mercoledì 5 agosto 2009

I francesi non buttano via niente.

I francesi non buttano via niente. A differenza nostra.
Per non parlare del solito Asterix, prendete Lucky Luke, il cowboy dei fumetti inventato da Morris (ma sicuramente lanciato da Goscinny): cartoni animati, una serie tv (sì, quella con Terence Hill) e ora un film.



Da noi invece, a parte un film su Tex negli anni '80 che nemmeno Giuliano Gemma vuole ricordare e un Dellamorte Dellamore che, in pratica, era un Dylan Dog non ufficiale, non si è mai riuscito a concretizzare –che so?- una serie tv su Lo Sconosciuto (altro che 24), un film tratto dalle storie di Alan Ford (e ci scommetto che, con i soldi giusti, Kusturica lo avrebbe girato all'istante) o, tanto per capitalizzare, un altro Diabolik dopo quello di Mario Bava del 1968.

L'industria italiana del fumetto purtroppo sembra capace solo di farsi scippare Dylan Dog dagli americani (e vedremo che sarà questo Dead of Night) e assolutamente non in grado di farsi tenere in considerazione da cinema e tv come serbatoio di storie potenzialmente filmabili.

Se poi penso allo schiaffo dato in faccia ad autori e lettori con la decisione dell'editore di chiudere con il numero 77 la serie John Doe (cioè, 5 numeri prima di quando gli autori avevano già deciso da tempo –e annunciato– di farla finire) mi convinco che, dalle nostre parti, resta davvero poco da salvare.

6 commenti:

  1. Cicca, mi sa che hai sbagliato, non si trattava di 5 numeri prima della conclusione, ma 22. I 5 numeri sono quelli pronti (o quasi) alla pubblicazione.
    HulkSpakk

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  2. Vero. Mi sono confuso.

    La sostanza, comunque, è che in altre parti del mondo il fumetto è considerato un buon investimento perché, aldilà delle copie vendute, è un ottimo serbatoio di idee narrative utilizzabili poi anche altrove.

    Qui da noi, invece, una serie come JD che non è in perdita (ok, che non guadagna, ma che si mantiene su un rientro dei costi costante) viene sospesa quando gli autori ne hanno già annunciato la chiusura entro tot numeri.
    Se l'editore vedesse JD come patrimonio ALTRO rispetto al fumetto venduto in edicola, allora capirebbe anche che una serie conclusa ha un valore più alto di una serie lasciata a metà.

    No?

    :) CIC!

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  3. Forse pure perchè, al contrario di americani e francesi, i nostri fumetti parlano per niente di noi, dell'Italia e delle nostre vicende.
    ciao

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  4. (X Rosso di sera): Mmm… però direi che Lucky Luke forse non è l'esempio più adatto x sostenere la tua tesi.
    Poi, sono d'accordo, parlare del proprio paese lo si può fare in tanti modi (e l'Alan Ford dei tempi d'oro ne è un esempio) e non solo con il giallo investigativo.

    CIC!

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  5. E una serie tratta dall'Alan Ford dei tempi d'oro sarebbe stata una figata (quando in Rai facevano ancora gli "sceneggiati"). Anche i "Briganti" si presterebbero bene a un adattamento, secondo me...

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  6. L'adattamento in film di Alan Ford mi è parso possibile nel momento in cui ho visto "La leggenda di Al, John e Jack" di Aldo, Giovanni e Giacomo al cinema: credo che il taglio visivo (e lo sforzo produttivo) siano esattamente quelli che – almeno una volta – Riccardo Secchi richiedeva x cedere i diritti x una trasposizione cinematografica.
    Kusturica ha citato più volte AF nelle sue pellicole (di là dell'Adriatico AF è ancora un cult) e quindi credo che sarebbe stato felicissimo di girarlo.
    Insomma, ci vorrebbe un'industria cinematografica con un minimo di soldi per produrre una cosa come questa che credo proprio che andrebbe bene (poi, magari, per rientrare meglio dei costi, facendo come con "Romanzo Criminale": prima il film e poi la serie tv).
    Ma in Italia, ormai, quell'industria (insieme a tante altre) non esiste più.

    CIC!

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