venerdì 27 agosto 2010

Leggere i fumetti in pubblico.


Scopro dal blog di Michele (vero e proprio incrocio di fumettisti nelle ultime settimane) che domani è la giornata internazionale del leggere i fumetti in pubblico, ovvero il Read Comics in Public Day Day.
Se la sono inventata Brian Heater e Sarah Morean del webmagazine Daily Cross Hatch.

È una simpatica iniziativa per promuovere la lettura dei fumetti e la fanno proprio il 28 agosto perché in quel giorno lì è nato Jack Kirby.
Per me il 28 agosto è l'anniversario di matrimonio dei miei genitori.
Mi piace pensare che, da qualche parte nell'universo, ci sia un senso a questa coincidenza.

Proposta.
Perché, per rendere omaggio all'iniziativa, qui sui nostri blog, tutti noi che parliamo e parliamo ogni giorno dei fumetti, non raccontiamo un aneddoto legato alla lettura in pubblico di un fumetto?

Vi va?

Comincio io, postando la copertina del fumetto al centro del mio aneddoto:

È il 1997.
Sono in un bar e ho appena comprato in edicola un numero di Dylan Dog, il 125, intitolato Tre per zero.
Credo che sia stato quello l'ultimo numero di DD che mi sono goduto sul serio, tanto che, ancora qualche giorno fa, Linda mi ha chiesto un DD da leggere e io, tac!, le ho tirato fuori proprio quello dalla libreria.
La sceneggiatura aveva la firma di un Tiziano Sclavi in formissima (tornaaaa Tiz!!!!) mentre i disegni quella di Bruno Brindisi.

La trama della storia la trovate QUI.

Comunque sia, è il 1997 e sono seduto al tavolino di questo bar dove ci sono io, la barista e forse un altro paio di clienti (26 anni… dov'ero? Ecco, questo non me lo ricordo. Mmm…) e sto leggendo Dylan Dog.
E più vado avanti nella lettura e più me la godo.
E più me la godo e più rido.
Prima un mezzo sorriso.
Poi un sorriso.
Poi una vera e propria risata, a tratti, ogni volta che interviene Groucho o che la trama si inerpica sempre più verso il surreale.

La barista, a occhio una ragazza di qualche anno più grande di me, evidentemente mi sente sghignazzare. E allora si incuriosisce e cerca di capire per che cosa sto ridendo.
E poi vede che sto leggendo un fumetto e che è per quello che sto ridendo.

Così, quando vado alla cassa a pagare, indicandomi il DD che ho in mano, mi chiede: "Stavi ridendo per quello?"
Io le dico di sì, che è scritto molto bene e che era un sacco di tempo che non ridevo con un fumetto.
E lei :"Infatti mi era sembrato che fosse un fumetto." E aggiunge "Che strano…"
Incuriosito, le domando: "Cosa è strano?"
Mi risponde: "Non avevo mai visto una persona grande leggere un fumetto. E ridere. Solo qualche bambino. Ma una persona grande mai."

In quel momento mi rendo conto di un sacco di cose, tutte incastonate una dentro l'altra, cose che riguardano me, il mondo, le cose che mi piacciono e quelle che faccio fatica ad ammettere che mi piacciono, tanti e tanti pensieri compressi che però, per altrettanti motivi, deciderò di non decomprimere.
Forse anche per quello proprio quel numero di DD resta indimenticabile per me, perché so che un giorno, forse, potrò riprenderlo in mano e usarlo come un glifo, come una formula magica a fumetti per ricordarmi tutte quelle cose che nel 1997 ho compreso in un solo momento e che, allora, ho deciso che non era il momento di capire.

Tutte a  parte una che invece mi è stata subito chiara: che, con tutta la buona volontà che riconosco a chi ha inventato il Read Comics in Public Day, se per caso hai intenzione di abbordare una barista, farti vedere mentre leggi Dylan Dog non è la tecnica migliore…

Adesso vado a casa e scelgo il mio fumetto da leggere in pubblico domani (che tanto di bariste da abbordare non ne ho).

6 commenti:

  1. bruno, non arturo!!!
    ottima idea!
    vado a scrivere il mio aneddotto
    :-)

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  2. et voilà!
    http://sonoioche.blogspot.com/2010/08/read-comics-in-public-oggi.html

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  3. Carina questa cosa degli aneddoti. Vediamo se viene in mente qlc anche a me…:)

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  4. Bellissimo aneddoto... se tu fossi su facebook ti metterei un like.
    Ma visto che non ci sei te lo metto qui :)

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  5. Leggere fumetti in pubblico...come se fosse una brutta cosa! Ma in effetti non molti lo fanno e ci si riconosce (tra chi lo fa) come animali rari e simili. Io ho conosciuto Livia così... o meglio l'ho ri-conosciuta: ci avevano presentato il semestre precedente all'università, ma non le avevo dato molto conto; poi, un giorno, entrando in un aula l'ho rivista seduta tranquilla a leggersi un manga e mi sono seduta accanto...è diventata la mia migliore amica!

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  6. Non è una brutta cosa ma non è nemmeno una cosa così diffusa. Certamente molti, tra coloro che leggono fumetti, in pubblico non li leggono. Pensateci, è anche la forma dell'oggetto fumetto. Quando ho visto un fumetto letto in pubblico da un adulto, il più delle volte era un fumetto "mascherato" da libro non a fumetti: non un albo spillato, non un manga di ridotte dimensioni o un albo bonelliano o un albo francese di grande formato. L'albo a fumetti, quando è entrato nei cataloghi delle case editrici di varia, si è "mascherato" con il resto del catalogo, cedendo parte delle sue caratteristiche editoriali. Quei fumetti, in giro, li vedi letti anche in pubblico. Altri fumetti-fumetti, di meno. Per carità, sempre fumetti sono e se questo serve a diffonderli, ben venga. Però è anche segno di qualcosa che mette a disagio a far vedere in pubblico così com'è, qualcosa di cui in fondo un po' ci si vergogna. Anni fa polemizzai con Roberto Recchioni sul termine fumetto termine che, secondo me, in alcuni casi sarebbe stato più conveniente abbandonare appoggiandosi alla vulgata graphic novel o romanzo grafico. Aveva ragione lui e sbagliavo io (anche alla luce della grande confusione che regna intorno a questo termine). Leggere fumetti in pubblico parte anche dal fatto che sono comunque fumetti, che utilizzano comunque il linguaggio del fumetto.

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