mercoledì 7 ottobre 2009

Lo nostalgia non è più quella di una volta.

Ho sempre trovato tragiche trasmissioni come "Anima mia" e non sono mai riuscito a comprendere chi continua a versare una lacrimuccia ricordando Goldrake e Starsky & Hutch.
Se a questo aggiungete che mi sembrava strano che negli anni '50 avessero il mito degli anni '30 (e infatti non se lo sognavano nemmeno) e che tutta questa invasività della nostalgia per un mondo passato (meglio, nostalgia della rappresentazione di un mondo passato da parte dei media) mi è sempre puzzata di infantile narcisismo punzecchiato dal mercato che ci fa leva per rivendere le stesse cose, potrete ben capire come mi stia prendendo la lettura del libro "L'invenzione della nostalgia" di Emiliano Morreale (Donzelli Editore).

La tesi di Morreale è semplice: la nostalgia che impregna la nostra epoca viene dai media, esiste grazie ai media e per i media. Sono i mass media infatti i creatori, ancor prima che i propagatori su vasta scala, di questa emozione collettiva vissuta da noi tutti che siamo ormai soprattutto consumatori di merci e spettatori.
Come si può immaginare, una cosa del genere annichilisce l'idea di un passato storico e consegna al più forte, a quello con maggior capacità mitopoietica, la sedimentazione di ciò che siamo stati. E, in tutto ciò, se la nostalgia è "il desiderio doloroso di ritornare", meriterebbe una riflessione il fatto che il mercato ci fa desiderare di ritornare in un luogo che lui stesso, avendolo creato, controlla.

Dentro il libro di Morreale si legge questa descrizione in punti di quella che Fred Davis nel suo libro Yearning for yesterday definisce "l'età del narcisismo":

1. mentre in precedenza il paesaggio della nostalgia collettiva era abitato per lo più da persone, luoghi ed eventi di carattere civile e politico, oggi esso è abitato sempre più e forse sempre più esclusivamente da creazioni, personalità e citazioni dei media (…)

2. poiché dalla nostalgia si possono ricavare dei soldi, i media sono giunti a divorare le loro creazioni passate a un livello sempre crescente. Una conseguenza è che il lasso di tempo tra l' "apparizione originale", diciamo, e il suo riciclaggio nostalgico si è ristretto a una frazione di quel che era in passato.

3. perfino quel che passa per essere privato e intimo nelle nostre memorie nostalgiche (tramonti, compleanni, riunioni di famiglia, amici e amori) a causa della pervasività dei mass media nelle nostre vite ha acquisito una qualità più comune, familiare e trasmissibile. Ciò è servito anche a sfumare e probabilmente a confondere quella che un tempo era una divisione interiore abbastanza ben tracciata tra pubblico e privato.

Leggere queste parole fa pensare a quanto fosse profetico il discorso che l'agente Deckard fa all'androide Rachel parlandole dei suoi ricordi made in Tyrrel Corporation.

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