martedì 4 agosto 2009

Fucking Hell.


Su segnalazione di chi l'ha vista alla Biennale di Venezia di quest'anno e me l'ha raccontata (grazie Ren!), Fucking Hell, un'installazione di Jake e Dinos Chapman che definire strabordante e disturbante è dir poco e che, in una botta sola, ci riporta ai ricordi d'infanzia dei diorami con i soldatini e ce ne rivela la vera essenza.

Questi due giovani artisti concettuali inglesi, infatti, in due anni di lavoro, hanno messo in piedi una visione tridimensionale che deve molto alle "Cronache di guerra" di Goya (ma io ci aggiungo anche le visioni derivative di H.P. Lovercraft e della Games Workshop) nove terraria di tre metri l'uno disposti a forma di svastica che, esagerando, esasperando e non mediando rendono concreto l'incubo concepito da Hitler e dai suoi, rivelandone la struttura meccanica di progettata distruzione dolorosa della vita.

Cliccando QUI potete vedere il filmato che –ve lo dico a scanso di equivoci– è tanto affascinante quanto disturbante (e quindi peccato per la colonna sonora in stile finto elegiaco assolutamente fuori contesto.).
Ho passato una notte a immaginare che cosa significherebbe un film con persone in carne e ossa fatto esattamente così: una roba da fare impallidire (forse) Salò di Pasolini.

2 commenti:

  1. Immagino che vederlo dal vivo sia più coinvolgente. Cavoli roba tosta!

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  2. E pensa che era la seconda volta che la ricostruivano da capo. La prima versione (Hell) è andata bruciata in un incendio. Comunque dal vivo è allucianante, ti avvicini con la curosità e ti allontani con il voltastomaco. Poi la chicca delle chicche è la presenza di un minscolo Hitler impegnato a dipingere un quadro della serie "If Hitler Had Been a Hippy How Happywe Wolud Be" sempre dei fratelli Chapman!

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