lunedì 16 marzo 2009

Trentott'anni.

Prima che la luce cambi, scatto una foto di questo primo giorno dei miei trentotto anni compiuti e la affido a questo blog che, in questo modo, torna ad avere per un attimo il suo significato diaristico originario.

La memoria è sempre parziale e quindi anche ingiusta. E quella consegnata a un mezzo come la rete la cui natura la rende incapace di dimenticare lo è ancora di più. Va tenuto sempre presente quando si legge qualcosa su uno schermo.

Sono in casa di Fiorenza e fuori c'è una bella luce.
La caffettiera borbotta sul fuoco e Lilla è appena rientrata portandomi la sua prima preda primaverile, una lucertola priva della coda e di una zampa che implorava di essere finita. Lilla le si sdraia a fianco e, guardandola a testa in giù, si prende le mie carezze sulla pancia mentre le faccio i complimenti che le sono sempre dovuti per la caccia.
Un predatore che porta la sua preda nella tana del capo branco fa sembrare i concetti di bene e di male qualcosa di inutile e, in un attimo, mi fa capire quanta importanza ha avuto per me questo anno e mezzo vicino a questo animale che alla mattina si sveglia prima di tutti in casa e decide lei quali sono i giorni in cui vuole avere pazienza acciambellandosi ai piedi del letto e quali i giorni in cui non ne ha e vuole uscire a godersi il mattino.

Da bambino ho avuto solo un animale, un bastardino che io e i miei amici avevamo adottato.
Quando tornavo da scuola quel cane si appiattiva tra l'erba alta del giardino e aspettava che lo andassi a cercare. Appena prima che gli arrivassi vicino saltava fuori e cominciava a corrermi intorno.
Gli avevamo costruito una cuccia tra gli alberi assemblandola alla meno peggio con dei pezzi di legno rubati dai cantieri vicini e con i miei amici facevamo a gara a mettergli nella ciotola gli avanzi del pranzo e della cena.
Un giorno mio padre l'ha portato via dicendo che nel giardino del condominio non si poteva tenere un cane. È venuto a prenderlo mentre era al lavoro, in uniforme, e l'ha chiamato per farlo salire sulla volante. Lui non aveva motivo per non fidarsi, così è salito e mio padre l'ha portato via.
La sera poi mi ha detto di non averlo portato al canile ma di averlo lasciato libero in un paesino delle colline, come se questo mi dovesse consolare. Però, mentre me lo diceva, aveva un mezzo sorriso che faceva vedere che era nervoso per qualcosa, ma le mie domande allora non avevano diritto a una risposta. "Ho detto basta" voleva dire fine di ogni discussione.
Ho aspettato per mesi che quel cane ritrovasse la strada e tornasse da me e non credo di aver mai perdonato mio padre per questa attesa.
Credo che se mio padre potesse ancora parlare gli chiederei solo dove ha portato veramente quel cane.

Carmine mi ha appena chiamato e siamo stati un'ora buona al telefono.
Non si ricordava del mio compleanno e mi voleva semplicemente salutare dopo un lungo periodo di lavoro in cui non siamo riusciti a sentirci.
Però oggi è il mio compleanno e io ci credo alle coincidenze. E così, parlando, Carmine mi ha fatto un bellissimo regalo di compleanno: mi ha raccontato la traccia di una storia che ha in mente.
L'ho ascoltato seduto sul divano e pensando che, come sempre, quello che si vedrà sulla pagine sarà solo una minima parte di ciò che Carmine è capace di raccontare, di ciò che riesce a farti immaginare ad occhi aperti man mano che ti trasmette il suo entusiasmo per il racconto.
E anche stavolta sento che Carmine ha fatto centro con la sua storia di cavalieri immaginari, stazioni diroccate, centri commerciali e… sì, e zombie.

Continuo a starnutire per una mezza influenza che è arrivata sabato e che, dopo un po' di febbre, ormai dovrebbe essere risolta. Il parallelismo tra i gradi di febbre e gli anni compiuti mi colpisce.
Tiro su bene la serranda per fare entrare qui in sala gli ultimi raggi di sole della giornata e, quando sento chiudere uno sportello e cigolare il cancello, guardo sempre fuori della finestra per vedere se è Fiorenza che torna dal lavoro.
Ma è ancora presto.

Durante il giorno, sul cellulare, si sono alternati gli sms e le telefonate di auguri degli amici e, ovviamente, il fiume di parole di mia madre in cui, come detriti portati dalla piena, emergevano dalla corrente preoccupazioni, informazioni, rimproveri, richieste e offerte.
Alcuni auguri ancora mancano. Mi dico che la giornata non è ancora finita ma, in fondo, sento che certi discorsi si sono interrotti e pensare che riprendano oggi sarebbe come fingere di credere ancora in una magia che ormai non funziona più.
Però oggi, a differenza di qualche tempo fa, penso anche che ci sia bisogno di un'evoluzione nei rapporti e che far vivere per sempre sulle stesse basi le relazioni tra le persone sia molto peggio di ammettere che qualcosa è finito.

Durante il pomeriggio sono andato avanti con la revisione del lettering di Casanova e ora mancano solo un paio di capitoli per concluderla.
Fraction e Bà hanno messo su un impianto narrativo che se da una parte rimescola molte carte sul tavolo della narrativa di genere, dall'altra segna anche un paio di punti sul tabellone del fumetto d'autore. E in tutto questo credo davvero che Andrea Voglino abbia trovato le parole più adatte per sostenere il ritmo dato dalla sceneggiatura e dal disegno.

Sono orgoglioso del mio lavoro come editore anche se mi odio tutte quelle volte che il piacere di immaginare quello che si potrebbe fare si mangia la voglia di farlo concretamente.
Passatemi la metafora geek, ma io sono sempre stato uno di quelli che a Command & conquer non era in grado di gestirsi contemporaneamente l'attacco, la difesa e la gestione delle risorse. Questo schema triplice di azione finiva sempre per mandarmi in ansia e così il mio attacco arrivava solo quando avevo accumulato risorse sufficienti per essere sicuro di vincere in un colpo solo.
Se non che certe missioni così non si potevano vincere e quindi io quel tipo di giochi li ho sempre mollati a metà.
E questo ovviamente, nella mia vita, non ha riguardato solo i videogiochi.

Oggi è il sedici marzo e compio 38 anni.
Quando ne ho compiuti sei i miei mi hanno regalato un Big Jim vestito da sommozzatore. Mentre ci giocavo la televisione trasmetteva in bianco e nero le notizie del rapimento di Aldo Moro e dell'assassinio della sua scorta.
Ascoltavo e non guardavo lo schermo, forse perché mi ero accorto che mio padre non era ancora tornato dal lavoro e mia madre, mentre preparava il pranzo, si era fermata per seguire quello che stava dicendo il telegiornale.
Non ho guardato così intensamente che ancora oggi, 32 giri di sole dopo, ancora ne ho un'immagine precisa in mente, un ricordo che, come si diceva prima, forse è solo una cosa falsa reiterata.

Per stasera Fiorenza ha radunato i miei amici, le persone di questa città a cui voglio bene, in un posto in cui ci ritroveremo per mangiare qualcosa insieme e fare festa. Io non dovevo saperlo, ma fatto sta che lo so e mi fa piacere lo stesso.
Oggi compio 38 anni e, come mi ricorderà Lilly tra poco, significa che alle spalle ne ho 38 e non 37.
Penso che l'anno passato è stato davvero duro ma molto importante per la mia crescita interiore e per certi passi che l'anno scorso ho deciso che era tempo di fare.
Penso che oggi accanto a me ho una compagna che non ha ancora capito bene come prendermi ma che mi ama lo stesso, una donna dal sorriso unico che non si da mai per vinta e che continua a sbattere la testa per trovare un modo di fare dei passi insieme, una donna che io amo e che sono felice di aspettare qui, stasera, mentre fuori il sole è ormai tramontato e, tra uno starnuto e l'altro, si avvicina il momento in cui io e lei insieme ci prepareremo per uscire e incontrare i nostri amici.

Oggi compio 38 anni. E ho un sacco di cose ancora da fare.

(Che è una di quelle cose alte e roboanti che uno dice e poi, come minimo, gli arriva un vaso di fiori in testa e muore.
Speriamo solo che non siano gerani. Io li odio i gerani.)

5 commenti:

  1. Garamond, voglio dirti una cosa, anzi due: la prima è "tanti carissimi auguri di buon compleanno", la seconda è che mi sono commossa a leggere questo post, per tanti motivi!

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  2. E in quei tredici secondi bolognesi, sconvolto per aver mancato Cacucci, non ti ho nemmeno fatto gli auguri.

    (Va be': perlomeno posso dire che non conoscevo la data).

    Buon compleanno in ritardo.

    E complimenti per il post.

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  3. Ancora Auguri Andrea!
    E grazie per aver condiviso queste bellissime sensazioni e ricordi!
    Vai Mitico!

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  4. PS: finalmente mi ha fatto postare dopo tre volte!!!! EVVIVA! ANCORA AUGURI!

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  5. Quindi alla fine blogspot sembra essersi deciso a lasciar postare i commenti anche a Carmine. Ottimo!

    – AGC

    ps: grazie a tutti per gli auguri e i messaggi vari.

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