lunedì 7 settembre 2009

Cortocircuito.


La droga per noi (quasi) quarantenni ha un nome preciso: serie tv.
Delusi dal cinema, stanchi di aspettare i maestri che fanno quello che possono ma più di tanto non riescono a produrre (tranne Woody Allen, per cui però, visti gli ultimi risultati, basterebbe pure meno), ci siamo buttati a corpo morto sulle serie tv americane.

Lost, Mad Men, On treatment, Battlestar Galactica, Doctor Who, True Blood, Dexter (e prossimamente pure The Walking Dead): ce n'è abbastanza per tenersi impegnati mesi e mesi (e ho citato solo quelli che seguo io) e, mediamente, con una qualità narrativa che sta comodamente accanto a quella cinematografica.
È stato questo che, alla lunga, ha finito per renderci dipendenti, veri tossici che non solo guardano ma acquistano, scaricano, masterizzano e scambiano, con un gergo tutto nostro fatto di parole come "stagione", "torrent", "mulo", "subITA", "FTP", "cofanetto" e via dicendo.
E quelli della tv lo sanno che ormai ci hanno in pugno.

Ma perché il post si intitola "cortocircuito"?
L'ultima mossa di FoxTV Italia riguarda il lancio di una nuova serie: Lie to me.
La serie inizia ad andare in onda stasera (su Fox, quindi a pagamento su Sky), ma la prima puntata si può guardare interamente gratis online (cliccando QUI).
Cioè, come dire: visto che lo sappiamo che sei un tossico, possiamo permetterci di darti gratis la prima puntata, dal momento che tanto lo sappiamo che, vista quella, non potrai più farne a meno. E allora, comunque sia, pagherai.

E hanno ragione loro.
Ora Lie to me non è niente di cui non si potrebbe fare comodamente a meno, se non fosse che:
a. l'interprete principale della serie è Tim Roth
b. il motore della vicenda sono tutti quelli studi che, dalla "semplice" osservazione, ci permettono di stabilire se la persona che abbiamo di fronte ci sta dicendo la verità o se invece mente.

Praticamente tutti avrete un amico che almeno una volta vi ha detto che i ricordi veri sono quelli che si raccontano guardando verso la propria sinistra (chi vi guarda negli occhi mentre ricorda o guarda a destra, sta mentendo o, comunque, sta inventando), che tenere gambe e braccia incrociate mentre si parla è segno di chiusura, che toccarsi i capelli rimanda a un desiderio sessuale così come scegliere gusti cremosi di gelato invece che alla frutta.

Tutta fuffa? Ma che. Roba da farci pacchi di soldi (tranne che per quella cosa del gelato, penso).
Il protagonista principale di Lie to me è infatti a capo di uno studio che si occupa proprio di questo: di studiare il comportamento delle persone per capire, tramite vari indici, quando stanno mentendo ("il corpo non mente" è il mantra della serie) e, ovviamente, mentre fa questo, il personaggio di Tim Roth svela al pubblico tanti piccoli segreti da mettere in pratica nella vita di tutti i giorni parlando con amici, parenti, colleghi e partner.

Insomma, la carta vincente di questa serie è l'eterna illusione di controllo nei confronti delle persone che ci circondano (ovvia espressione di disagio generazionale) e, insieme a questa, un messaggio secondario ma commercialmente non meno importante: per cogliere tutti i segni bisogna guardare da vicinissimo, ingrandire, vedere bene e cogliere ogni minima sfumatura espressiva.
Ergo, compratevi una tv HD.

Ma dicevamo del cortocircuito.
Fino a stamattina la notizia del lancio della nuova serie era sulla home-page di Repubblica, accanto a quella dell'intervista rilasciata a Sky da Noemi Letizia (mezz'ora di vuoto che si può guardare qui):



Ora provate a fare questo gioco:

1. guardatevi la prima puntata di Lie to me (tanto è gratis…)
2. guardatevi l'intervista alla tenera bionda
3. decidete voi se la giovane sta mentendo oppure no.

E poi provate a pensare che lancio pubblicitario sarebbe per questa serie se qualcuno degli esperti in materia cominciasse ad esercitarsi sui video delle interviste di Berlusconi ("ecco, in questo brevissimo istante… non sta mentendo.")

E questo senza voler notare che uno dei temi della prima puntata –SPOILER in arrivo!!!!– sostiene che un uomo anziano che paga per frequentare una donna più giovane lo fa solo per due motivi: o ci va a letto o è il padre. Nel marketing non esistono coincidenze…

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