La mia infatuazione del mese sono i Wolfmother, praticamente a ciclo continuo qui in studio e, soprattutto, in auto.
Sì, perché i Wolfmother vanno ascoltati in auto, direi con i bassi belli carichi e sotto il culo una strada da percorrere veloce (e quindi, possibilmente senza tutor e autovelox a inficiare l'esperienza estetica con minacce di decurtamento punti sulla patente).
È un'infatuazione per quel rock ignorante che piace tanto tanto (come direbbe Elio), dove al batterista non è permesso di essere pigro, il chitarrista è obbligato ad essere generoso, al bassista non tira il culo tenere sulle sue spallucce tutto il lavoro di struttura dei pezzi e il tastierista, quando gli gira, gigioneggia.
E via che si va, tutti insieme a suonare di brutto.
In Cosmic Egg, il secondo album dei Wolfmother da poco uscito, non sentirete nemmeno una nota o un singolo riff che non abbiate già sentito se ascoltate (o avete ascoltato) i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Doors, gli AC/DC, i The Who, gli Yes e qualcos'altro che ruota intorno al rock più o meno heavy e più o meno metal che, non essendo io esegeta del genere, faccio fatica a distinguere.
Certo, i Wolfmother hanno ascoltato e riascoltato tutta quella roba lì (ma nessuno li obbligava: Stockdale, il capo, è un trentenne australiano e mi sa che i suoi coetanei il rock funambolico lo schifano proprio. E sai quanto lo avranno sfanculato per i boccoli seventies…), ma poi l'hanno fatta diventare roba loro, la loro musica che ora suonano con gusto.
E quel gusto è contagioso pure per uno come me che –preparatevi– dopo 3 brani dei Led Zeppelin ne ha le palle piene.
Che volete che vi dica? Non amerò gli ingredienti troppo puri e vado pazzo invece per il polpettone. Sarà quello che volete (ma poi volete qualcosa?) ma a me Cosmic Egg è piaciuto un sacco (c'è un giochino con la batteria nel primo brano che, sarà gnocco quanto volete –ancora?– ma per me è ogni volta da sbrodolo).
Vi dirò di più. Mi è piaciuto talmente tanto che mi sono preso anche il primo album dei Wolfmother, quello omonimo del 2006, che è pure più ignorante (e a dimostrarlo ha una copertina con donna serpente a sise di fuori firmata da Frazetta) ma è anche più bello: 13 canzoni, una migliore dell'altra, nessuna nemmeno un pelino fuori posto.
Altrochè quella scoreggia asfittica e pure un po' farabutta dell'ultimo album di Battiato…
Per adesso mi piace la copertina del secondo album, un incrocio tra le pietre volanti di Clerici e gli incubi di Karel Thole, ma io ho un approccio piuttosto visivo alla musica...
RispondiElimina(è da stamattina alle sei che provo a postare sto commento...)
Sì, ho pensato anche io alla pietre volanti di Clerici (e al libro di Malerba a cui facevano da copertina: credo che me lo abbia prestato proprio tu aaaanni fa).
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