambino che chiede al genitore di confermargli che il futuro esiste.
È l'espressione di un mondo in cui la paura che un domani non ci sia è talmente forte da far sì che esso metta continuamente in scena oggi quel domani. Quegli infiniti domani rappresentati in piccolo, in scala ridotta, come la vita cittadina nel plastico di Beetlejuice.
Un rito quotidiano il cui risultato è alimentare la stessa paura che vorrebbe scongiurare. La forma di un desiderio appiattito sulla logica della merce che, da sempre, deve diventare capitale prima che si deteriori.