martedì 21 aprile 2009

Signore e signori, l'eccellenza.


Nel momento in cui in questo paese tutto va sempre più in basso, in caduta libera verso un fondo che è già da tempo che si è iniziato a scavare, fa bene guardare a quello che c'è di veramente buono in Italia, a ciò che di diritto costituisce la nostra eccellenza e che, per una volta, non appartiene alla leggenda abbondantemente reiterata dell'industria dell'abbigliamento.

L'eccellenza di cui parlo è relativa a un libro illustrato (sembra incredibile in Italia, vero?) e, se avete creduto a un decimo delle cose che ho scritto finora su questo blog, fidatevi ancora un po' e fatevi un favore cercandolo nelle librerie: Chissadove, scritto da Cristiana Valentini, disegnato da Philip Giordano e pubblicato (ma soprattutto prodotto) da Zoolibri.

Cosa racconta Chissadove?
È la storia di un albero e dei suoi semi e di come, convincendosi che sia a fin di bene, l'albero decide di tenere con sé il più piccolo di loro, di non lasciarlo andare per il mondo a realizzare il suo progetto, inventando di volta in volta un motivo per cui il giorno più propizio per partire è sempre quello dopo.

Leggendo tra le righe emerge che l'albero ha poca memoria (e quindi probabilmente ha dimenticato quando anche lui, anni prima, ha dovuto lasciare il suo albero per crescere altrove), che a lui tenere con sé il piccolo seme evita di sentire la solitudine e, cosa forse più importante, che lo fa sentire orgoglioso.
Ma in fondo non possiamo non vedere che il vero motore dell'albero-genitore è la paura che, nei confronti del proprio piccolo seme, viene declinata con un passaggio da un linguaggio affermativo nelle prime fasi di vita (quando il controllo è più semplice) ad uno interrogativo (quando, per continuare a mantenere il controllo, la via più comoda –ma anche la più terribile– diventa quella di destrutturare i desideri man mano che emergono, attraverso domande a cui il piccolo seme non è ancora in grado di rispondere e che, quindi, generano in lui frustrazione).

Per cui, come tutte le favole ben riuscite, anche Chissadove è un racconto dell'orrore e, come tutti i racconti dell'orrore, arriverà a un lieto fine che però, in noi adulti, lascerà il dubbio che questo orrore (ed errore) possa ripetersi, che la lezione che sembra sia stata appresa, un giorno (chissaquando…), verrà dimenticata, spazzata via dagli infiniti segni lasciati dalla vita.
O forse no, perché, in fondo, in ognuno di noi c'è la speranza di non commettere gli stessi errori dei nostri genitori.

Il segno di Philip Giordano è davvero unico al mondo, grafico e pittorico nello stesso tempo, un segno ipnotico che sembra lasciato sulla carta senza mai sollevare la penna e che, lungo tutto il libro, ci rivela l'esistenza di un mondo altro, che scorre parallelo a noi e che solo la perizia dell'artista è in grado di farci scoprire senza venirne respinti.
E lo stesso vale per le parole di Cristiana Valentini. Sono precise e in certi punti il lettore (non so se solo quello adulto o anche quello bambino; ma il miracolo di questo tipo di libri, quando sono riusciti, è proprio che i due lettori si fondono) le sente risuonare in sè, ne avverte la portata proprio perché veicolano concetti grandi attraverso una forma morbida, musicale, sottilmente evocativa anche qui di altro.

Ho accettato con piacere l'invito di Zoolibri a leggere Chissadove, il prossimo 9 maggio, nell'ambito di ReggioNarra, ai bambini (e agli adulti), mentre a fine giugno, Philip e Cristiana saranno tra gli ospiti della seconda edizione del Picnic! Festival.

L'eccellenza in Italia ancora esiste e, proprio per questo, va cercata, scoperta, conosciuta e soprattutto fatta conoscere.
Proprio come nel caso di Chissadove, per me il migliore libro illustrato pubblicato quest'anno in Italia.

1 commento:

  1. Prezioso come sempre!
    Provvederò a procurarmelo e a farlo procurare...

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