venerdì 7 maggio 2010

REdrum.

Questo fine settimana a Reggio Emilia inaugura il coso della Fotografia Europea 2010 (che qui sembra che faccia tanto cafone chiamarlo festival).

Io questo coso, da quando è iniziato, non l'ho mai capito molto (e infatti i prossimi tre giorni li passo a Fano, perdendomi tutti i party e i vernissage. Da non confondere con i dressage che sono invece feste snob dove tutti si muovono di traverso).
L'impressione netta è che gli argomenti da festival fossero già tutti presi (tipo Parma la poesia, Modena la filosofia, Bologna il fumetto) e così Reggio ha detto. "Allora io faccio la fotografia". E poi ha tirato fuori la scusa di Ghirri per aggiustarsela.
Boh? Sarà che la fotografia non ha mai riscosso da parte mia grandi entusiasmi…

A parte questo, il tema del coso fotografico quest'anno è l'incanto, che però nel manifesto è scritto al contrario, come se fosse allo specchio.

Lo specchio appunto.

Ora, io credo che l'idea di usare una carta a specchio nella comunicazione per dare, appunto, l'idea di specchio, l'avesse già saturata nel1988 il grafico che ha fatto la copertina per  l'EP di Charlie "Faccia da pirla". Roba che già nel 1989 Fiorucci prese a male parole uno dei suoi art dirctor che gli aveva proposto la stessa soluzione, arrivando a rincorrerlo per i corridoi di Viale Premuda urlandogli dietro "culattone new wave dei miei coglioni!".


Fu già tanto che, nel 2006, l'Internazionale Oltranzista dei Grafici concesse a Time di utilizzare lo stesso espediente per una sua celebre copertina (quella in cui, dopo Filippo Mincigrucci all'ISIA, eri TU il "man of the year"). Però l'accordo con la IOG era che quella fosse l'ultima volta. E poche balle.

E invece i cosi della Fotografia non ti ritirano fuori la stessa idea per l'edizione di quest'anno?
Cioè, più che loro, i parmigiani di Qubicitaly + QubicNewYork che hanno avuto questa ideona (e che già solo perché c'hanno anche New York ti proiettano il coso in una dimensione international).

Ora, l'idea, per i motivi di cui sopra, già mi sembra una mezza cagata (che sfido chiunque a vederci qualcosa riflesso in quella carta a specchio appiccicata sulle affissioni).
Se poi ci aggiungete che sono 4 giorni che qui a Reggio piove e ripiove, potete immaginare che cosa ne è rimasto in giro dei simpatici specchietti (per le allodole). Poco o niente. Uno scollamento generale che mette più o meno la stessa tristezza di rivedere oggi in tv Alberto Camerini.

6 commenti:

  1. Se tu nella tua vita avessi fatto almeno un ventesimo di quello che aveva fatto Camerini alla tua età... E invece sei solo un povero invidioso. Anche di Camerini, pensa te.

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  2. E vogliamo parlare di quei rancorosi (e vigliaccotti) che investono il loro prezioso sabato mattina a sputare gratuitamente veleno? No, non parliamone. Son poverelli dentro, vanno capiti e andrebbero aiutati.
    Vieni qui, pat pat, un giorno capirai anche tu perchè sei al mondo.

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  3. Bah. (che ci sta sempre bene)

    In effetti io e Alberto Camerini una cosa in comune ce l'abbiamo (oltre al cappello da cowboy, intendo): il fatto che ci mettiamo la faccia.
    Peccato che non si possa dire lo stesso dell'anonimo le cui parole, appunto, rientrano nel panorama indistinto delle parole pronunciate da anonimi,

    Concordo quindi con 1/2: pat pat.

    (e comunque a me "Rock'n'roll Robot" piaceva…)

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  4. Io invece (che amo pensare alle situazioni paradossali) vorrei leggere la cronaca nera dei futuri incidenti in zona causati dalla combinazione poster-a-specchio-affissi-lungo-le-carreggiate e il primo sole aceccante di primavera ^_^
    Come fosse una sorta di incanto...

    Mi sa che "Anonimo" è quello che ha progettato i poster di cui sopra (e questa frase ha 2 letture).
    Vai quasi-Garamond, sei tutti noi!!!

    [segue una hola dai fedelissimi della curva Sud]

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  5. Ma magari almeno riflettessero (i poster, non Anonimo).
    E invece sono tutti grigi e bigi, un po' perché l'effetto a specchio (soprattutto in esterni) non ha mai funzionato e un po' perché la pioggia non ha certo migliorato lo stato delle cose.
    Persino Alberto Camerini, trovatosi nel we a passare per queste parti, pare abbia commentato "Ma che è 'sta merda?"
    Sembra però che a Ivan Cattaneo siano piaciuti.
    Scialpi invece, essendo lui di Parma come l'agenzia che i poster a specchio li ha progettati, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito.

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  6. Non ricordo il giorno esatto, ma era già crepuscolo. Amo quel momento della sera in cui mi ritrovo in cortile davanti ai bidoni della plastica, del vetro e della carta. Mi sembra che differenziare mi assolva dal mio crepascolare intessere arabeschi. Scritto sulla parete della kiesa karaoke koreana che sorge proprio sotto la finestra del mio studio spiccava un altro criptico messaggio di Alberto Camerini. Sono rientrato immediatamente in casa per cercare il mio orologio decodificatore delle Giovani Marmotte che tanto mi ha aiutato quando dovevo decifrare cigarettes and coffee di Scialpi, ma senza fortuna. Nel frattempo Neo Catta, l'officiante pseudo evangelista che tanti fine-settimana della mia vita di travet ha condito con meme diluiti nel Bontempi si è seduto davanti al glifo ed ha evocato lo spettro di Filipponio ( molto popolare tra le sette cattocoreane ) perchè lo aiutasse a vedere la luce. Neo non è un cattivo ragazzo, ma si atteggia come i gialli delle riviste pulp ed ho dovuto promettergli l'accesso alla cantine per i sacrifici rituali in cambio del responso della sibilla filipponica.
    Un prezzo alto da pagare, ma ne valeva la pena.

    Spiegazione Daitarn ( il robottone non c'entra nulla, ma ci sono parole e locuzioni che si scrivono da sole ) : Alberto Camerini ha scelto da decenni di ritirarsi in un eremo -come il soldato giappo che attendeva un ordine dell'imperatore - dove comporre la musica ribelle, che ti vibra nelle ossa che ti entra nella pelle. Gazebo, Scialpi, Anna Oxa ed io non abbiamo avuto il coraggio di dirgli che non era il caso di usare proprio quei versi. Ad essere onesti, Gazebo voleva imbeccarlo, ma Gio Scialpi - un primitivo preso di peso da un film di Marco Risi a dispetto del nasino cesellato - non poteva accettare che il sogno di Cammo ( ok, oggi Cammo è qualcun altro su di un altro colpo come direbbe quel tale delle Iene ) morisse all'alba e quindi fece tante striscioline del ricciolino che amava Chopin e le nascose sotto una struttura in legno di quelle che si trovano spesso nei giardini - non mi viene il nome, ma era anche il titolo di un film con Glenn Ford, forse Scialpi lo aveva visto. Chiedo scusa per la digressione. Cammo, dicevo, si è ritirato a studiare la musica che gira intorno /
    quella che non ha futuro. Baltimora aveva cercato di avvertirlo che Fossati stava lavorando in quella direzione, ma Scialpi, per qualche ragione, aveva deciso che non era il caso di rallentare Cammo con i dettagli e Tarzan Boy riposa in giardino con Gazebo.Sto di nuovo divagando, strano considerata la mia abilità di sintesi.

    Neo mi disse che Scialpi era andato a trovare Cammo, tempo addietro, ed avevano litigato perchè Alberto voleva costruire un piccolo teatro all'aperto in giardino al posto del coso in legno dallo stile barocco. L'idea era di rappresentare non stop la rock opera che Cammo aveva ricavato da Arlecchino servitore di due padroni, ma non sapremo mai se ne valeva la pena perchè ora anche tanzbambolino tiene compagnia a Baltimora e a quell'altro che si chiama come un coso in legno da giardino in un film con Glenn Ford.
    Ero tanto sorpreso da infilare il sacchetto blu ripieno di pannolini nel contenitore della plastica/plastica/riciclata sei fantastica ! ma Neo era ormai sul chilometro lanciato ed in cambio dell'accesso illimitato alla batcave del mio condominio mi regalò un'altra informazione riservata: il tizio con la faccia di Freak Antoni e la chioma di Alan Rickman nella saga di Harry Potter sormontata dal cappello di Artuto Merzario NON è il papà di computer capriccio, ma il tizio che anni fa ci ammoniva: Sono fra di noi gravi come incubi: hanno invaso ormai tutta la città. Han distrutto già radio, dischi e la tv. Ci hanno detto di non suonare più.
    Un alibi come un altro.
    Brr.

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