giovedì 19 febbraio 2009

Io se fossi Gaber.



Visto il titolo che ho scelto per il mio blog, mi sembra giusto iniziare da qui. Ossia da Giorgio Gaber.

Sono ormai un paio di mesi, che ogni lunedì ripeto una specie di rituale.
Al mattino passo in edicola e acquisto il nuovo CD della raccolta completa del teatro canzone di Giorgio Gaber.
Il CD (che poi è sempre doppio) transita brevemente in studio e, alla sera, finisce in auto dove, durante la settimana, verrà ascoltato un pezzettino per volta nei tragitti casa-studio-casa.
Una settimana per ascoltarlo tutto dall'inizio alla fine (sì, ok, intervallato anche da altro) e poi, la settimana dopo, via un altro.

Fa un certo effetto seguire in ordine cronologico e con questo ritmo settimanale l'evoluzione del pensiero di Gaber, con ogni doppio CD che ne racconta una tappa fondamentale.
Mentre il racconto si snoda, da un CD a un altro, da uno spettacolo all'altro, passano gli anni, emergono nuove osservazioni e il punto di vista di Gaber ci fa vedere un'Italia che cambia, che muta, che fa suoi nuovi comportamenti e nuove nevrosi.

È come seguire l'opera omnia di un pensatore che osserva e racconta un paese e i suoi abitanti (e qui l'effetto per me è doppiamente straniante: mi racconta il mio Paese in un momento storico in cui io non avevo ancora un pensiero critico e di cui, quindi, ho solo ricordi acritici), solo che invece che leggere un libro o vedere un documentario, me lo ascolto seduto in macchina mentre guido.

La domanda a me sorge spontanea: morto Gaber, chi c'è oggi nel mondo della cultura che sta facendo un'operazione del genere?
Fra 30 anni, quale sarà il racconto da seguire in uscite settimanali per capire quello che oggi sta succedendo a questo Paese?

Penso spesso al fatto che non essersi riusciti a confrontare con il pensiero critico di Gaber (meglio: espresso da Gaber), averlo prima accolto come un portavoce e poi espulso e rimosso come un corpo estraneo, sia stato uno dei primi punti di rottura del pensiero di sinistra nel nostro Paese. Un punto di rottura che, visto oggi in prospettiva, si è rivelato un punto di non ritorno.

L'altro giorno, mentre guidavo, stavo riflettendo sul fatto che se gli americani, nei loro film e fumetti, possono scegliere come "spiriti guida" Elvis e John Wayne, un racconto fantastico italiano potrebbe fare lo stesso con Gaber e Pasolini.
Il pensiero successivo è stato un'immagine dello sguardo di disappunto di Alessandro Bilotta se e quando avesse letto questa cosa.

ps: curiosa e non voluta la somiglianza (nell'impostazione di massima) dell'immagine nella testata di questo blog con quella della copertina del disco del 1985 di Gaber.

3 commenti:

  1. che bella sorpresa ritrovare in rete, quegli spunti di discussione che si facevano a cena, al bar ansia, o nel tragitto casa - studio - casa con la mitica arna, e che ovviamente la distanza mi avevano fatto perdere.

    io a differenza di bilotta, faccio uno sguardo di approvazione e inoltre aggiungo alla lista Moretti, perché la tua stessa sensazione l'ho avuta all'uscita delle visione del caimano.

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  2. Debutto discronico nella blogosfera... per il varo lasciami prendere la rincorsa e schiantare una bottiglia di Cristal (lo stesso champagne con cui faceva gli sciacquetti Tarantino nel suo episodio di "Four Rooms")

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  3. ma la germini legge il tuo blog?

    http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=20&ID_articolo=825&ID_sezione=12&sezione=

    :-)

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