martedì 20 luglio 2010

Toy Story 3.


Vorrei avere un po' di tempra per scrivere una recensione come si deve di Toy Story 3 - La grande Fuga. E invece non ce l'ho. Forse non ce l'avrò mai più perché, se mi metto a sentire il polso della pigrizia disattenta, mi accorgo che, giorno dopo giorno, si è fatta ormai cronica.
O forse è solo il caldo e il ventilatore che ruota e che, quando è rivolto verso me, mi fa diventare scemo con lo svolazzo di foglietti sul tavolo.

Fatto sta che la pigrizia mi impedisce di recensire e, addirittura, mi porta a rubare l'immagine a corredo del post dal blog del Sor Voglino. La pigrizia fa l'uomo ladro.

Eppure durante il film avevo iniziato una bozza di riflessione sul socialismo utopico (la stanza farfalla dell'asilo Sunnyside), quello reale (la stanza bruco) e Cuba (la casa di Bonnie), ma ammetto che è restata lì a metà quando è arrivato il clown triste con la voce di Giorgio Faletti che è perfetto nella parte. Gerry Scotty invece sono stato felice quando l'hanno pestato. Fabio De Luigi l'ha scoperto Linda che c'era nei titoli di coda. Di Claudia Gerini me l'ha detto adesso Wikipedia.

Però, come facciamo spesso noi pigri cronicizzati, vi dirò una cosa con nonchalance fingendo che sia una cosa da niente che però nasconde dentro l'universo. Oppure bluffando come spesso mi capita di fare perché il mio è un universo fatto di niente. Decidete voi.
Toy Story 3 è un film perfetto sul distacco e sui meccanismi che lo governano, a partire da quelli di rifiuto (l'orso Lotso) fino ad arrivare a quelli di accettazione (Woody).
I distacchi sono parte integrante della nostra vita e accettarli come tali fa parte del crescere.
E un interessante libro del 1987 sull'argomento – libro letto, riletto, consigliato e regalato –  è quello della giornalista e ricercatrice in psicologia Judith Viorst, intitolato appunto Distacchi (ma il titolo originale Necessary Losses: The Loves, Illusions, Dependencies, and Impossible Expectations That All of Us Have to Give Up in Order to Grow mi sembra molto più descrittivo del punto di vista della scrittrice).
Il mio consiglio è di guardare Toy Story 3 e poi leggersi il libro della Viorst così da capire quanto sono avanti John Lasseter e soci ad affrontare a 24 fotogrammi al secondo argomenti simili.

(Che poi, durante la visione del film, per un attimo il pensiero del distacco "dall'illusione, dalla dipendenza e dalle aspettative impossibili" aveva anche fatto un po' lingua in bocca con la riflessione sul socialismo di cui sopra ma, davvero, è stato un attimo che la pigrizia ha scancellato con furor di scancellino come polvere di gesso su nero di lavagna che nulla lascia che sia più di confuso alone)

Comunque sia, io tutto il film l'ho visto con un groppo in gola – giuro, mi è partito all'inizio e me lo sono portato fino alla fine – che verso il finale confesso che è diventato pure una mezza lacrimuccia sfuggita al controllo che però gli occhiali scuri del 3D hanno celato al mondo.
Certo, un po' sarà stata la cosa dei distaccchi che a me mi frega sempre (come alcuni dei miei 5 lettori e 1/2 sanno bene, quello della Viorst è uno dei miei libri cardine), ma un po' anche la regia per-fet-ta.
Quando i personaggi, in cima all'inceneritore, si prendono per mano, la regia gioca di campi e controcampi sui loro sguardi e, con un tocco di eleganza ineguagliabile, per un attimo inquadra di quinta il cavallo mentre fa un gesto con le zampe per cercare di rallentare lo scivolamento verso il fuoco.
È un attimo soltanto ma è perfetto (e lì mi sono accorto che il cavallo è l'unico personaggio muto del mondo di Toy Story: perchè?).
Che anche a costruire il meccanismo narrativo che suscita la commozione bisogna essere bravi.
E in questo Pixar non la batte nessuno.

6 commenti:

  1. Caro, sono più pigro di te, Toy Story 3 l'ho visto senza 3D perché c'ho il pupo che ancora non è adatto agli occhialini (a proposito, lo sai che mi sa che a Riccione lo danno all'Imax?), ma la mia manina mentre precipitiamo nell'inceneritore puoi sentirla stretta in pugno...

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  2. Credo che con 3D o senza cambi poco. Ma ne è valsa la pena pena x vedere Linda alle prese con il 3D per la prima volta.

    Cmq facevamo una botta di conti con una famiglia che era seduta accanto a noi: padre, madre e 4 figli.
    biglietti: 10,5 x 6 = 63 euro
    occhiali: 1 x 6 = 6 euro
    Una serata al cinema: 70 euro e passa la paura (ovviamente senza niente da bere o smangiucchiare per i pargoli che acqua e popcorn dei multisala sono ormai bni di extralusso).

    70 euro per vedere 1 ora e mezza di film?????
    Ma per forza che la gente i film se li scarica (e che ci mettono 40 minuti di pubblicità all'inizio: così hai l'illusione che duri di più).

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  3. La mandibola penzoloni sotto l'occhialino 3D... in effetti sì, deve esser stato uno spettacolo indimenticabile :D

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  4. Tu pensa che io sono ancora 3D-virgin... ;-D

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  5. Scusa, ma perchè si continua a fingere con le frasi " mezza lacrimuccia"???
    Io sono un uomo grande e grosso, freddo lucido pratico-realista, non romantico..... insomma un vero duro.
    Ma chissenefrega: Ho pianto di brutto durante il film.
    E non solo nella scena dell'inceneritore.
    Quasi mi vergogno a dirlo,
    ma chisssssenefrega.
    Ho pianto.
    Gran gran gran bel film.
    Emozione fantastica, che geni che sono.
    Robby

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  6. Fingere? E dove? Io ho avuto un groppo in gola dall'inizio alla fine.

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