Visualizzazione post con etichetta Artsy fartsy?. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Artsy fartsy?. Mostra tutti i post

lunedì 7 novembre 2011

Decadancing.


Fossati mio, che gran brutto commiato dalla scena musicale che ti sei scelto.

Certo, se con questo album ci volevi comunicare che è l'ultimo perché in questa forma non hai più nulla da esprimere, tranquillo: il messaggio è arrivato chiarissimo.

Basti dire che la migliore tra le dieci tracce è quella scureggetta a zampa d'elefante che più o meno da il titolo all'album (e che qui sotto potete ammirare nella solita, squallida, marchetta da Fabio Fazio che vale la pena guardare solo per domandarsi: "ma che cazzo ha tanto da agitarsi quel tarantolato del bassista panzuto?"):



domenica 9 gennaio 2011

Chi fighetto e chi ignorante abbèstia.

Buon anno.
Leggo QUI Giorgio Messina che scrive questo:

"La maschera di “Harry dice” (dietro cui si cela ambiguamente Guglielmo Nigro), rappresenta tutta l’immaturità dell’informazione on line dedicata al fumetto. Abbiamo bisogno di firme autorevoli non di fantasmi che producono vuoto pneumatico pseudointellettuale in salotti virtual-snob. Bruciare la maschera di Harry significa augurarci un 2011 migliore per l’informazione di settore. La tradizione infatti vuole che per accogliere l’anno nuovo sia di buon auspicio bruciare le cose vecchie e cosa c’è di più vecchio di una maschera che racconta il fumetto come qualcosa da elite fighetta? Non stupisce infatti che Harry abbia sempre riscosso “successo” tra i fighetti del Fumettomondo alla Roberto Recchioni. A Gugliemo Nigro l’augurio sincero di levarsi la maschera e di riuscire ad andare oltre Harry e ad essere altrettanto “autorevole” firmandosi nome e cognome. Una sfida complessa nella sua semplicità che però ci permetterà di recuperare una firma “vera” al servizio dell’informazione dedicata al fumetto e non al servizio di un fantoccio che serve solo a lui."

Primo pensiero: sono ignorante abbèstia. Infatti non so chi sia Guglielmo Nigro.
E non è nemmeno la prima volta: non appena Harry dice è comparso sulla scena dei blog fumettistici sono stati diversi tra i cosiddetti "operatori del settore" che, con atteggiamento "mi capisci-mi capisci, gomitino-gomitino", mi hanno confidato sotto voce che Harry era Guglielmo Nigro.
E io – ora lo sapete voi che mi avete rivelato questo segreto – ho sfoggiato un mezzo sorriso che avrà fatto sicuramente intendere ai miei interlocutori che sapessi di chi si stava parlando.
E invece... ignorante abbèstia.

Però – secondo pensiero – anche se non so chi è Guglielmo Nigro, leggo il blog Harry dice e mi piace/interessa quello che c'è scritto. Cosa che non posso dire di tutti i blog che leggo. O almeno non sempre.
Però Harry Dice in generale mi piace e mi interessa.

Il terzo pensiero invece è: Roberto Recchioni fighetto??!!!!
Cavolo, di tutte le cose che uno potrebbe voler scrivere di Roberto, fighetto non mi sarebbe mai venuta in mente.
Roberto Recchioni fighetto??!!!! E fighetto per che cosa?

Ma il punto è un altro (che è poi il quarto pensiero): ok, accettiamo la premessa che Harry Dice è fighetto e che anche Roberto Recchioni è un fighetto e che quindi il loro approccio al fumetto-mondo è da fighetti (ed accettiamo pure quello che da tale premessa ne deriva secondo Giorgio Messina: che sono pseudointellettuali, gente da salotti virtuali snob la cui intelligenza produce solo vuoto pneumatico. Insomma, niente di particolarmente originale: la solita terna di aggettivi che si affibbiano a qualcuno che si vuol dire che se la tira).

Ma anche premesso questo, quale sarebbe il tipo di fumetto (o di cultura) che dal mondo raccontato/descritto/promosso/appoggiato da Guglielmo Nigro e Roberto Recchioni (oppure da Alessandro Di Nocera – altro obiettivo degli strali di Messina – i cui scritti/interventi io apprezzo moltissimo) resta escluso?

E lo chiedo a Giorgio: quali sono questi fumetti di cui non si parla in giro per colpa di tutti questi fighetti che parlano e scrivono solo di fumetti altrettanto fighetti?

mercoledì 13 ottobre 2010

Il capitalismo è come i troll: rigenera.

Sembra che Matt Groening non abbia affatto apprezzato la decisione di Fox di spostare la produzione dei Simpson in Corea (del Nord? Del Sud? Boh?) e pare che dare l'incarico al noto graffittaro situazionista Bansky di interpretare a suo modo la celebre "sofa gag" della sigla del cartone animato sia stato il suo modo per esprimere tale disappunto.

E Fox?
Beh, loro sono capitalisti seri: l'hanno mandata in onda e hanno lasciato che tutti i grafomani della blogosfera – il sottoscritto e i suoi 5 lettori e 1/2 compresi – se la rimbalzassero.



(per il mio cine-guru: se per te il Nolan di Inception è espressione di un pensiero cinematografico fascista, questo come me lo chiami?)

martedì 17 agosto 2010

Non è qui la Fest.

Non per dare sempre addosso al Maestro, ma vogliamo parlare della sua copertina per il quinto Dylan Dog Color Fest?


Ma che è 'sto Dylan Posh? In che cavolo di posizione ha quella mano? E l'espressione del viso? E la boccuccia?

Aggiungiamo il baloon esplicativo? Aggiungiamo:


Il Maestro…

venerdì 7 maggio 2010

REdrum.

Questo fine settimana a Reggio Emilia inaugura il coso della Fotografia Europea 2010 (che qui sembra che faccia tanto cafone chiamarlo festival).

Io questo coso, da quando è iniziato, non l'ho mai capito molto (e infatti i prossimi tre giorni li passo a Fano, perdendomi tutti i party e i vernissage. Da non confondere con i dressage che sono invece feste snob dove tutti si muovono di traverso).
L'impressione netta è che gli argomenti da festival fossero già tutti presi (tipo Parma la poesia, Modena la filosofia, Bologna il fumetto) e così Reggio ha detto. "Allora io faccio la fotografia". E poi ha tirato fuori la scusa di Ghirri per aggiustarsela.
Boh? Sarà che la fotografia non ha mai riscosso da parte mia grandi entusiasmi…

A parte questo, il tema del coso fotografico quest'anno è l'incanto, che però nel manifesto è scritto al contrario, come se fosse allo specchio.

Lo specchio appunto.

Ora, io credo che l'idea di usare una carta a specchio nella comunicazione per dare, appunto, l'idea di specchio, l'avesse già saturata nel1988 il grafico che ha fatto la copertina per  l'EP di Charlie "Faccia da pirla". Roba che già nel 1989 Fiorucci prese a male parole uno dei suoi art dirctor che gli aveva proposto la stessa soluzione, arrivando a rincorrerlo per i corridoi di Viale Premuda urlandogli dietro "culattone new wave dei miei coglioni!".


Fu già tanto che, nel 2006, l'Internazionale Oltranzista dei Grafici concesse a Time di utilizzare lo stesso espediente per una sua celebre copertina (quella in cui, dopo Filippo Mincigrucci all'ISIA, eri TU il "man of the year"). Però l'accordo con la IOG era che quella fosse l'ultima volta. E poche balle.

E invece i cosi della Fotografia non ti ritirano fuori la stessa idea per l'edizione di quest'anno?
Cioè, più che loro, i parmigiani di Qubicitaly + QubicNewYork che hanno avuto questa ideona (e che già solo perché c'hanno anche New York ti proiettano il coso in una dimensione international).

Ora, l'idea, per i motivi di cui sopra, già mi sembra una mezza cagata (che sfido chiunque a vederci qualcosa riflesso in quella carta a specchio appiccicata sulle affissioni).
Se poi ci aggiungete che sono 4 giorni che qui a Reggio piove e ripiove, potete immaginare che cosa ne è rimasto in giro dei simpatici specchietti (per le allodole). Poco o niente. Uno scollamento generale che mette più o meno la stessa tristezza di rivedere oggi in tv Alberto Camerini.

domenica 21 febbraio 2010

Il Marchese Borghi, cineasta.

In pochi, fuori da Reggio Emilia, conoscono la storia del Marchese Christian Maria Borghi.

Ricco di famiglia (in quanto unico erede di nobili genitori), al rampollo un giorno viene il pallino del cinema e, tra una cosa e l'altra, decide di investire un bel pacco di soldi per diventare il nuovo Orson Welles.
Beh, nel giro di un paio di anni il ragazzo sputtana tutto l'enorme patrimonio di famiglia per mettere in piedi la casa di produzione CMB con cui realizzerà solo un paio di cortometraggi ma, soprattutto, per organizzare delle feste di presentazione degli stessi che da queste parti i tiratori di coca professionisti ancora se le ricordano con una certa nostalgia.

La leggenda vuole che lo stesso Abel Ferrara, nel suo periodo italiano (ma è poi finito?) avesse ottenuto soldi dalla CMB per realizzare un progetto e che il Borghi avesse voluto nel cast del futuro film nientepopodimeno che Christopher Lee, rapporto di lavoro (pagato ANTICIPATAMENTE) di cui resta soltanto la foto in apertura di questo post. E ovviamente il film non si è fatto.
Sempre la leggenda vuole che il colpo definitivo ai sogni del Borghi gliel'abbia dato la causa messa su dagli eredi dello scrittore Fredric Brown che non presero benissimo il fatto di non essere stati interpellati in merito all'utilizzo del racconto "La sentinella" in uno dei suoi progetti.

Tanto per farvi capire, a Reggio Emilia quando si dice "fer Borghèda" (= fare una Borgata) si intende di "buttare via un mare di soldi per fare qualcosa di assolutamente strambo" e, tra appassionati locali di b-movies, l'amore per i film del Marchese Borghi ha sostituito comodamente quello nei confronti delle pellicole di Ed Wood.

Beh, io i film della CMB non ero mai riusciti a vederli (quando mi sono trasferito a Reggio Emilia il celebre cineasta era già scomparso da tempo, inseguito dagli strozzini e dalla famiglie di un paio di giovani attrici locali che aveva messo incinta) ma poi, l'altro giorno, con grandissima sorpresa ho visto che in rete sono spuntati i suoi ormai leggendari cortometraggi.

Che dire? La loro fama è ampiamente meritata e, da oggi, il marchio CMB è impresso a fuoco nel mio cuore.

Vedere per credere:





martedì 4 agosto 2009

Fucking Hell.


Su segnalazione di chi l'ha vista alla Biennale di Venezia di quest'anno e me l'ha raccontata (grazie Ren!), Fucking Hell, un'installazione di Jake e Dinos Chapman che definire strabordante e disturbante è dir poco e che, in una botta sola, ci riporta ai ricordi d'infanzia dei diorami con i soldatini e ce ne rivela la vera essenza.

Questi due giovani artisti concettuali inglesi, infatti, in due anni di lavoro, hanno messo in piedi una visione tridimensionale che deve molto alle "Cronache di guerra" di Goya (ma io ci aggiungo anche le visioni derivative di H.P. Lovercraft e della Games Workshop) nove terraria di tre metri l'uno disposti a forma di svastica che, esagerando, esasperando e non mediando rendono concreto l'incubo concepito da Hitler e dai suoi, rivelandone la struttura meccanica di progettata distruzione dolorosa della vita.

Cliccando QUI potete vedere il filmato che –ve lo dico a scanso di equivoci– è tanto affascinante quanto disturbante (e quindi peccato per la colonna sonora in stile finto elegiaco assolutamente fuori contesto.).
Ho passato una notte a immaginare che cosa significherebbe un film con persone in carne e ossa fatto esattamente così: una roba da fare impallidire (forse) Salò di Pasolini.