sabato 23 aprile 2011

Habemus Papam. 02

Il recalcitrante Papa di Moretti prima di diventare il Papa (visto che non gli viene dato altro nome nel film) si chiama Melville.

Premesso che lo stesso Moretti ha spiegato in un'intervista che quel nome lo ha scelto solo perché gli era rimasto in mente vedendo una retrospettiva dedicata al regista Jean-Pierre Melville, io sono un fiero sostenitore del testo aperto e, quindi,  mi piace dargli un senso a quel nome riportandolo ad Herman Melville.

Herman Melville, oltre a Mody Dick (a cui potrebbe anche rimandare quella forma bianca a cui sono in molti a dare metaforicamente la caccia durante il film di Moretti), ha scritto almeno un altro capolavoro: Bartelby lo scrivano.
Sono troppo pigro per raccontarvi la trama di questo stupendo racconto (che mi piace aggiungere che il mio amico Daniele mi fece scoprire tantissimi anni fa) e quindi lascio l'onere a uno che in queste cose è un fuoriclasse. Alessandro Baricco:



Sono diversi i parallelismi tra un sistema che entra in crisi a causa di Papa che non vuole esserlo e quello di un ufficio (o di una vita) in cui uno scrivano preferirebbe non scrivere più. In entrambi siamo di fronte al simbolo di una crisi profonda, sistemica appunto.
L'incontro con il "preferirei di no" è perturbante tanto per l'avvocato narrante di Melville (messo in crisi dal non-rifiuto di Bartleby che, in realtà, nasconde un rifiuto assoluto) quanto per la struttura ecclesiastica  rappresentata da Moretti (se si permette la possibilità di un errore da parte di dio come quello nella scelta del Papa, allora va ammesso anche che non si può più parlare di infallibilità divina).

Tanto la crisi del Papa quanto quella di Bartelby non vengono spiegate ma, tra le righe – tra i fotogrammi – si fa un accenno al passato dei due personaggi. Come a voler dire che in quel teatro abbandonato senza avere avuto il coraggio di entrarci (o in quell'ufficio delle lettere smarrite del passato di Bartelby), sono state poste le findamenta di quella crisi che si manifesterà compiutamente solo anni dopo.
Moretti e Melville non ci dicono altro di questa crisi e si limitano ad indicarci di guardare là e, se vogliamo, a farci noi la nostra idea.

Di più: sono diverse le interpretazioni del racconto di Melville dalle quali emerge una chiave di lettura messianica del personaggio di Bartelby. Un messia di quella che Melville chiamava "democrazia assoluta di tutte le cose" e per comprendere la quale – e non smentire la pigrizia di uno che confessa di non sapere altro se non cosa cercare e dove cercarlo – vi rimando a questo saggio che analizza a fondo il testo di Melville.

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