lunedì 24 maggio 2010

Lo Stato del fumetto.

Stavolta come non essere d'accordo con il Botterone nazionale?

Leggete QUI.

(…e certo che se arrivano pure i fumettari a dire che 'sto governo sa solo dire fregnacce, non siamo messi proprio benissimo.)

Dillo con il Levitico.

Probabilmente è da un po' che gira in rete, ma a me è arrivata solo oggi (da Ren, che ci tengo a segnalare a tutti gli estremisti credenti in ascolto come il primo diffusore del presente testo) e mi ha fatto ridere.

Dunque, tempo fa un NOTO RELIGIOSO, dalle onde radio di Radio Maria, ha risposto ad un ascoltatore che l'OMOSESSUALITA' E' UN ABOMINIO, perché a dirlo è la BIBBIA (Levitico, 18,22).
Un ABOMINIO CHE NON PUO' ESSERE TOLLERATO IN NESSUN CASO.

Qualche giorno dopo quello stesso ascoltatore ha scritto questa lettera al NOTO RELIGIOSO:

Caro sacerdote, le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore.
Ho imparato davvero molto dal suo programma, e ho cercato di condividere tale conoscenza con più persone possibile.
Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò è un abominio.
Fine della discussione.
Però, avrei bisogno di alcuni consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle:

Vorrei vendere mia figlia come schiava, come prevede Esodo 21:7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?-


- Quando do fuoco ad un toro sull’altare sacrificale, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore (Levitico 1.9). Il problema è con i miei vicini. Quei blasfemi sostengono che l’odore non è piacevole per loro. Devo forse percuoterli?


- So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Levitico 15:19-24). Il problema è: come faccio a chiederle se ce le ha oppure no? Molte donne si offendono.


- Levitico 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?


- Un mio vicino insiste per lavorare di sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente?


- Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei è un abominio (Levitico 11:10), lo è meno dell’omosessualità. Non sono d’accordo. Può illuminarci sulla questione?


- Levitico 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all’altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso occhiali per leggere … La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c’è qualche scappatoia alla questione?


- Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Levitico 19:27). In che modo devono esser messi a morte?


- In Levitico 11:6-8 viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?


- Mio zio possiede una fattoria. E’ andato contro Levitico 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo; anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare. È proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Levitico 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei?


So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, per cui sono sicuro che potrà rispondermi a queste semplici domande.


Nell’occasione, la ringrazio ancora per ricordare a tutti noi che i comandamenti sono eterni e immutabili.



Sempre suo ammiratore devoto.”


(ovviamente il fatto che questa cosa fosse collegata a Radio Maria è falsa, ma…)

martedì 18 maggio 2010

Memorie liquide.

Sembra che un paio di giorni fa il premio Nobel Renzo Montagnier (già celebre per la gag di Don Fumino che scopre il virus dell'HIV) abbia detto che, sì, in fondo l'acqua può avere un qualche tipo di memoria elettromagnetica.
Il che apre la diga alle cure omeopatiche che fino all'altroieri erano state ampliamente sfanculate dalla medicina ufficiale la quale, in sintesi, ha sempre affermato che se una cosa la diluisci e ridiluisci e poi la diluisci ancora, alla fine di quella cosa non resta nulla (cioè il ricordo, appunto).

Io non lo so se questa cosa della memoria dell'acqua sia vera o no ma, in effetti, stamattina, bevendo un bicchiere d'acqua, mi sono ricordato che durante le ultime elezioni (per eleggere cosa, però, non me lo ricordo) l'attuale Presidente del Consiglio è arrivato a promettere che, se gli italiani avessero eletto il suo manipolo di amatori, grazie alla loro vis amandi anche il cancro in breve sarebbe stato sconfitto. E quando l'avevo sentito dire in tv questa cosa, in effetti, mi sono quasi strozzato dal ridere perché stavo appunto bevendo un bicchiere d'acqua.

E ho pensato che l'Italia è davvero un grande Paese, dove puoi prendere voti anche dicendo con la faccia seria (ma però) certe cose che pesano sulla pelle della gente che, tipo, di cancro ci muore o che, sempre per il cancro, ci ha perso qualche persona cara.
E la cosa più figa e che, visto che domani una nuova sparata sostituirà la precedente, finisce sempre che le persone (me compreso) certe cose se le dimenticano.

Ma un bicchiere d'acqua alla mattina, oltre a fare bene, può far tornare la memoria.

venerdì 14 maggio 2010

Sorpreso, indignato, quasi divertito.

Gli editoriali dell'eroe pipobarbuto Alessandro Bottero su www.fumettodautore.com mi fanno sempre pensare a quel personaggio di Corrado Guzzanti ne "Il caso Scafroglia", quello che telefonava in trasmissione e che raccontava di avere una casa in Abruzzo e una bella cana lupa di nome Zara (che gli avevano sgozzato).

La gag era costruita sul fatto che questo personaggio, fraintendendo una cosa che era stata detta (tipo, che invece de "La Fallaci" giornalista lui aveva capito che si stesse parlando di qualcosa che "La fa l'ACI"), partiva per un pippone incontenibile sui mali del mondo, un marasma di pensieri sconclusionati che si chiarivano solo quando era stato decifrato il fraintendimento iniziale.

Tipo QUESTO sul tizio tanato dallo stesso Carmine Di Giandomenico a copiare un paio di sue tavole di Devil e che Laura Scarpa di Scuola di Fumetto ha pubblicato (tra gli esordienti) senza essersene accorta.
Io ora potrei farvi il riassuntino di che cosa è successo ma, capitemi, sono le 14.10 di venerdì e non ho voglia: leggete l'articolo di Alessandro e lo troverete lì.

Dico solo che il ragionamento di Alessandro non tiene conto del piccolo fatto che stiamo parlando di un autore (Carmine) per infiniti motivi importante per il panorama fumettistico italiano e di una rivista (Scuola di Fumetto) che in 75 numeri non mi sembra che abbia mai sentito l'esigenza/voglia di dedicare un approfondimento a quell'autore e al suo lavoro.

Ci sta l'incazzatura? Ci sta.
Ci sta che l'incazzatura aumenti quando, come contentino, ti offrono quello spazio sulla rivista che fino a ieri non gli fregava niente di darti? Ci sta.
Un incazzatura solo di Carmine? No, non solo sua.
Solo nei confronti di Scuola di Fumetto? Non solo.

Capito Alessandro?
Non "la fa l'ACI".
La Fallaci. Oriana Fallaci.

giovedì 13 maggio 2010

Cappelli.

Qualcuno l'altro giorno mi ha detto "Devo cercare un cappello".
Ho un ricordo netto ma non mi ricordo chi me l'ha detto.
Ed è qui che mi viene sempre il dubbio di essermelo sognato.
Comunque…

mercoledì 12 maggio 2010

Robin Hood.

"Robin Hood oggi? Probabilmente sarebbe a Wall Street a combattere contro gli speculatori e contro chi si arricchisce illegalmente o farebbe la guerra a chi controlla, manipola e monopolizza i media" dichiara a Cannes il pacioso Russel Crowe e mi conferma che questo film me lo posso anche perdere (tranquilli: me lo sarei perso comunque).

La mia teoria è che Sir Ridley Scott un tempo fosse un bravo regista (cazzo, ha girato lui robina come Alien, Blade Runner, I duellanti) ma che poi la Giannina Facio dei tempi d'oro gli abbia succhiato ogni stilla di… creatività. E così è finito a girare Robin Hood e tante altre bambagiate da dimenticare (categoria in cui, tanto per essere chiari, io includo anche Il Gladiatore).

Detto tra noi, più passa il tempo e più rivaluto l'onesta di quel manovale di suo fratello Tony.

martedì 11 maggio 2010

Cassidy.

Pollice verso da parte del sottoscritto per questa nuova miniserie bonelliana.
Preso il #1 e, nonostante i bei disegni di Maurizio Di Vincenzo e Alessandro Poli (che firma le copertine), piaciuto zero.

Piaciuto zero un primo numero in cui lo sceneggiatore Pasquale Ruju mescola la leggenda del blues a 100 bullets senza darti nessuno stimolo per andare avanti (e per che cosa? Per vedere se il cattivo sarà punito? Per sapere da che storia famigliare arriva il protagonista? E dovrei leggermi 18 numeri su questa base? Certo, come no…).

Piaciuti zero i dialoghi che non hanno nessunissima verve (e lungi da me l'idea che in tutto quello che si scrive di più o meno noir debba tracimare il mondo secondo Elmore Leonard o il vangelo secondo David Mamet, però, cazzo, che quello che i personaggi si dicono sia qualcosa di più della radiocronaca dei fatti ci sta eccome. Sono un lettore e mentre leggo voglio godere! Anche se non ci sono donne nude disegnate).

Piaciute zero le canzoni messe qua e là a far capire che la musica sarà importante per la storia (e, ri-cazzo, finitela di mettere in didascalia l'indicazione di titolo e anno. Nei film 'ste robe non ci sono e vivono tutti bene lo stesso. A che ri-ri-cazzo servono nei fumetti?).

Piaciuta zero l'ambientazione banditesca con il protagonista bandito che, essendo anche eroe (in quanto all'interno del canone bonelliano non esiste che un protagonista non sia pure un po' eroe), al cattivo anche se cattivo non sia mai che gli tira un colpo in testa. Bah…

Piaciuti zero sia Machete sia Tom Bosley che non se ne può più di prendere paro paro le facce degli attori (ma serve ancora questa roba da Italia ai tempi del piano Marshall? Se poi è mai servita a qualcosa…).

Mi compro sicuramente il numero che sarà disegnato da Andrea Borgioli (perché il Borgio s'ha da leggere!) ma, per il resto, salito su Caravan e Greystorm, ho già deciso che stavolta me ne resto giù.

lunedì 10 maggio 2010

Il Canemucco.

Tipo che se funziona una roba come Il Canemucco, (100 pagine, formato semi piccino a colori per 4,50 euro, per 20mila copie di tiratura nel paese delle 36mila edicole) allora, davvero, tutto il sistema editoriale del fumetto italiano va ripensato.

Sarebbe un bel segno, no?

Io, nel dubbio, la mia copia l'ho presa.

venerdì 7 maggio 2010

REdrum.

Questo fine settimana a Reggio Emilia inaugura il coso della Fotografia Europea 2010 (che qui sembra che faccia tanto cafone chiamarlo festival).

Io questo coso, da quando è iniziato, non l'ho mai capito molto (e infatti i prossimi tre giorni li passo a Fano, perdendomi tutti i party e i vernissage. Da non confondere con i dressage che sono invece feste snob dove tutti si muovono di traverso).
L'impressione netta è che gli argomenti da festival fossero già tutti presi (tipo Parma la poesia, Modena la filosofia, Bologna il fumetto) e così Reggio ha detto. "Allora io faccio la fotografia". E poi ha tirato fuori la scusa di Ghirri per aggiustarsela.
Boh? Sarà che la fotografia non ha mai riscosso da parte mia grandi entusiasmi…

A parte questo, il tema del coso fotografico quest'anno è l'incanto, che però nel manifesto è scritto al contrario, come se fosse allo specchio.

Lo specchio appunto.

Ora, io credo che l'idea di usare una carta a specchio nella comunicazione per dare, appunto, l'idea di specchio, l'avesse già saturata nel1988 il grafico che ha fatto la copertina per  l'EP di Charlie "Faccia da pirla". Roba che già nel 1989 Fiorucci prese a male parole uno dei suoi art dirctor che gli aveva proposto la stessa soluzione, arrivando a rincorrerlo per i corridoi di Viale Premuda urlandogli dietro "culattone new wave dei miei coglioni!".


Fu già tanto che, nel 2006, l'Internazionale Oltranzista dei Grafici concesse a Time di utilizzare lo stesso espediente per una sua celebre copertina (quella in cui, dopo Filippo Mincigrucci all'ISIA, eri TU il "man of the year"). Però l'accordo con la IOG era che quella fosse l'ultima volta. E poche balle.

E invece i cosi della Fotografia non ti ritirano fuori la stessa idea per l'edizione di quest'anno?
Cioè, più che loro, i parmigiani di Qubicitaly + QubicNewYork che hanno avuto questa ideona (e che già solo perché c'hanno anche New York ti proiettano il coso in una dimensione international).

Ora, l'idea, per i motivi di cui sopra, già mi sembra una mezza cagata (che sfido chiunque a vederci qualcosa riflesso in quella carta a specchio appiccicata sulle affissioni).
Se poi ci aggiungete che sono 4 giorni che qui a Reggio piove e ripiove, potete immaginare che cosa ne è rimasto in giro dei simpatici specchietti (per le allodole). Poco o niente. Uno scollamento generale che mette più o meno la stessa tristezza di rivedere oggi in tv Alberto Camerini.

giovedì 6 maggio 2010

"Non avere un centro mi spezza il cuore" (Pierferdinando Casini)

Probabilmente, per certi versi, Agorà è Il Gladiatore ma per le femmine.
Nonostante ciò Alejandro Amenábar è uno che un'idea di cinema ce l'ha e fa film proprio per metterla in scena. Cioè esattamente l'opposto di una come Nina Di Majo che, da pargola di Nanni Moretti, in pochi anni si è trasformata in regista da serial tv di Rai 2  (vedi alla voce Matrimoni e altri disastri. Bleargh!)

(e che c'entra il film della Di Majo con Agorà, dirà qualcuno tra voi, miei 5 lettori e 1/2? Niente. Volevo solo rendervi partecipi del fatto che il film della Di Majo mi ha fatto parecchio cagare)

La storia della brutta fine che fa la filosofa Ipazia (ma soprattutto di come il potere dell'Impero Romano si è sgretolato di fronte alle ondate della Storia) poteva essere raccontata in tanti modi ma Amenabar, per farlo, gioca con le forme geometriche, ribalta la cinepresa, accelera le immagini, sposta il punto di vista nello spazio esterno al pianeta, ambienta monologhi su sfondi stellati e, soprattutto, mostra che il vero motore della storia sono le persone che diventano popolo, una massa che si muove, abbatte, uccide, distrugge e poi ricostruisce, il tutto in un eterno circolo (o forse un'ellisse) che rende l'umanità che calpesta questa Terra non dissimile dalle formiche.
Questo è avere un'idea di cinema, mica far fare le mossette alla Buy e alla Litizzetto.

Qualcuno potrà dire che i cristiani non ci fanno una bella figura in Agorà.
Dite? In fondo il dio falegname figlio di una vergine non fa più ridere della divinità con la fioriera in testa che i cristiani sbaragliano e i nerovestiti Parabolani, oltre a spaccare giù tutto, sono descritti come gli unici che si curano di quella povera gente che i saggi Ellenisti ancora tengono sotto gioco come schiavi.
I cristiani, nel film, sono soprattutto il flusso inarrestabile della Storia, destinati a cannibalizzare i Romani che li hanno appoggiati e protetti e, passo dopo passo, a sostituirli consolidando nel dogma il proprio potere.
Ma non mi va di entrare nel dibattito (come in fondo non ci entra il regista che mi pare semplifichi un po' i Cristiani delle origini in funzione di un film che evidentemente parla di altro).

Detto questo, certo, la saggia Ipazia intuì con i suoi studi matematici sulle curve coniche quello che Keplero arrivò a teorizzare solo 14 secoli dopo di lei, ma nessuno dice che quello che il film dipinge come il cattivissimo Vescovo Cirillo fu il primo a scoprire la bontà dell'uovo mescolato con l'alcool, un'intuizione che solo nel XX secolo sarebbe stata ripresa dall'inventore del Vov.

mercoledì 5 maggio 2010

Variazioni sul tema.

Giorgio Messina di Fumetto d'Autore mi segnala QUESTA vignetta della serie "In Fumetteria" a commento del nuovo incarico di Marco "ComicUs" Rizzo in Panini.

Visto che il mio editor interiore l'ha trovata traballante come strutturazione della battuta e visto che, come già ampliamente sottolineato, sono snob, ne propongo qui tre possibili varianti:

Variant A:

Variant B:

Variant C:

Come noteranno i miei attentissimi 5 lettori e 1/2, ogni riferimento ad Andrea Rivi presente nell'originale è stato da me espunto dalla striscia perché… sono snob.

martedì 4 maggio 2010

Snob is good!

Sono snob e non credo che ci sia nulla di male.
Anzi. Essere snob oggi è assolutamente "IN".

Tipo che all'amico Voglino il film di Wes Anderson Fantastic Mr. Fox non è piaciuto perché lui dice che era snob.
Era snob? E codesti cazzi! A me è piaciuto eccome!
Mr. Fox sta alla poetica di Anderson (talmente snob che Salvatores può copiare il cöté de I Tennenbaum e nessuno in sala se ne accorge) come Nightmare Before Christmas sta a quella di Tim Burton (che non ha mai accettato di essere snob. E infatti oggi gira solo dei peti tonanti come Alice).

Lo ripeto: snob is good (e, visto che è in inglese lo metto tutto in corsivo perché… sono snob).

Prendete i fumetti, per esempio.
Come già detto in un precedente post, lo scorso weekend ero a Napoli per l'annuale appuntamento del Comicon (e questo, detto così, è già parecchio snob).
Il Comicon quest'anno era diviso in due parti: a Castel S.Elmo c'erano le mostre e gli editori (cioè il paradiso di noi snob che adoriamo accarezzare i volumi) mentre alla Fiera d'Oltremare c'era la fetecchia puzzolente che compra i gadget, i manga e si pittura da cosplayer.
Certo, le donne a Oltremare erano più nude, ma quelle di S.Elmo adoperavano meglio la lingua.
Intendo dire quella italiana, malpensanti.

Io sono contento che la fiera quest'anno fosse divisa così, un po' perché sono snob (e la calca mi adombra) e un po' perché la cassa è la stessa (e quindi, anche se in due luoghi separati, tutto quello sempre Comicon è).
Al mattino sono stato ad Oltremare, ho pranzato al Vomero e al pomeriggio ero a Sant'Elmo. Il che significa che non era tutta questa impresa titanica spostarsi da un luogo all'altro e che, in fin dei conti, ognuno poteva vedere tutto e poi scegliere quello che più lo aggradava.
Di più: credo che con questa logistica agli editori sia stata data una concreta possibilità di farsi un esame di coscienza, domandandosi qual è il rapporto tra le loro proposte editoriali e il pubblico che le acquista. Che tanto chi cerca il gadget, chi si veste da Sailor Moon o chi legge Death Note di, che so?, Rughe (di Paco Roca) se ne sbatte altamente gli zebedei.
Ma questa probabilmente è accademia visto che, per quello che mi riguarda, da anni ho tratto la conclusione che non esiste fiera di fumetto in Italia che offra prospettive di guadagno commerciale ad un piccolo editore (come ad esempio è saldaPress).

Da snob, comunque, una cosa che non capisco è come, dati di affluenza e di vendita alla mano, ai lettori italiani piaccia tanto andare alla fiera di Lucca e meno a quella di Napoli: a parità di bellezza/interesse culturale a Lucca, quando c'è la Fiera, c'è solo la Fiera.
A Napoli, quando sei stanco della fiera ed esci… cazzo, c'è Napoli!
Vabbè, come diceva Pazzaglia, non capisco ma mi adeguo…

Ma non è di questo che volevo parlare.
Volevo invece dire che il nome più snob di fumettista oggi in Italia è quello di Tuono Pettinato.
Io di un autore che ha scelto per se il nom de plume di Tuono Pettinato acquisterei e leggerei tutto.
E infatti lo sto facendo.
Apocalypso - Gli anni dozzinali pubblicato da Coniglio Editore è un libro stratosferico che consiglio a tutti voi, cari i miei 5 lettori e 1/2, un pamphlet a fumetti dove la fa la padrone l'amore per la Chiesa e il clero.
E aggiungo: che cosa c'è di più snob di creare una rivista con altri autori assolutamente snob (i Super Amici) che si chiama Picnic (vabbè, su questo avrei qualcosa da ridire, ma sorvoliamo…) e dentro metterci Bastardi da guerra, un fantastico fumetto incentrato sulla guerra del Vietnam con protagonisti dei cani?
E la cosa più snob di tutte è che Picnic è GRATIS!
Tuono Pettinato è la contemporaneità al potere!

(che poi questa folata di vento snob mi sa che crea anche una certa confusione nelle menti umane se l'anno scorso i lettori di XL hanno decretao che il miglior fumetto fosse Ratman e quest'anno la snobbissima opera Hanchi, Pinchi e Panchi di Maicol e Mirco)

Ma nemmeno di questo volevo parlare, diamine.
Volevo invece dirvi che venerdì sera, sempre a Napoli, ero a cena con l'artista Daw (che era artista ce l'aveva scritto sul pass che continuava ad esibire con malcelato orgoglio), con il di lui editore  e con la di lui (l'editore, non Daw) consorte (poi alla cena erano presenti anche Zipì Perullo e Giuliano Giunta, ma sono snob e quindi su loro due sorvolo, come sul fatto che, per la prima volta a Napoli, la pizza ordinata facesse ribrezzo).

Ma chi è Daw?
Daw è un giovane fumettista bergamasco, perrennemente sotto una sostanza stupefacente parente stretta della cocaina che però lui stesso produce all'interno del suo corpo (e di cui quindi si può alimentare tranquillamente senza che il suo conto in banca ne risenta).
Daw è anche l'autore del fumetto dal titolo più snob in assoluto al momento in Italia: "A" come ignoranza.
Alessio De Lamegi (che è così snob da non riuscire ad indicare un fumetto che non gli piace e da pensare che, quando si parla di fumetto, ogni sforzo, in fondo, vada premiato) mi disse tempo fa di tenere d'occhio Daw e praticamente mi obbligò ad acquistare un suo fumetto. Io non lo feci (termine snob per la cacca) ma, a Napoli, finsi con Daw di essere un suo lettore mentre invece ero semplicemente un suo sfogliatore. Ebbene sì, lo confesso. Il mio fu un tiro mancino.
Ma poi, a Napoli, "A" lo acquistai e lo lessi, per cui ora basta rompermi i coglioni.

Ora titolo dell'opera a parte (che è geniale, oltre che snob), la cosa più snob di tutte è sborsare 6.90 alla ProGlo Edizioni (che di "A" ne ha pubblicati finora ben 4 volumi… e 1/2) per leggersi con orgoglio un fumetto che, nè più nè meno, è quello che ognuno di noi, alle superiori, ha visto disegnare da quello che nella classe era il tizio che faceva i fumetti.
Avete presente quell'umorismo da quinta ginnasio che al tempo vi faceva tanto ridere? "A" è esattamente così. E voi, oggi, pagherete per averlo e sfoggiarlo in società.
Il vero snob vi direbbe che in un qualche modo l'umorismo demenziale di "A" si rifà a quello di manga come, chessò?, Enomoto, ma io sono così snob che a me Enomoto, a differenza di "A", non mi ha mai fatto ridere.

"A" fa ridere.
Fa veramente ridere.
Farà ridere Ren che ama le malattie psichiche e a cui lo presterò.
"A" vi rende orgogliosi di sentirvi scemi.
Vi libera l'orgone e, mentre godete, vi fa sentire parte del tutto.
E questo senza considerare che, alle fiere, lo stand dove c'è Daw che disegna e blatera è sempre imballato di femmine adoranti. E se non le vedete è solo perché le coprono i muscoli di Giuliano che di Daw è diventato a Napoli il fan #1.

Detto questo, Daw, effetto della cocaina endogena o meno, è genio puro. E la prova di ciò è che ha inventato un personaggio archetipico come Sbranzo (che è poi quello che avete visto in apertura di post).
Sbranzo è il fiore all'occhiello del fumetto italiano del XXI secolo e, credetemi, è così snob appuntarselo al bavero.

Snob is good, non dimenticatelo mai mentre attraversate spensierati i panorami delle vostre città.

Tex… Bah!

A Napoli Tex vince il Premio Attilio Micheluzzi come "miglior serie italiana".
All'annuncio del premio ero in sala e ho detto "Bah…" e quando l'hanno premiato e non ho mica applaudito (anche perché significava applaudire non solo al premio, ma pure alle fregnacce di forma che stava dicendo Faraci che ritirava il premio, tipo che Tex è vivo e lotta con noi).
Uno mi ha detto "Io Tex l'ho candidato".
E io sempre "Bah…".
Poi un altro mi ha detto "Eh, ma tu Tex non lo leggi. Come fai a dire bah?".
E come si fa a non dire "bah…" a un altro che ti dice "come fai a dirlo se non l'hai letto?"
Bah…

Dico, bah, io Tex non lo leggo ma credo, tipo questione di fede, che sia sempre Tex, scritto e pensato per essere Tex e che, alla fine, che venga prima candidato e poi premiato con il Premio Micheluzzi, per me è segno che, fumettisticamente parlando, siamo messi proprio male.

Voi che Tex ve lo leggete, al personaggio è successo qualcosa di narrativamente rilevante nell'ultimo anno?
Qualcosa che, a me lettore, possa dire qualcosa sull'essere umano e sull'universo che esso quotidianamente abita?
Qualcosa che è successo a lui e, che so?, non a Diabolik, Alan Ford, La Pimpa o all'adattamento a fumetti dei Teletubbies?
Sì, insomma, qualcosa per cui abbia senso quest'anno premiare Tex come miglior serie a fumetti italiana?

No, perché se le cose non stanno così, allora… bah!

(e anche io, come il Comicon, metto a corredo del post su Tex un'immagine di Tex disegnata da Magnus, roba che per uno che come me nel caso non ci crede ma ha una fede incrollabile nell'inconscio, significa che chi ha dato quel premio dentro sè stesso stava cercando disperatamente un modo di nobilitare qualcosa che in fondo sa che… è Tex)

lunedì 3 maggio 2010

Tango 3.0

Ok, tagliamo la testa al tonno: avevo abbozzato una recensione piena piena di cose argute e saputelle per questo nuovo album dei Gotan Project ma ho deciso di buttarla nel cestino.
Perché la verità è che io, al brano 2 di questo tanto atteso Tango 3.0, quando iniziano a cantare i bimbetti, salto al brano 3.

Così il brano 1 lo vivo con l'ansia che ogni secondo di musica (che pure è bella, ma non certo bellabella come quella del precedente Lunatico) ci avvicina sempre più al brano 2 e, con esso, ai cinni che cantano.
E io, lì, c'è poco da fare: salto al brano 3.

Gotan Project, che c'azzeccano i cinni con il tango?
Ve lo dico io: un cazzo!
Chi balla il tango (e ha dei cinni), i cinni li lascia a casa quando va a ballare, mica se li porta dietro. Chi ha dei cinni (e balla il tango), almeno per quelle duetrecinque ore di milonga non vuole saperne un cazzo di essere padre o madre di uno o più cinni: vuole ballare su una bella musica tanguera e non pensare ad altro che all'abbraccio che quando ingrana è tutto un altro andare.

Tutto questo per dire che mi sa che Tango 3.0 segnerà il definitivo divorzio tra GP e popolo tanguero (a cui anche io appartenevo, attualmente non appartengo e, chissà?, magari un giorno riapparterrò).

Che se parliamo dei GP – e qui recupero una parte saputella della già citata bozza di post eliminata – si deve parlare anche del fatto che il rapporto tra GP e popolo tanguero non è mai stato dei migliori.
Mi spiego: chi balla il tango magari trova anche piacevole da ascoltare la musica dei GP ma poi, quando si tratta di ballare, non la sceglie. La considera ascoltabile ma non ballabile (e questo vale soprattutto per Lunatico). Andando poi più nello specifico, tra chi sapeva che di là dell'Oceano esisteva una nuova scena tanguera molto prima che si imponesse a livello planetario il fenomeno GP, c'è sempre stata la consapevolezza che la loro musica fosse la vulgata di tanta altra musica a cui probabilmente mancava un buon ufficio stampa per emergere.

Comunque sia, questa è la scaletta dell'album:

1 - Tango Square
2 - Rayuela
3 - Desilusión
4 - Peligro
5 - La Gloria (feat. Víctor Hugo Morales)
6 - Mil Millones
7 - Tu Misterio (feat. Melingo)
8 - De Hombre A Hombre
9 - El Mensajero
10 - Panamericana
11 - Érase una Vez


Ora, cinni cantori a parte (che sono abbastanza orridi), il brano 1 è costruito sui fiati (che la fanno da padrone in tutto l'album) in modo interessante, il 2 (coi cinni) non si caccia giù,  il 3 è bello, il 4 così così, il 5 sembra una strana marchetta per gli imminenti mondiali di calcio (e probabilmente lo è pure), il 6 è un mezzo dub che sembra già un remix, il 7 c'ha dentro Melingo che canta e suona il clarinetto (e Melingo sì che è qualcosa di interessante nel tango contemporaneo), l'8 è una curiosa colonna sonora tanguera per una spy story anni 60 (tipo, che so?, che il titolo si riferisca a James Bond che incontra Carlos Gardel e, passeggiando tra le vie di Palermo e gli scorci di Sant'Elmo, lo coinvolge in una trama crepascoliana. Che così Crepascolo travalica dal narraverso dei "commenti" a quello dei "post"…), il 9 non è male, il 10 mi sembra il più bello dell'intero album con questo strano incontro immaginario tra il tango e i Bee Gees che ti mette addosso una voglia bestiale di pantaloni a zampa d'elefante (su scarpa rigorosamente con suola in bufalina) e, infine, l'11 che chiude l'album è una delle cose più brutte e melense (ma melenso brutto) che i GP abbiano mai prodotto (ma che probabilmente sarà l'unico brano che quei provoloni dei tangueri riusciranno a ballare).

Risultato?
Tango 3.0 è un album che, pur partendo bene, inciampa quasi subito (sui cinni), si riprende, un po' annaspa, qualche botta d'orgoglio qua e là ce l'ha ma poi, alla fine, si sgonfia come una torta in forno che mamma t'aveva detto di non aprire ma tu apri lo stesso e lei (la torta, non la mamma), pufff, retrocessa da dolce di fine pranzo domenicale a colazione di fretta dal lunedì al venerdì.

(QUI, cliccando sui singoli titoli, potete ascoltare i brani dell'album e toccare con mano se dico o meno cazzate. Cioè, più del solito intendo…)

Endorsement.

A Napoli – dove fui per la Comicon lo scorso fine settimana– mi informarono di questo editoriale del Botterone nazionale che, partendo da un allegro parlare attorno alla prossima uscita della salda-edizione di Rocketeer iniziato QUI, si concentra sul prezzo dei libri a fumetti.

Ringrazio qui pubblicamente Alessandro Bottero per aver avuto la voglia di mettere in fila una dietro l'altra le considerazioni che anche io, se fuori facesse freddo e non ci fosse proprio nulla al cinema, avrei scritto per filo e per segno per ribadire che fare i libri bene costa quel prezzo lì.
Insieme a lui, ringrazio anche il di rosso vestito Giorgio Messina che, a Napoli, mi ha insegnato questa nuova parola, endorsement, che io subito ho usato come titolo del post.

Detto questo, tre considerazioni:

1. in coda al pezzo del BN (Botterone Nazionale) ci sono vari commenti tra i quali mi salta all'occhio un AUMENTANDO I PREZZI tutto in maiuscolo. Ora, benedetto figliolo X che hai postato quel commento lì, se nell'anno del signore 2003 un nostro libro di 128 pagine in BIANCO E NERO costava 18 euro e oggi, anno di grazia 2010, 112 pagine dello stesso figosissimo grande formato ma A COLORI ne costano 20 di euro, possibile che non riesci a vedere che, a conti fatti, il prezzo è rimasto lo stesso?
(ma in realtà il bravo tipografo ti direbbe che è diminuito, però questo ce lo teniamo per noi…)

2. per quale motivo nell'universo esiste saldaPress? Semplice: per allineare il mercato del fumetto al prezzo adeguato dei libri.
Puntualmente, da quando siamo nati (editorialmente, 2001), c'è stato un momento in cui i libri a fumetti erano fermi su prezzi fuori mercato (verso il basso) e così ti arriva saldaPress che li riallinea ai valori indicati nel paniere ISTAT.
Risultato? Noi ci becchiamo i fischi e gli sputazzi e poi, tempo qualche mese, tutti gli altri piccoli editori come noi si allinenano.

3. noi saldatori siamo talmente lenti a pubblicare che, quando i nostri libri escono, il prezzo alto di copertina  per cui ci siamo beccati fischi & sputazzi preventivi, per i motivi esposti al punto .2 è stato ormai ampliamente assorbito dal mondo del fumetto e quindi, alla fine, io e il mio socio Marco ci guardiamo sempre negli occhi e, notando quanto è venuto bene il volume (e quanto costa in rapporto ad altri volumi diciamo "diversamente belli" pubblicati da altri colleghi editori), ci diciamo "Eh, però ci stava anche che costasse 1 euro in più…"

Quindi questo è quanto, cari i miei 5 lettori e 1/2.
E non dimenticate mai il jingle dello spot tv saldaPress del 2001: "L'edizione non è bella se non ha la sua bandella".