Una volta l'aloe non c'era. Come la rucola dell'omonima biografia di Enrico Vaime.
Una volta l'aloe era un segreto custodito da chi veniva dal sud del nostro Paese e che, a volte, se la portava appresso sotto forma di foglie tranciate direttamente dalla sacra pianta di famiglia.
"Prova a metterci dell'aloe" ti poteva capitare di sentirti dire dopo un'intensa giornata di sole. Spalmavi e il bruciore spariva. E anche chi ti aveva consigliato quella sconosciuta pianta dalla linfa appiccicosa e densa, lasciandoti con il dubbio che si trattasse di antica magia.
Adesso entri in farmacia e l'aloe è ovunque.
Ci fanno gel. Ci fanno shampoo, saponi, detergenti, doposole, colluttori e sciroppi.
Puro l'aloe si usa anche per curare le gengitivi. Te la spalmi sulle gengive e il fastidio sparisce.
Se hai qualcosa di infiammato, puoi stare sicuro che esiste un prodotto a base di aloe che lo cura alla grande.
L'aloe è la vera rockstar dell'erboristeria, l'unica che, dopo la camomilla – però finita velocemente tra i prodotti non-trendy da scaffale della Coop acquistati dai pensionati – ha saputo abbandonare con stile e grandeur i vasi giganti dell'ambito officinale del primo novecento ed approdare in un tempo brevissimo nel magico mondo dell'industrializzazione.
L'altra che se la gioca più o meno sullo stesso piano dell'aloe e l'arnica. Ma sulla validità della medicina omeopatica il dibattito è ancora aperto.
Per cui non c'è storia. Come dicono i giovani, l'aloe rulla a manetta.
Insomma, tonnellate di aloe che l'industria cosmetica e quella farmaceutica divorano con un picco dei consumi che, negli ultimi 5 anni, si è impennato più velocemente del grafico del rilevatore di cazzate in presenza di Berlusconi.
Però, considerando che per raggiungere la sua massima efficacia, la pianta dell'aloe deve crescere indisturbata per 3 o 4 anni – tempi da universo parallelo per la nostra industria – stamattina, mentre ero in farmacia e ci pensavo, mi è venuto improvvisamente un dubbio: non è che, idratati e rinfrescati, ci stiamo rendendo complici dell'equivalente erboristico dello sterminio della balene e che, passata questa abbuffata verde e appiccicosa, non ce ne sarà più per i posteri?
Comunque sia, lo sappia chi deve saperlo, se avrò una figlia, la chiamerò Aloe.
Aloe Ciccarelli. O anche con due nomi, che fa very important person: Aloe Vera Ciccareli,
Con un nome così, spero vivamente per lei che nasca e cresca figa. Ossia che prenda più dalla mamma che dal papà (patetica captatio benevolentiae la mia, ovvio).
Tanno (saldaPress, 2024)
1 giorno fa
Sei veramente un grande, Aloe Vera Ciccarelli è da premio Oscar, considerando che il tuo cognome ricorda il ben noto callifugo.
RispondiEliminaDopodiché, qualche consideraz. a marg. da un vero fan dell'Aloe Vera:
1) Con le ustioni solari, spalmazzato direttamente da una foglia tagliata lì per lì alla Rambo, il gel di Aloe fa mi-ra-co-li;
2) L'Aloe Vera si riproduce praticamente come i gremlins, basta lasciarla lì a fare i cazzi suoi e in men che non si dica ti ritrovi i vasi pieni di piantine;
3) È l'unica pianta che in 15 anni di vita da solo son riuscito a non far morire, e mi ha reso papà felice di tante piccole tenere Aloine Verine.
Quindi: Aloè-Oo-Oo!
"L'Aloe Vera si riproduce praticamente come i gremlins, basta lasciarla lì a fare i cazzi suoi e in men che non si dica ti ritrovi i vasi pieni di piantine".
RispondiEliminaOra sono più tranquillo senza il peso di botanicidio sulla coscienza.
Dice che ferma le radiazioni elettromagnetiche
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