sabato 30 gennaio 2010

T'amo tamarindo!


Dedicato a tutti i bevitori e le bevitrici di tamarindo in ascolto.

(per gli ignoranti in botanica tra i miei 5 lettori, quelle foglie che si vedono sopra la testa del coraggioso esploratore dalla folta barba rossiccia appartengono a un Tamarindus Indica, cioè un volgarmente detto albero di tamarindo).

Qui di seguito il coraggioso esploratore ha sloggiato dall'inquadratura  e si può finalmente apprezzare meglio l'albero i cui frutti sono alla base della gustosa e ormai desueta bevanda.

Il tamarindo trionferà!

giovedì 28 gennaio 2010

Di ritorno.

Dunque, io ero qui:


poi sono andato qui:



e adesso sto  tornando qui:



Ecco, credo che mi sia sfuggito qualcosa delle logica distruttiva che guida la sequenza mie azioni (tranne, appunto, che non è logica ed è distruttiva).

Comunque a tutti voi che mi conoscete, giuro che non vi proporrò proiezioni di diapositive al ritorno: non è nel mio stile e, se mi conosco, al secondo giorno avrò già abbandonato la digitale in camera per manifesta incomunicabilità tra me e i dispositivi fotografici di qualunque tipo (salvo poi rammaricarmi che io, qualunque cosa faccia, non ho mai un cazzo di foto a documentarlo).

A meno che non sia caduto l'aereo e allora, con 'sta cosa dei post con la pubblicazione pianificata, sarò già diventato una 5 minutes star per su Studio Aperto (dannato Pasquale! Tu si che avevi capito che cosa c'era dietro!) e voi vi starete già rivendendo la mia inutile biografia, compreso l'aneddoto di me che entro in agenzia con una foto di spiaggia bianca in mano e dico alla tour operator dietro il bancone "Buongiorno. Mi manda in un posto così?"

mercoledì 27 gennaio 2010

Ultimo giorno di mare.


Cioè questo è il post del 27 gennaio, il che significa che domani chiudo la valigia, bacio la spiaggia, saluto i coralli e me ne torno… me ne torno… no, scusatemi, non riesco a dirlo.

(Pensavo: potrei vendere i biglietti per assistere alla faccia che farà la mia terapista quando le racconterò questa cosa dei "post con pubblicazione pianificata", soprattutto dopo che l'ho già fatta partecipe del mio personale parallelismo tra il rivestimento interno della valigia e quello di una bara, con tutte le ipotesi interpretative ad esso collegate ed applicate a quella che evidentemente è la mia idea di viaggio. È una cara donna con un grande senso dell'umorismo: saprà comprendere. Come sempre).

martedì 26 gennaio 2010

Ode sperticata a Matteo Bittanti.

Non sono sicuro di non averlo già scritto su questo blog, ma credo che la rivista Duellanti abbia fatto un salto di qualità esponenziale da quando ha arruolato tra le sue fila Matteo Bittanti (mi pare il primo a destra nella foto qui sopra: gli altri la mia ignoranza abissale mi impedisce di identificarli).
Cioè, Bittanti è da un po' che scrive (anche) su Duellanti (dico "anche" perché ero un avido lettore delle sue analisi sul game design pubblicate su Game Pro/Videogiochi: ma perché quella stupenda rivista ha chiuso? Perché non vendeva un cazzo, ciccio. Ah ok, grazie per la risposta), però fino a qualche mese fa i suoi pezzi (comunque sempre interessantissimi) erano quasi esclusivamente, appunto, su videogiochi e nuove tecnologie.

Ma adesso Bittanti scrive anche di cinema e, tanto per dire, io a tutti quelli che mi dicono "però l'ultimo dei Coen mica l'ho capito. E l'ho trovato pure un po' noioso" consegno seduta stante fotocopia dell'articolo "Eppoi?" (Duellanti #58 pp. 10-11) in cui il già menzionato Bittanti, in due pagine scritte fittefitte, ci conduce in un'analisi del significato del film attraverso l'interpretazione della sua colonna sonora (che poi lui dice che la sua è una lettura semiseria di A serious man, ma che ci volete fare? Bravo e pure modesto).

Poi prosegui a sfogliare la rivista e, dopo averlo incrociato che ti recensisce Tra le nuvole (e personalmente mi convince ad andare a vedere il film) e ti fa leggere con occhi nuovi La lunga marcia di Stephen King -tac!- te lo ritrovi verso la fine che ti parla delle ditte hi-tech della Silicon Valley (però dal punto di vista dei Promotional Landscapes di Mauro Ceolin) e della struttura dei loro parcheggi.

E a un certo punto ti butta lì una cosa tipo "hai presente quando in A serious man, il giovane rabbino dice a Larry: dai un occhiata al parcheggio. Non c'è molto da vedere ma se fossi un turista, qualcuno che avesse scarsa familiarità con queste auto, qualcuno che avesse ancora la capacità di sorprendersi, qualcuno dotato di una prospettiva inedita… Tu guardi il mondo attraverso occhi stanchi… le cose non vanno poi così male. Guarda il parcheggio, Larry".

Collegamento geniale (e nuova chiave interpretativa per il film dei Coen).

Insomma, nonostante il tono cazzonesco di questo mio post, Matteo Bittanti è il mio eroe (da cui l'etichetta del post "Heroes") e ogni volta che leggo un suo pezzo mi cade il giornale perché inevitabilmente ad un certo punto mi metto ad applaudire.

E basta leggere le mie fotocopie: comprate Duellanti, bestie!

(poi se volete che Bittanti oltre che il mio eroe diventi anche il vostro, fatevi un giro sul suo blog che, essendo lui il mio eroe, linko subito al mio nella colonna qui a lato).

lunedì 25 gennaio 2010

Freddie, l'aragosta e Mr. Wobble.

Cose che non mangerò a Zanzibar: la famosa aragosta Zanzibarina.
Non mangio pesce e quindi nemmeno crostacei. E per questa cosa sono già stato redarguito da Voglino che, quando gliel'ho detto, non si capacitava che andassi a Zanzibar e non assaggiassi la famosa aragosta Zanzibarina.

(Però questo mi ha fatto venire in mente una scena che potrei provare a vendere a Matt GroeningHomer Simpson va in vacanza a Zanzibar e gli servono un'aragosta coi baffi neri: la famosa aragosta Zanzibarina modificata geneticamente per omaggiare Freddie Mercury, il più celebre Zanzibarino nel mondo)

A parte questo, visto che non mangio pesce, credo che mentre voi starete leggendo, io mi starò nutrendo con della gran frutta. E in omaggio a questo fatto quasi epocale, vi propongo questo video segnalatomi dal sempre attento Dave che racconta proprio del violento e crudele mondo della frutta:

domenica 24 gennaio 2010

Precog.


Questa funzione "pianifica la pubblicazione del post" è una figata. Un po' da disadattati borderline (te l'avevo detto Cagliostro che non potevi battermi?) ma una figata.

E così non posso esimermi dall'affibbiare a questo post del 24 gennaio un'etichetta "non ci sono più…", ovviamente per commentare la notizia che oggi svetta su tutte le prime pagine dei quotidiani internazionali: la tragica ma ugualmente farsesca dipartita del nostro Premier (ormai ex Premier) Silvio Berlusconi.

Cioè, volete mettere una botta da precog così?

Se c'ho preso, a parte la soddisfazione, il successo è assicurato (oltre alla galera e la compagnia dei servizi segreti sotto casa dei miei parenti per i prossimi vent'anni per capire come cazzo ho fatto. E giocate 82 e 5 sulla ruota di Bari).

Se non c'ho preso, chi se ne frega? È la rete e la marea di cazzate che ogni giorno vengono postate ci mette pochissimo a cancellare il ricordo di qualsiasi cosa.

(ma se c'ho preso…)

sabato 23 gennaio 2010

Pensieri sul passato.



Certe persone si stupiscono che il mio film del cuore sia ET. Altre no.
Su ET racconto sempre un aneddoto di tanti anni fa che però qui ora non racconterò.
Comunque sia chi liquida ET come un film per bambocci girato da un bamboccio yankee, me lo dovrebbe trovare un altro film girato così: in ET il mondo degli adulti è rappresentato totalmente fuori campo (cioè come faceva Schultz nei Peanuts), i personaggi –spesso inquadrati in un controluce che ne cancella i lineamenti e li definisce come forme primarie– emergono costantemente dal buio e un dettaglio come quello di un portachiavi agganciato alla cintura racconta tutto quello che c'è da raccontare sulla violenza e l'incapacità di comprendere).

Se inizio a vedere ET, da qualunque punto lo prenda, lo devo guardare fino alla fine. Se accanto a me c'è qualcuno che non l'ha mai visto prima (tipo mia madre, che "quel film con quella specie di tubero non lo voglio mica vedere") allora il "dai, vediamo se scatta anche questa volta" prende il sopravvento. E ovviamente sto parlando della magia del film, quella che va oltre la trama e che si innesta invece in un "come il film racconta" che lavora lo spettatore ai fianchi, anche quello che di linguaggio cinematografico non ne sa una cippa. Da questo punto di vista ET è talmente denso che a Spielberg gli si perdona anche di riaverci messo le mani vent'anni dopo con il digitale per sostituire le armi da fuoco con i walkie talkie (che poi, in fin dei conti, il suo è stato è un intervento etico alla Shigeru Myamoto: solo che Myamoto è da sempre più coerente di Spielberg).

Ogni visione di ET mi mostra qualcosa di nuovo del film. Tempo fa una mia amica scrittrice mi fece notare lo struttura quasi magica della camera di Elliott e del suo armadio (vero e proprio oggetto del desiderio per i bambini del tempo), strutture spaziali che si aprono misteriose una sull'altra e che, se provi a metterle in pianta, non può che venirti in mente Escher (o, ad alcuni malati come me, Lovecraft).

Oggi guardo il film e per la prima volta mi concentro sulla figura di Micheal, il fratello maggiore di Elliot: è una figura tragica, esclusa sia dal mondo degli adulti (a cui non appartiene ancora) che da quello dei bambini (a cui non appartiene più). L'unico gruppo che lo accetta è quello dei drop-out dell'immagine di apertura di questo post (e mi sono sempre domandato da quali relazioni siano legati quei quattro personaggi del film: l'unica certezza che sento di avere è che l'adulto corto con il giubbotto senza maniche è di sicuro quello che comanda).
Non credo di averlo mai notato prima: nella sequenza del film in cui sembra che ET ed Eliott stiano entrambi morendo, Eliott è l'unico che ha diritto a stare accanto all'alieno, la sorellina ha la mamma vicino che la consola. E Micheal? Lui è da solo, altrove rispetto a dove si svolge la scena, seduto immobile tra i pupazzi dell'armadio, come se questo gesto potesse riammetterlo nel mondo dell'infanzia (e che le dimensioni del suo corpo già adulto in relazione allo spazio e agli oggetti indicano chiaramente come ipotesi non attuabile).

Ce ne fossero oggi di film bamboccioni scritti e diretti come ET

venerdì 22 gennaio 2010

Videocrazia.



(Da Duellanti #58, pp 109)

"Noi siamo l'unico paese in tutto l'Occidente in cui le immagini, il cinema, la televisione non sono materia di insegnamento nelle scuole superiori, per cui un ragazzo può prendere la maturità classica non sapendo nulla di come funzionino i dispositivi linguistici, comunicazionali, emozionali dell'industria audiovisiva. E questa è una deliberata scelta politica, che mantiene nell'analfabetismo iconico la maggioranza di una popolazione che con i meccanismi iconici viene governata. La questione allora potrebbe essere paradossalmente che l'informazione «ridotta» a pura componente emotiva dura pochissimo. Il problema riguarda la messa in campo contro il potere videocratico che, passando attraverso i ritmi delle immagini che portano informazioni ed emozioni, squalifica persino il valore culturale del cinema, di grandi narrazioni capaci di coniugare informazione ed emozione. Mentre il cinema continua ad essere un mezzo di comunicazione di massa che ti obbliga a pensare a quello che vedi, la televisione ti consente di vedere sempre e solo ciò che già pensi. E di non vedere ciò che non hai ancora pensato, e di ritenerlo impensabile. Questo è il vero strumento di dominio della videocrazia".

È per questo che Gianni Canova continua ad essere il mio eroe. Sì, anche a queste latitudini.

giovedì 21 gennaio 2010

Pensieri sul futuro.



In una scala da 1 a 10, quanto sarà una puttanata "Nine" di Rob Marshall?
E non certo in confronto a "8 e 1/2" di Federico Fellini (che anche solo tentare un confronto con la pellicola di Fellini sarebbe davvero ingeneroso verso chiunque).
Resta sempre l'eterna domanda: ma quanto fa comodo all'industria americana riproporre all'infinito questa idea di Italia che non è mai esistita (e che infatti se l'era inventata quel bugiardo patentato e reoconfesso di Fellini) e che quindi sono loro gli unici che posso vendere?

Ci penso sicuramente sdraiato sulla spiaggia. Giuro.

mercoledì 20 gennaio 2010

"E zero…"


"…e in caso non dovessimo rivederci, buon pomeriggio, buona sera e buona notte".

(si avvisa il gentile pubblico che nei prossimi giorni andranno in onda alcune Registrazioni Video Magnetiche messe insieme in fretta e furia dall'autore del presente blog prima della sua partenza per l'Oceano Indiano. Così, per una volta, se all'interno delle sue parole saranno presenti idee ad alcuni non gradite, non saranno cazzi suoi gestirsi le polemiche che ne conseguiranno) 

martedì 19 gennaio 2010

Pensieri sul presente.


Mi piacerebbe poter annunciare che, a dieci giorni dalla mia richiesta dei materiali mancanti per La Dottrina #4 (e dopo tutta la polemica che ne è scaturita QUI), questi materiali sono stati finalmente consegnati da Alessandro Bilotta (se non direttamente a me, almeno alla casa editrice) e che quindi, per la gioia dei lettori che sono anni che lo attendono, il volume si può chiudere e mandare in stampa.

Mi piacerebbe tanto ma… non è così.

lunedì 18 gennaio 2010

Happiness.

Happiness is a warm forecast.



(E meno 2…)

Furniture.

Certi giorni ripensi alle persone a cui hai sbagliato a dare fiducia o, peggio, a quelle che pensavi che fossero degli amici (ma, forse, da un certo punto in poi, sei stato davvero l'unico a pensarlo).
E allora, per evitare di disastrarti il fegato, ti resta solo una cosa da fare: preparare i bagagli e, nel frattempo, riarredare casa con una bella poltrona.

sabato 16 gennaio 2010

"Meno 4…"



Post mentale: smettere di spiegare. Accettare che spiegare non è garanzia di comprensione. Accettare che l'onesta ha un valore solo per chi la esercita. Ricordare più spesso la frase di Pessoa: nulla si sa, tutto si immagina.

venerdì 15 gennaio 2010

Alessitimia.



Uno psicodramma in forma narrativa basato sulle emozioni umane che tenga conto della presenza (e interferenza) di quelle che vengono comunemente definite "protesi emotive", nonché della caratteristica propria dell'essere umano di dimenticare e rimuovere (e quindi, in ultima analisi, della sua vulnerabilità di fronte alla riproposizione degli elementi che tendono a influenzarne le scelte).

Tali emozioni (primarie e secondarie) rispondono alla stessa logica che determina il fenomeno della risonanza applicata alla struttura dei ponti.

Costruita infatti la struttura narrativa "ponte", la gente, con il proprio movimento, innesca il fenomeno ondulatorio. Mentre attraversano il ponte, le persone percepiscono l'ondulazione e tendono a bilanciarla con un contro movimento del corpo/emotivo. Tale movimento però, con il passare del tempo, entra in risonanza con la struttura fisica del ponte, mettendone in pericolo l'integrità.

Un esperimento narrativo che miri a mettere in moto tutte queste "forze emozionali" una dopo l'altra, che le studi e tenti di fermarle esattamente un attimo prima che facciano crollare il ponte.

Oppure no: che si fotta il ponte e tutti quelli che ci stanno sopra.

"Meno 5…"



Nella tranquillità della sera, quando tutti in studio, uno dopo l'altro, se ne sono andati via, mi godo la lentezza dei pensieri, il senso di tranquillità che deriva dall'accettazione di tutte le cose non fatte e la musica di Vecchioni che quanto tempo era che non ascoltavo?
Fino a domani non ci sarà nessuno con cui parlare ma stranamente, stasera, questa prospettiva non mi spaventa.

Averci il guru.


Quando si tratta di cinema, io c'ho il mio guru che interpello ogni qualvolta mi viene un qualsiasi dubbio o tentennamento sulla lunga via che conduce all'illuminazione, soprattutto quando i dubbi e i tentennamenti riguardano la Mistica Trinità (cioè Cameron, Zemeckis & Bay).

Interpellato su Avatar (che lui da guru e pure vip ovviamente ha già visto da mo'), egli ha risposto:

"Capolavoro assoluto ed epocale. Avatar è immenso."

(poi tra le righe ha anche aggiunto una di quelle sue frasi che ne hanno fatto il mio guru: "solo Videodrome di David Cronenberg è stato altrettanto profetico rispetto alle trasformazioni che il nostro corpo avrebbe affrontato a contatto con delle nuove immagini."
Capite perché è il mio guru?)

Perciò tutti gli altri che hanno scritto in giro parlando male di Avatar – e che mi avevano un po' demotivato alla visione del film – possono pure accomodarsi all'uscita del mio campo attenzionale: perché io del mio guru mi fido e basta.

Anche perché se dice cazzate so dove andarlo a cercare:



Disclaimer: il guru in questione non coincide in alcun modo con altri guru che, in altri tempi e su altri argomenti, hanno rivestito il medesimo ruolo.

giovedì 14 gennaio 2010

"Meno 6…"



…disse lui con un profondo sospiro mentre pensava che, quando si è entrati dentro una polemica, non c'è niente di più stancante di partecipare sapendo già di avere ragione.

mercoledì 13 gennaio 2010

Politburo.




"In riferimento alla news di ComicUS intitolata “Problemi per la Dottrina #4”, la Magic Press si sente costretta a sottolineare come l’iniziativa dell’apertura del topic sia opera esclusiva di Andrea Ciccarelli di SaldaPress/Gruppo Saldatori e non rappresenta in alcun modo il pensiero e i sentimenti della Magic Press. Anzi, la Magic Press, editore de La Dottrina, trova disdicevoli i tempi, i modi e il linguaggio usati pubblicamente da Andrea Ciccarelli e se ne dissocia totalmente.
In ultimo, la Magic Press dichiara che i ritardi accumulati per la produzione e pubblicazione dell’ultimo e conclusivo n.4 de La Dottrina non sono assolutamente da ascrivere allo scrittore Alessandro Bilotta, come l’iniziativa di Ciccarelli tenderebbe a far credere.
Pasquale Ruggiero (Direttore editoriale Magic Press)"

Tempo? Disdicevole! (Quindi, quando andava fatto?)
Modo? Disdicevole! (Quindi, come andava fatto?)
Linguaggio? Disdicevole e pure un po' cafone! (Quindi come andava detto?)

Compagno Ruggiero, IO sono quello che DA 6 MESI chiede GENTILMENTE soltanto di avere quello che gli serve per mantenere gli impegni che si è preso verso i lettori che hanno acquistato 3 volumi di un fumetto che, noi tutti insieme (io, te e gli autori), avevamo promesso che sarebbe stato di 4 numeri.
E Alessandro Bilotta è quello che se ne frega delle mie richieste.
E pure delle tue.

Lo so io e lo sai tu: mancano 3 cazzate per chiudere il lavoro e, se potessi farlo senza snaturare la natura del progetto, quelle 3 cazzate me le sarei già fatte da tempo per conto mio.
E il volume sarebbe già uscito.

Mancano 3 cazzate e Bilotta (chiedo scusa: il Signor Bilotta), per motivi suoi che io non conosco (ma che intuisco: così si parla ancora un po' di lui e noi tutti lo pensiamo ancora un po' invece di abbandonarlo all'oblio che meriterebbe), su quelle 3 cazzate sono mesi che evita di dare delle risposte.
La mia azione mira solo a trovare un altro modo per ottenere da Bilotta quelle 3 cose che ci permetteranno di fare l'unica cosa che davvero conta: chiudere La Dottrina e dare modo alle persone di leggerla nella sua completezza.

Bene, la Magic Press si può anche dissociare da tutto ciò perché in "un mondo serio e adulto così non si fa" ma, per una volta, sarebbe anche bello sapere che cosa Magic Press intende fare per risolvere questa situazione che, non essendo ancora stato pubblicato il 4° volume de La Dottrina, evidentemente esiste.

Il mio modo di tentare di risolvere le cose è sbagliato?
Compagno Ruggiero, se me lo spieghi e mi convince, sono pronto ad accettare il tuo.

martedì 12 gennaio 2010

Lunga vita allo spirito Roadie.


Le persone migliori che conosco sono dei roadie.
Cioè, non sono roadie veri e propri, ma roadie nello spirito.
Il roadie è quel personaggio unico che, in un concerto rock, si assicura che tutto funzioni: veste di nero per confondersi con lo sfondo del palcoscenico, si muove veloce e, se entra in scena per sistemare una spina o sostituire un microfono, non fai in tempo a notarlo ed è già scomparso.
I roadie non lavorano per la fama ma soltanto perché lo spettacolo funzioni, la sua star brilli e il pubblico si diverta.
Senza di loro l'universo semplicemente crollerebbe. Loro lo tengono in piedi e, se serve, lo sistemano con nastro adesivo e fil di ferro. E, quando il loro lavoro lo fanno bene, il segno è che non ti accorgi che ci sono.
Il roadie è per sua intima natura una persona che non può fare a meno di essere generosa.

Tim Schafer è esattamente un roadie.
Appartiene a quella schiera di game designer che, negli anni '90, hanno fatto grande il nome degli adventure game e, nello specifico, quello della Lucasarts (appunto, la stella ingrata sul palcoscenico).
Il suo nome ce lo ricordiamo in pochi e quasi tutti geek (qualcuno pure lettore di Rogue Leaders), ma tutti avremo per sempre nel cuore sia il Manny Calavera di Grim Fandango che il Ben di Full Throttle per come Schafer li ha scritti, disegnati e diretti.
Le avventure firmate da Tim Schafer le riconosci subito: hanno sempre delle grandi storie, ambientazioni che sono dei veri e propri mondi in cui immergersi, eroi riluttanti destinati loro malgrado a cambiare il mondo e, soprattutto, motori, grossi motori che rombano accompagnati da musica rock ad altissimo volume.

Oggi Tim Schafer è ritornato alla grande con un titolo (e una casa di produzione, la Double Fine) che, semplicemente, è stato quello che mi ha convinto all'acquisto di una PS3 (insieme all'aver finalmente metabolizzato il profondo senso di delusione per le promesse non mantenute della Wii): Brütal Legend.
E da oggi anche il roadie Eddie Riggs ha un posto speciale nel mio cuore.

Eddie Riggs e il protagonista del gioco ed è un roadie. In punto di morte – o forse come visione post mortem – si ritrova a vivere un'avventura in un mondo costruito sull'estetica Metal, un mondo che dovrà attraversare a piedi o a bordo di un bolide fiammante (e fiammaggiante), armato di un'ascia bipenne e una chitarra elettrica.
I cattivi sono metallari passati al lato oscuro della musica rock (il glam), tristi maschere dalla chiara origine goth o addirittura bizzari mutanti in stile Marilyn Manson.
Gli amici (e alleati) di Eddie sono cotonatissime metal ladies, headbanger dal collo ipersviluppato e motoclisti truzzi in sella ai loro chopper.
Le guerre tra eserciti sono concerti a colpi di fan (aggiudicarsene le anime significa vincere) e Eddie non è l'eroe della storia (almeno non subito): Eddie è un roadie e quindi l'eroe (alto, biondo e bello) lui lo aiuta.
Ma poi le cose si fanno ingarbugliate e si comincia ad intuire che tutta la storia è iniziata mooooolto tempo prima, in un epoca in cui le leggende solcavano la terra.

Ora, la vita è breve e io tendo a dilungarmi in quello che scrivo, perciò sgombriamo il campo da qualsiasi dubbio e spariamo subito alto: mi interessa poco parlare del gameplay o dei FPS di Brütal Legend, di dissertare se i momenti free roaming del gioco funzionano meglio delle sezioni strategiche.
Quello che è importante è che Brütal Legend aspira tranquillamente a rappresentare per il Metal quello che Blues Brothers ha rappresentato per la musica soul.
Altri tempi, altri media ma entrambi capolavori (per Brütal Legend basta vedere l'interfaccia a 33 giri con cui si apre il gioco: semplicemente geniale).

L'approccio di entrambe le opera alla musica attorno a cui sono costruite è infatti divertito, divertente ma sempre e comunque reverenziale.
In Blues Brothers John Landis può permettersi di chiedere a una dea del soul come Aretha Franklin di interpretare la moglie in ciabatte e grembiule da cameriera perché lui non è lì per sfanculare nessuno, ma solo in quanto devoto a quella musica –che non vuole che venga dimenticata– e agli artisti che l'hanno resa grande.
Stessa cosa per Tim Schafer che affida a Ozzy Osbourne il ruolo del Guardiano del Metal e a Lemmy Kilmister dei Motorhead quello del pavido aiutante del protagonista).
La colonne sonore di entrambe le opere sono supreme (quella di Brütal Legend la trovate QUI e, come immaginerete se siete lettori affezionati di questo blog, per me l'unico neo è che tra gli artisti coinvolti non ci siano i miei amati Wolfmother).

Jack Black nei panni di Eddie Riggs è totalmente in parte. Talmente in parte che la parte cessa presto di esistere e Riggs e Black diventano prefettamente interscambiabili. Esattamente come succedeva a Belushi&Aycroyd nei panni dei fratelli Blues.
Se vi siete per caso imbattuti in quel gioiellino che è Tenacious D e il Destino del Rock (altrimenti cercatevelo: è molto più divertente ed onesto del massificato School of Rock) avete ben chiaro quello di cui sto parlando. Black ama la musica Metal, venera i suoi artisti ed è davvero l'attore perfetto per dare il volto, la voce e le movenze al personaggio digitale di Eddie Riggs.
La fisicità di Jack Black è infatti unica: tutti i personaggi che interpreta sono eroici senza essere seri e buffi senza essere comici, adulti e bambini insieme. Un attimo ruggiscono di energia e quello dopo sono in preda agli abissi della malinconia. Sembrano dei cartoni animati e, con un gesto, immaginano una nuova vita per il mondo che li circonda.

Resta solo da dire che, a gioco terminato (col cattivo sconfitto in un bagno di sangue cantando a squarciagola "Decapitatiooooon!": vorrei davvero conoscerlo il fesso che gioca Brütal Legend  con attivata l'opzione "no gore, please") vi ritroverete a girare ancora per delle ore attraverso il mondo di gioco; un po' per completare le numerose missioni secondarie che sicuramente vi sarete lasciati alle spalle ma un po' – no, anzi: soprattutto – per ammirare la notte che insegue il giorno in un cielo dove i lampi all'orizzonte hanno il suono delle chitarre elettriche e i tuoni quello della batteria. Lo farete per giungere sulla riva di un mare che ha come limite estremo un titanico muro di amplificatori, per inerpicarvi su montagne innevate fino ad issarvi sulle arcate sconnesse di una cattedrale gotica che ne costituiscono l'ossatura o per infilarvi in un sottobosco dove i funghi sono i piatti metallici di una batteria.
E queste non sono auliche figure che mi sono inventato per tirarmela da poeta: è l'esatta descrizione del paesaggio in cui vi troverete a vagare, gigantesco monolite a forma di Stratocaster più o meno.

Sì, il mondo di Brütal Legend è più grande dei vostri occhi perché è fatto di musica e perché messo in piedi con una generosità che ha davvero pochi esempi del genere nel panorama videoludico attuale.
È talmente oversized che vi servirà il cuore per abbracciarlo tutto. E una buona dose di amore per quella musica ignorante che, come dice Elio, ci piace tanto tanto.

Decapitatiooooon!


sabato 9 gennaio 2010

Con la rete si può.




La rete ha un potere enorme, equiparabile a quello di una valanga (quindi, occhio a metterla in moto).
Se c'è qualcosa che non ci va e ci mettiamo in testa di farlo sapere a chi di dovere, la nostra vocina può diventare un vocione e le cose che prima sembravano immutabili, improvvisamente non lo sono più.
Se si aggiunge il fatto che con la rete l'informazione cambia nettamente, tagliando via gli intermediari e arrivando direttamente al suo pubblico, viene automatico pensare che quello della rete sia un nuovo (e grande) potere che dobbiamo cominciare (e imparare) ad utilizzare.

Questo mio non è un pensiero particolarmente originale (e in larga parte credo dovuto a una sovraesposizione, in questi giorni, ai DVD di Beppe Grillo) ma fatto sta che, stasera, ho deciso di metterlo in pratica per vedere che succede se lo applico ad una cosa che mi sta molto a cuore e che, in questi ultimi mesi, ho davvero provato in tutti i modi a risolvere (senza però riuscirci).

Tutto questo lungo preambolo è infatti solo per dire che siamo arrivati al 2010 e il quarto volume de La Dottrina non è ancora stato pubblicato (il terzo, faccio notare che è uscito nel 2005).
Per cui mi sento in dovere di fare qualcosa per smuovere la situazione.

(per chi tra i miei 15 lettori  fissi non sapesse di che cosa sto parlando, cos'è "La Dottrina" lo trovate QUI, QUI e pure QUI)

Come ho dichiarato altrove, "La Dottrina" è stato probabilmente uno dei peggiori investimenti della mia vita professionale (nel rapporto investimento/resa, visto che GRUPPO SALDATORI ne è co-editore con MAGIC PRESS) ma, fatto sta che, sbattutomi per 3 volumi (io personalmente e, con me, il resto di gruppo saldatori), sarebbe da minchioni andarsene al 4° (oltre che poco rispettoso per chi quei 3 volumi li ha acquistati, dando fiducia al gruppo che li ha pubblicati).

Comunque sia, il 4° volume de La Dottrina, dopo un travaglio che non fa certo invidia a quello che deve aver passato la signora Ferrara per partorire il figlio Giuliano, oggi è completamente sceneggiato e disegnato (letterato, non so).

(apro una parentesi: aldilà di ogni polemica, avendolo letto posso tranquillamente dirvi che questo quarto e ultimo capitolo della storia è ottimo, sia come storia che come disegni).

È scritto, è disegnato ed è impaginato, però non è ancora stato pubblicato.

"E come mai?" vi chiederete tutti voi, miei affezionati 15 lettori fissi.

Il motivo è semplice: da qualcosa come 8 mesi noi saldatori –insieme a Magic Press– stiamo chiedendo ad Alessandro Bilotta –lo sceneggiatore– 3 fesserie in croce (testi delle bandelle, testi dei frontespizi e testi della Terapia Perelà) che, insieme alla copertina, solo L'UNICA COSA che manca per chiudere e mandare in stampa La Dottrina 4.
E Bilotta, semplicemente ci ignora tutti (soprattutto noi saldatori che ormai gli stiamo irrimediabilmente sulle balle perché il sottoscritto le cose, come vedete, non gliele manda a dire) e non ce li fa avere.

E così il 4° volume de La Dottrina non esce.
Con buona pace dei lettori che i primi 3 volumi li hanno acquistati (sborsando 24 euro sulla fiducia che, entro un anno, la miniserie di 4 numeri –iniziata nel 2002- sarebbe stata conclusa).

Ora, visto che il Signor Bilotta ha aperto un suo sito (non allarghiamoci: ha acquistato un dominio www.signorbilotta.com) dove, oltre a vedere come sarà fatta la copertina del primo numero della sua nuova opera ("Valter Buio", pubblicato da Starcomics) c'è solo un indirizzo di posta elettronica presso cui è possibile scrivergli, che ne dite di mandargli tutti insieme una mail?

Una mail tipo questa:

GENTILE SIGNOR BILOTTA,
SONO UN LETTORE DE "LA DOTTRINA" E, SULLA FIDUCIA CHE QUESTA MINISERIE SAREBBE STATA COMPLETATA IN BREVE TEMPO, HO ACQUISTATO I PRIMI 3 VOLUMI, PAGANDO QUINDI 24 EURO.
IL 1° VOLUME È USCITO NEL 2002 E, DOPO L'USCITA DEL 3° (NEL 2005!!!), NON SE NE E' PIU' SAPUTO NIENTE.

LEGGO OGGI SUL BLOG "IO SE FOSSI GARAMOND" CHE IL 4° VOLUME, PUR COMPLETAMENTE DISEGNATO, NON PUO' USCIRE PERCHE' A "GRUPPO SALDATORI" (CHE NE DOVREBBE CURARE LA GRAFICA) MANCANO DEI MATERIALI (MATERIALI CHE, ANCHE SE AMPLIAMENTE SOLLECITATI, LEI SI RIFIUTA DI FORNIRE, IMPEDENDO QUINDI DI FATTO LA MESSA IN STAMPA DEL VOLUME).

PREMESSO CIO' LA MIA DOMANDA E' SEMPLICE E DIRETTA: QUANDO PENSA DI MUOVERE IL CULO PER MANDARE I 3 MATERIALI IN CROCE CHE SERVONO AI SALDATORI PER FARE IL LORO LAVORO, CHIUDERE QUESTO 4° VOLUME CHE ORMAI HA RASENTATO IL RIDICOLO E PERMETTERE A MAGIC PRESS DI STAMPARLO?

NEL FRATTEMPO CI TENGO A INFORMALA CHE, ANCHE SE "VALTER BUIO" SARA' SICURAMENTE BELLISSIMO, IO FINO A CHE NON E' USCITO IL 4° VOLUME DE "LA DOTTRINA" NON LO COMPRO.

La mail a cui spedire è ale@signorbilotta.com

Conto su tutti voi perché qualcosa si muova e questa bella miniserie trovi la sua conclusione.

Contemporanea.


E si è conclusa anche Contemporanea, la raccolta in cofanetto di buona parte degli album pubblicati in oltre trent'anni di carriera da Francesco De Gregori (CD + ampio apparato critico).
Qui in studio, dopo 14 settimane di ascolto (1 per CD) che, da "Rimmel", ci hanno fatto ripercorrere tutta la carriera De Gregori fino ad arrivare a "Per brevità chiamato artista", il commento più frequente è stato: "certo che deve averne masticata di figa depressa De Gregori…".

venerdì 8 gennaio 2010

Psicoanalisi in corpo 11.


Lavorate nell'ambito della grafica e non vi va di dare 8o euro a botta a un'analista per capire l'origine di tutte le vostre più o meno socialmente accettabili paranoie (ops: idiosincrasie)?
Quando vi capita di rispondere che di mestiere fate i grafici, la prima immagine che vi viene in mente è quella di un sogno in cui i vostri genitori si dicono a bassa voce "ma non poteva drogarsi come tutti i suoi amici?"
I vostri colleghi vi guardano sgomenti quando cercate di spiegargli il "tetto della casetta" come metodo per memorizzare la differenza tra la "e" accentata di "perché" e quella di "è"?

Ecco allora per tutti voi un sito utile che fa lo sporco mestiere degli eredi dello zio Sigmund senza chiedervi di accendere un mutuo o di dare in pegno la vostra copia della Adobe Creative Suite per pagarvelo: What type are you?

Accomodatevi sul lettino, accendete le casse del PC e non dimenticatevi di inserire la password CHARACTER.

Z come Zanzibar.



A parte che:

• la guerra anglo-zanzibariana del 1896 è la più breve guerra della storia: lo stato di Zanzibar si arrese dopo appena 45 minuti.

• Zanzibar fu la prima regione africana a introdurre la televisione a colori (nel 1973). In altre regioni della Tanzania questo servizio giunse più di vent'anni dopo.

• il musicista e cantante Freddie Mercury, leader dei Queen, nacque a Stone Town, sull'isola di Zanzibar, il 5 settembre 1946. Sul lungomare di Stone Town si trova anche un ristorante battezzato in suo onore, il Mercury's.

Io direi solo… "meno 12!"