giovedì 26 marzo 2009

La musica che a noi giovani ci fa tanto sognare.

Era il 1990 e il mio amico Cippi era un fortunato possessore di un Commodore Amiga.

Lui era la star del gruppo e nessuno di noi (nerd, diciamocelo) si capacitava che la sua vita fatta di pallavolo a livello internazionale potesse avere qualcosa a che fare con la nostra.

E invece i punti di contatto c'erano e uno di questi era casa di Cippi dove si poteva passare la notte a giocare a Monkey Island cercando di indovinare a che cazzo servisse quel maledetto pollo di gomma con la carrucola.

Allora solo Cippi (che Monkey Island lo aveva già finito da un pezzo) lo sapeva e così, tra un suggerimento enigmatico e l'altro, passava il tempo a portarci dalla cucina quelle quantità di cibo notturno che allora il mio metabolismo non aveva nessun problema a gestire (oggi, per molto meno, rischierei la morte).

Dedico quindi a Cippi questa esecuzione rock che a noi giovani ancora ci fa sognare tanto tanto tanto.

Sul palco, la Commodore 64 Revival band Press Play on Tape:

lunedì 23 marzo 2009

Sono ancora in tempo per la Guerra Civile?


(Capitan America)
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Allora, in definitiva su chi possiamo contare, Falcon?

(Falcon)
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Namor ha rifiutato, Wolverine non vuole creare contrasti con gli X-Men e il Dottor Strange è irraggiungibile, Cap.
Detto questo, Pantera Nera era sconvolto per la tragedia di Bill Foster e mi ha assicurato che sia lui che Tempesta ci sosterranno.


E tu da che parte stai?
Da quella del buon gusto, grazie.

domenica 22 marzo 2009

Moralisti & moralismi (cap.1)


Ma perché in Italia la serie tv Secret Diary of a call girl hanno sentito il bisogno di intitolarla Diario di una squillo perbene?

Ridateci la segretezza e riprendetevi il perbenismo, moralizzatori dei miei coglioni!

venerdì 20 marzo 2009

Nightwalkers.

Piccolo video dedicato a tutti quelli come me che, senza il Mirapexin almeno un'ora prima di andare a letto, di notte camminano, camminano e camminano.

Ma dedicato, soprattutto, a coloro che di notte ci stanno vicino.

giovedì 19 marzo 2009

Flocca la rete, flocca.


In edicola il secondo numero dell'edizione italiana di Wired, la rivista che si gioca con l'edizione italiana "no fur" di Playboy il premio per la "migliore uscita fuori contesto" del 2009.

Sarà anche la rivista cult dell'innovazione, metti pure che è finalmente anche in Italia, ma non mi stupirei se, editorialmente parlando, Wired venisse ricordata dai posteri principalmente per la floccatura della copertina di questo numero.

Giudizio: del tutto prescindibile.

E ora qualcosa di completamente diverso.

Andrea Toscani, prima di essere il traduttore di punta di quella piccola e graziosa casa editrice che risponde al nome di saldaPress (che tutti gli altri sono comunque arrivati moooolto dopo), è una persona che frequenta la mia vita dal primo giorno delle scuole medie.
Non mi ricordo se me lo sono trovato seduto a fianco nel banco subito o dopo gli inevitabili cambi di posto che accompagnano i primi giorni di ogni nuovo ciclo scolastico.
Fatto sta che Andrea, nel mio ricordo, è quello che mi saluta senza alzare lo sguardo dal foglio che è impegnatissimo a disegnare e con cui, ça va sans dire, mi sono immediatamente trovato.
E, cosa più importante ma a questo punto anche abbastanza ovvia, da allora è anche uno dei miei più cari amici.

Bene, tutta questa premessa solo per ribadire che mi piace divagare mentre scrivo (un po' si intuiva, vero?) e per dire che ieri mi è arrivato per posta il regalo di Andrea per il compleanno, ossia Refusi - Diario di un editore incorreggibile che è un libro di Marco Cassini che, in sintesi, racconta di come sia inestricabile il rapporto tra il lavoro di piccolo editore (che è una categoria editoriale e mentale a sè) e… la nevrosi.
Quindi perfetto per il sottoscritto.

Marco Cassini è sempre stato un po' il mio eroe per un semplice motivo: ha fondato e dirige (con Daniele di Gennaro) Minimum fax e, quindi, è per me da sempre (cioè, dal 1994) legato a filo doppio a Raymond Carver che è uno degli autori che più amo e che la sua casa editrice ha pubblicato integralmente.

Insomma, un post per ringraziare Andrea (ok, non ci riesco: il Tosco) per il bel regalo che ho iniziato a leggere stamattina (e così Judith Viorst dovrà aspettare ancora qualche giorno).

ps: lo so, sono un sadico: cliccando il nome del Tosco a inizio articolo potete raggiungere il suo blog e insultarlo un po' perché ha smesso di aggiornarlo più o meno un figlio fa).

lunedì 16 marzo 2009

Trentott'anni.

Prima che la luce cambi, scatto una foto di questo primo giorno dei miei trentotto anni compiuti e la affido a questo blog che, in questo modo, torna ad avere per un attimo il suo significato diaristico originario.

La memoria è sempre parziale e quindi anche ingiusta. E quella consegnata a un mezzo come la rete la cui natura la rende incapace di dimenticare lo è ancora di più. Va tenuto sempre presente quando si legge qualcosa su uno schermo.

Sono in casa di Fiorenza e fuori c'è una bella luce.
La caffettiera borbotta sul fuoco e Lilla è appena rientrata portandomi la sua prima preda primaverile, una lucertola priva della coda e di una zampa che implorava di essere finita. Lilla le si sdraia a fianco e, guardandola a testa in giù, si prende le mie carezze sulla pancia mentre le faccio i complimenti che le sono sempre dovuti per la caccia.
Un predatore che porta la sua preda nella tana del capo branco fa sembrare i concetti di bene e di male qualcosa di inutile e, in un attimo, mi fa capire quanta importanza ha avuto per me questo anno e mezzo vicino a questo animale che alla mattina si sveglia prima di tutti in casa e decide lei quali sono i giorni in cui vuole avere pazienza acciambellandosi ai piedi del letto e quali i giorni in cui non ne ha e vuole uscire a godersi il mattino.

Da bambino ho avuto solo un animale, un bastardino che io e i miei amici avevamo adottato.
Quando tornavo da scuola quel cane si appiattiva tra l'erba alta del giardino e aspettava che lo andassi a cercare. Appena prima che gli arrivassi vicino saltava fuori e cominciava a corrermi intorno.
Gli avevamo costruito una cuccia tra gli alberi assemblandola alla meno peggio con dei pezzi di legno rubati dai cantieri vicini e con i miei amici facevamo a gara a mettergli nella ciotola gli avanzi del pranzo e della cena.
Un giorno mio padre l'ha portato via dicendo che nel giardino del condominio non si poteva tenere un cane. È venuto a prenderlo mentre era al lavoro, in uniforme, e l'ha chiamato per farlo salire sulla volante. Lui non aveva motivo per non fidarsi, così è salito e mio padre l'ha portato via.
La sera poi mi ha detto di non averlo portato al canile ma di averlo lasciato libero in un paesino delle colline, come se questo mi dovesse consolare. Però, mentre me lo diceva, aveva un mezzo sorriso che faceva vedere che era nervoso per qualcosa, ma le mie domande allora non avevano diritto a una risposta. "Ho detto basta" voleva dire fine di ogni discussione.
Ho aspettato per mesi che quel cane ritrovasse la strada e tornasse da me e non credo di aver mai perdonato mio padre per questa attesa.
Credo che se mio padre potesse ancora parlare gli chiederei solo dove ha portato veramente quel cane.

Carmine mi ha appena chiamato e siamo stati un'ora buona al telefono.
Non si ricordava del mio compleanno e mi voleva semplicemente salutare dopo un lungo periodo di lavoro in cui non siamo riusciti a sentirci.
Però oggi è il mio compleanno e io ci credo alle coincidenze. E così, parlando, Carmine mi ha fatto un bellissimo regalo di compleanno: mi ha raccontato la traccia di una storia che ha in mente.
L'ho ascoltato seduto sul divano e pensando che, come sempre, quello che si vedrà sulla pagine sarà solo una minima parte di ciò che Carmine è capace di raccontare, di ciò che riesce a farti immaginare ad occhi aperti man mano che ti trasmette il suo entusiasmo per il racconto.
E anche stavolta sento che Carmine ha fatto centro con la sua storia di cavalieri immaginari, stazioni diroccate, centri commerciali e… sì, e zombie.

Continuo a starnutire per una mezza influenza che è arrivata sabato e che, dopo un po' di febbre, ormai dovrebbe essere risolta. Il parallelismo tra i gradi di febbre e gli anni compiuti mi colpisce.
Tiro su bene la serranda per fare entrare qui in sala gli ultimi raggi di sole della giornata e, quando sento chiudere uno sportello e cigolare il cancello, guardo sempre fuori della finestra per vedere se è Fiorenza che torna dal lavoro.
Ma è ancora presto.

Durante il giorno, sul cellulare, si sono alternati gli sms e le telefonate di auguri degli amici e, ovviamente, il fiume di parole di mia madre in cui, come detriti portati dalla piena, emergevano dalla corrente preoccupazioni, informazioni, rimproveri, richieste e offerte.
Alcuni auguri ancora mancano. Mi dico che la giornata non è ancora finita ma, in fondo, sento che certi discorsi si sono interrotti e pensare che riprendano oggi sarebbe come fingere di credere ancora in una magia che ormai non funziona più.
Però oggi, a differenza di qualche tempo fa, penso anche che ci sia bisogno di un'evoluzione nei rapporti e che far vivere per sempre sulle stesse basi le relazioni tra le persone sia molto peggio di ammettere che qualcosa è finito.

Durante il pomeriggio sono andato avanti con la revisione del lettering di Casanova e ora mancano solo un paio di capitoli per concluderla.
Fraction e Bà hanno messo su un impianto narrativo che se da una parte rimescola molte carte sul tavolo della narrativa di genere, dall'altra segna anche un paio di punti sul tabellone del fumetto d'autore. E in tutto questo credo davvero che Andrea Voglino abbia trovato le parole più adatte per sostenere il ritmo dato dalla sceneggiatura e dal disegno.

Sono orgoglioso del mio lavoro come editore anche se mi odio tutte quelle volte che il piacere di immaginare quello che si potrebbe fare si mangia la voglia di farlo concretamente.
Passatemi la metafora geek, ma io sono sempre stato uno di quelli che a Command & conquer non era in grado di gestirsi contemporaneamente l'attacco, la difesa e la gestione delle risorse. Questo schema triplice di azione finiva sempre per mandarmi in ansia e così il mio attacco arrivava solo quando avevo accumulato risorse sufficienti per essere sicuro di vincere in un colpo solo.
Se non che certe missioni così non si potevano vincere e quindi io quel tipo di giochi li ho sempre mollati a metà.
E questo ovviamente, nella mia vita, non ha riguardato solo i videogiochi.

Oggi è il sedici marzo e compio 38 anni.
Quando ne ho compiuti sei i miei mi hanno regalato un Big Jim vestito da sommozzatore. Mentre ci giocavo la televisione trasmetteva in bianco e nero le notizie del rapimento di Aldo Moro e dell'assassinio della sua scorta.
Ascoltavo e non guardavo lo schermo, forse perché mi ero accorto che mio padre non era ancora tornato dal lavoro e mia madre, mentre preparava il pranzo, si era fermata per seguire quello che stava dicendo il telegiornale.
Non ho guardato così intensamente che ancora oggi, 32 giri di sole dopo, ancora ne ho un'immagine precisa in mente, un ricordo che, come si diceva prima, forse è solo una cosa falsa reiterata.

Per stasera Fiorenza ha radunato i miei amici, le persone di questa città a cui voglio bene, in un posto in cui ci ritroveremo per mangiare qualcosa insieme e fare festa. Io non dovevo saperlo, ma fatto sta che lo so e mi fa piacere lo stesso.
Oggi compio 38 anni e, come mi ricorderà Lilly tra poco, significa che alle spalle ne ho 38 e non 37.
Penso che l'anno passato è stato davvero duro ma molto importante per la mia crescita interiore e per certi passi che l'anno scorso ho deciso che era tempo di fare.
Penso che oggi accanto a me ho una compagna che non ha ancora capito bene come prendermi ma che mi ama lo stesso, una donna dal sorriso unico che non si da mai per vinta e che continua a sbattere la testa per trovare un modo di fare dei passi insieme, una donna che io amo e che sono felice di aspettare qui, stasera, mentre fuori il sole è ormai tramontato e, tra uno starnuto e l'altro, si avvicina il momento in cui io e lei insieme ci prepareremo per uscire e incontrare i nostri amici.

Oggi compio 38 anni. E ho un sacco di cose ancora da fare.

(Che è una di quelle cose alte e roboanti che uno dice e poi, come minimo, gli arriva un vaso di fiori in testa e muore.
Speriamo solo che non siano gerani. Io li odio i gerani.)

giovedì 12 marzo 2009

Anni luce avanti.

Su segnalazione del sempre benemerito Dave, ecco qua il vincitore dell'Orso d'oro come miglior cortometraggio alla Biennale 2009.

Please say something, ovvero il melò di domani secondo David O'Reilly.
In un lontano futuro, la travagliata relazione tra un gatto e un topo: cioè, come dire Grattachecca & Fichetto shakerati da Ingmar Bergman e versati dai Radiohead in un tumbler riempito di ghiacchio poligonale.

Che ovviamente non significa un tubo, ma mi evita di dire che questi 10 minuti d'animazione in finto low-fi sono una delle cose più belle che mi sia capitato di vedere ultimamente.


Please Say Something - Full Length from David OReilly on Vimeo.

martedì 10 marzo 2009

Who watches the Ombudsmen?

Come editore italiano della striscia PvP, mi piace segnalare questa bella sequenza con cui l'autore Scott Kurtz ha voluto omaggiare l'uscita al cinema di Watchmen.

Kurtz ha scelto un modo affettuoso di farlo rileggendo l'opera di Moore & Gibbons* attraverso ciò che probabilmente conosce meglio: i personaggi delle strisce a fumetti del Syndicate.

Il risultato è una serie di 5 strisce intitolata Ombudsmen ("i difensori civici", ovviamente parodia dei "controllori" originari) che potete leggere iniziando da QUI.

* Moore, Gibbons e Higgins. E diciamolo almeno una volta, soprattutto ora che ho scoperto -grazie al bel libro edito da Lavieri– che John Higgins, nonostante abbia fatto un lavoro della madonna con i colori, è l'unico della combriccola che non si becca le royalties sui libri venduti.

Who watches Ficarra & Picone?

Bene, questo fine settimana è uscito in contemporanea mondiale Watchmen.

Peccato che per l'industria cinematografica italiana quello che viene sia il weekend del nuovo film di Ficarra & Picone e, a giudicare dagli autobus visti a Bologna, dalla campagna su tv, radio e giornali e dalle gigantografie appese nella hall del multisala, sembra proprio che dei controllori mascherati agli italiani, se prima gliene doveva fregare poco, da venerdì gliene dovrà fregare anche meno.

L'altro giorno mentre al cinema guardavo il trailer di questo nuovo film che devo ricorrere a Google per ricordarmi che si intitola La matassa (cioè, come i film di Aldogiovanniegiacomo: semplicemente il nuovo film di AG&G) pensavo: "ma tu guarda che strano. Il trailer di un film comico che non fa ridere".

sabato 7 marzo 2009

Un'idiozia conquistata a fatica.


"No niente, l'altra sera sono andato al cinema.

E poi non so neanche bene perché ci vado.
Ogni volta che esco dal cinema mi sento più stupido e più cattivo.
Non importa. Ci vado lo stesso.

Mi siedo e… PIM! PUM! PAM!
Calci, pugni, scontri..
PIM! PUM! PAM!
Esplosione, sangue, effetti speciali.

Ritmo, ritmo, RITMO!
Tanto di quel ritmo… che secondo me manca il ritmo.

Dai, non importa. Andiamo a casa."

(Giorgio Gaber, Quello che perde tutto, 1997)

venerdì 6 marzo 2009

Note in margine a un classico del fumetto.

Diciamocelo.
Hugo Pratt sarà anche stato un maestro del fumetto a livello mondiale, ma il suo lettering faceva davvero cagare.


Ciò comunque non toglie che "Corte Sconta detta Arcana" in versione cartonata di grande formato e a colori a 2,90 euro (oggi per la collana "I Maestri del fumetto" di Panorama) sia davvero un affarone.
Brava Magic Press (che ha curato la collana)!

PS: Ma non toglie nemmeno che il resto della collana (a 10 euro a volume) mi pare di un'inutilità clamorosa e che, davvero, siamo arrivati alla frutta con questo tipo di operazioni editoriali, ulteriore dimostrazione che, in Italia, la capacità di immaginare è stata bellamente sostituita da quella di riproporre lo stesso modulo finché non si esaurisce.

George, hai sbulaccato.

Lo sanno tutti: con la trilogia del prequel George Lucas è riuscito in una botta sola a scontentare il 100% della base dei suoi fan.

Ho sempre sostenuto che quei tre film dimostrano inequivocabilmente che George non ha amici.
Un amico gliel'avrebbe detto: "George, sei ricco oltre l'impossibile. Non hai bisogno di altri soldi. E comunque questi tre film, da qualunque parte si guardino, fanno cagare. Convincitene e chiedi scusa alle persone".

Ma così non è stato e, quindi, ora i fan della saga di Guerre Stellari si coalizzano e glielo dicono tramite un documentario.
E il bello è che chiunque potrà partecipare mandando un proprio video.
Così impara.

In piedi. Entra la corte. Il popolo contro George Lucas.



In genovese, sbulaccare = cagare fuori dal secchio, esagerare (slang courtesy of Marcello Conta).

giovedì 5 marzo 2009

Aspettando che arrivi "Watchmen" al cinema.


Qualcuno probabilmente sa qualcosa che io (ancora) non so.

Parliamo di Watchmen, il film di Zack Snyder, da domani in tutti i cinema.

Oggi parlo con Fiorenza per andare domani sera a vedere "Watchmen" al secondo spettacolo.
Cosa ti aspetti, cosa non ti aspetti, come sarà, come non sarà e via dicendo.
A un certo punto le dico: "A me la parte più interessante mi sembra che sia il lato della produzione e della promozione".
E lei: "Come promozione non mi sembra di averne visto un granchè".
Ed è lì che penso io ho visto un sacco di promozione per questo film ma… soprattutto in rete.
Anzi, meglio: solo in rete.

Prima di cena faccio un salto al multisala per acquistare i biglietti, così da non dover fare la fila domani e non doverci beccare dei posti del cavolo.
Dico alla ragazza alla cassa: "Domani date Watchmen, vero?"
Nelle mie intenzioni è una domanda retorica, una di quelle da "isn't it"?
Ma lei mi guarda come per dire: non so di che cosa stia parlando ma, qualunque cosa sia, me lo sta comunicando lei in questo esatto momento.
Poi butta un occhio al suo collega che le conferma che non sono un mitomane, che lui lo sa di che cosa sto parlando e che lei può darmi i biglietti.
Dico: "Due posti centrali e in alto, se è possibile".
Il suo sguardo mi chiarisce che, con tutto questo anticipo, pagando adeguatamente potrei scegliere anche il colore della fodera delle poltrone.
Mi da i biglietti ed esco.

All'uscita prendo un volantino con gli orari del multisala.
In basso, sono annunciati i film in uscita questo fine settimana:
- "La Pantera Rosa 2" con Steve Martin (di nuovo?)
- "Due partite" (irrilevante)
- "Live!" (con Eva Mendes, ma irrivelante lo stesso)
- "The Wrestler" (Cazzo! Mi ero dimenticato che usciva anche The Wrestler!)
- "La matassa" con Ficarra e Picone
- "Nemico pubblico n°1" con Vincent Cassel (che di buono c'ha solo la moglie)

E Watchmen?
Niente, nemmeno tra i poster dei "prossimamente" nel parcheggio.

Poi rifletto: "Ciak" mi pare che non abbia nemmeno dedicato una copertina a Watchmen.
E, dentro la rivista, credo che, da quando è stato annunciato il film, non ci abbiano fatto più di un paio di articoli.

Mah, vedremo…

martedì 3 marzo 2009

E il carbonchio?

Ogni volta che mi arriva un pacco dagli Stati Uniti, mentre lo apro, penso sempre la stessa cosa: ma che fine avrà fatto il carbonchio?

Cioè, qualche anno fa sembrava che nella posta statunitense il carbonchio (o antrace) girasse che era una bellezza. Attacchi terroristici al carbonchio erano all'ordine del giorno. I pacchi e le buste potevano sempre contenere una mortale polverina giallastra che bastava respirare per farti cadere la pelle a brani (una forma di zombizzazione pure questa? Mmm…).

Poi, puff!, più niente.

Che è successo?
Che fine ha fatto il misterioso terrorista postale? È morto pure lui? Lo hanno arrestato? Almeno si è saputo chi fosse?

Oppure, più semplicemente, non c'è stato nessun attacco terroristico in salsa virale e, come sosteneva Micheal Moore, abbiamo assistito tutti all'ennesima manifestazione di quel clima di terrore pompato ad hoc dai media a cui poi la realtà (antipatica) si rifiuta di aderire?

Mentre ci penso, ovviamente tossisco (come ogni volta che vedo Safe).
E, come una sorta di post-it, appiccico qui sotto la foto di una balla pietosa raccontata nemmeno tanto bene. Ci scommetterei una palla (una sì, due no) che dentro la provetta c'era solo farina invecchiata.

domenica 1 marzo 2009

Alla fin della fiera…

Tornato da Mantova penso un paio di cose.
Una è questa: è giusto che nella vita ognuno trovi la sua strada.
E così alcuni distribuiranno i libri e altri… le minestre.