Sono snob e non credo che ci sia nulla di male.
Anzi. Essere snob oggi è assolutamente "IN".
Tipo che all'amico
Voglino il film di
Wes Anderson Fantastic Mr. Fox non è piaciuto perché lui dice che era snob.
Era snob? E codesti cazzi! A me è piaciuto eccome!
Mr. Fox sta alla poetica di Anderson (talmente snob che Salvatores può copiare il
cöté de
I Tennenbaum e nessuno in sala se ne accorge) come
Nightmare Before Christmas sta a quella di
Tim Burton (che non ha mai accettato di essere snob. E infatti oggi gira solo dei peti tonanti come
Alice).
Lo ripeto:
snob is good (e, visto che è in inglese lo metto tutto in corsivo perché… sono snob).
Prendete i fumetti, per esempio.
Come già detto in un precedente post, lo scorso weekend ero a Napoli per l'annuale appuntamento del
Comicon (e questo, detto così, è già parecchio snob).
Il
Comicon quest'anno era diviso in due parti: a Castel S.Elmo c'erano le mostre e gli editori (cioè il paradiso di noi snob che adoriamo accarezzare i volumi) mentre alla Fiera d'Oltremare c'era la fetecchia puzzolente che compra i gadget, i
manga e si pittura da
cosplayer.
Certo, le donne a Oltremare erano più nude, ma quelle di S.Elmo adoperavano meglio la lingua.
Intendo dire quella italiana, malpensanti.
Io sono contento che la fiera quest'anno fosse divisa così, un po' perché sono snob (e la calca mi adombra) e un po' perché la cassa è la stessa (e quindi, anche se in due luoghi separati, tutto quello sempre
Comicon è).
Al mattino sono stato ad Oltremare, ho pranzato al Vomero e al pomeriggio ero a Sant'Elmo. Il che significa che non era tutta questa impresa titanica spostarsi da un luogo all'altro e che, in fin dei conti, ognuno poteva vedere tutto e poi scegliere quello che più lo aggradava.
Di più: credo che con questa logistica agli editori sia stata data una concreta possibilità di farsi un esame di coscienza, domandandosi qual è il rapporto tra le loro proposte editoriali e il pubblico che le acquista. Che tanto chi cerca il
gadget, chi si veste da
Sailor Moon o chi legge
Death Note di, che so?,
Rughe (di
Paco Roca) se ne sbatte altamente gli zebedei.
Ma questa probabilmente è accademia visto che, per quello che mi riguarda, da anni ho tratto la conclusione che non esiste fiera di fumetto in Italia che offra prospettive di guadagno commerciale ad un piccolo editore (come ad esempio è
saldaPress).
Da snob, comunque, una cosa che non capisco è come, dati di affluenza e di vendita alla mano, ai lettori italiani piaccia tanto andare alla fiera di Lucca e meno a quella di Napoli: a parità di bellezza/interesse culturale a Lucca, quando c'è la Fiera, c'è solo la Fiera.
A Napoli, quando sei stanco della fiera ed esci… cazzo, c'è Napoli!
Vabbè, come diceva Pazzaglia, non capisco ma mi adeguo…
Ma non è di questo che volevo parlare.
Volevo invece dire che il nome più snob di fumettista oggi in Italia è quello di
Tuono Pettinato.
Io di un autore che ha scelto per se il
nom de plume di
Tuono Pettinato acquisterei e leggerei tutto.
E infatti lo sto facendo.
Apocalypso - Gli anni dozzinali pubblicato da
Coniglio Editore è un libro stratosferico che consiglio a tutti voi, cari i miei 5 lettori e 1/2, un
pamphlet a fumetti dove la fa la padrone l'amore per la Chiesa e il clero.
E aggiungo: che cosa c'è di più snob di creare una rivista con altri autori assolutamente snob (
i Super Amici) che si chiama
Picnic (vabbè, su questo avrei qualcosa da ridire, ma sorvoliamo…) e dentro metterci
Bastardi da guerra, un fantastico fumetto incentrato sulla guerra del Vietnam con protagonisti dei cani?
E la cosa più snob di tutte è che
Picnic è GRATIS!
Tuono Pettinato è la contemporaneità al potere!
(che poi questa folata di vento snob mi sa che crea anche una certa confusione nelle menti umane se l'anno scorso i lettori di XL hanno decretao che il miglior fumetto fosse
Ratman e quest'anno la snobbissima opera
Hanchi, Pinchi e Panchi di
Maicol e Mirco)
Ma nemmeno di questo volevo parlare, diamine.
Volevo invece dirvi che venerdì sera, sempre a Napoli, ero a cena con l'artista
Daw (che era artista ce l'aveva scritto sul
pass che continuava ad esibire con malcelato orgoglio), con il di lui editore e con la di lui (l'editore, non
Daw) consorte (poi alla cena erano presenti anche
Zipì Perullo e
Giuliano Giunta, ma sono snob e quindi su loro due sorvolo, come sul fatto che, per la prima volta a Napoli, la pizza ordinata facesse ribrezzo).
Ma chi è
Daw?
Daw è un giovane fumettista bergamasco, perrennemente sotto una sostanza stupefacente parente stretta della cocaina che però lui stesso produce all'interno del suo corpo (e di cui quindi si può alimentare tranquillamente senza che il suo conto in banca ne risenta).
Daw è anche l'autore del fumetto dal titolo più snob in assoluto al momento in Italia:
"A" come ignoranza.
Alessio De Lamegi (che è così snob da non riuscire ad indicare un fumetto che non gli piace e da pensare che, quando si parla di fumetto, ogni sforzo, in fondo, vada premiato) mi disse tempo fa di tenere d'occhio
Daw e praticamente mi obbligò ad acquistare un suo fumetto. Io non lo feci (termine snob per la cacca) ma, a Napoli, finsi con
Daw di essere un suo lettore mentre invece ero semplicemente un suo sfogliatore. Ebbene sì, lo confesso. Il mio fu un tiro mancino.
Ma poi, a Napoli,
"A" lo acquistai e lo lessi, per cui ora basta rompermi i coglioni.
Ora titolo dell'opera a parte (che è geniale, oltre che snob), la cosa più snob di tutte è sborsare 6.90 alla
ProGlo Edizioni (che di
"A" ne ha pubblicati finora ben 4 volumi… e 1/2) per leggersi con orgoglio un fumetto che, nè più nè meno, è quello che ognuno di noi, alle superiori, ha visto disegnare da quello che nella classe era il tizio che faceva i fumetti.
Avete presente quell'umorismo da quinta ginnasio che al tempo vi faceva tanto ridere?
"A" è esattamente così. E voi, oggi, pagherete per averlo e sfoggiarlo in società.
Il vero snob vi direbbe che in un qualche modo l'umorismo demenziale di "A" si rifà a quello di manga come, chessò?,
Enomoto, ma io sono così snob che a me
Enomoto, a differenza di
"A", non mi ha mai fatto ridere.
"A" fa ridere.
Fa veramente ridere.
Farà ridere Ren che ama le malattie psichiche e a cui lo presterò.
"A" vi rende orgogliosi di sentirvi scemi.
Vi libera l'orgone e, mentre godete, vi fa sentire parte del tutto.
E questo senza considerare che, alle fiere, lo stand dove c'è
Daw che disegna e blatera è sempre imballato di femmine adoranti. E se non le vedete è solo perché le coprono i muscoli di Giuliano che di
Daw è diventato a Napoli il fan #1.
Detto questo,
Daw, effetto della cocaina endogena o meno, è genio puro. E la prova di ciò è che ha inventato un personaggio archetipico come
Sbranzo (che è poi quello che avete visto in apertura di post).
Sbranzo è il fiore all'occhiello del fumetto italiano del XXI secolo e, credetemi, è così snob appuntarselo al bavero.
Snob is good, non dimenticatelo mai mentre attraversate spensierati i panorami delle vostre città.