venerdì 16 luglio 2010

Pachistano Reggiano.

Taver – al secolo Fabrizio Tavernelli – è un visionario.
E, come tale, lo mette già in conto che, qualunque cosa farà, prenderà sempre delle gran sberle dalla realtà.
Ma, negli anni, ad ogni sberla, Taver ha restituito con grande generosità al mondo un pezzetto di poesia – qualunque cosa voglia dire questa fin troppo abusata parola – lo ha inoculato con il virus della sua visione trasversale sulle cose e le persone e, con un sorriso, l'ha consegnato al suo sventurato avvitarsi sulle proprie miserie.
E quindi, oltre che visionario, Taver è anche un pericoloso untore del pensiero. Ovvero un terrorista.
E come tutti i veri terroristi, lui lo sa bene che l'invisibilità è un bene prezioso.

L'invisibile Taver.
Prometto all'universo che, prima di morire, ce la farò a mettere in piedi una space opera (sì, lo so: ho obiettivi altissimi). E quando sarà, a parte una rotoballa in locandina/copertina che mi garantirà l'amore eterno di 1/2, dentro ci vorrò Taver con la sua musica a cavallo tra l'agrospace e lo splatterfolk, fatta di mondine, onirici pesci siluro, vendicativi partigiani zombie, sciamani padani, saponificatrici danzanti e tecnovillani onanisti (e ci scommetto che quel giorno entrambi i F.lli Nazzaro, Sergio e Giona, saranno entusiasti di essere della partita).

Che poi, ora che ci penso, un piccolissimo passo in questa direzione l'ho anche già fatto.
Per i lettori dei libri saldaPress in ascolto, avete presente l'introduzione (pardon, proemio) in stile Omerico all'Oudeis di Carmine Di Giandomenico?
Ecco, quella è tutta farina del sacco di Taver.

Taver ha fotografato come pochi altri con la sua musica questa zona depressa che di nome fa Pianura Padana e, con una precisione che ancora oggi ad ogni ascolto lascia sgomenti, l'ha proiettata in un altrove fantastico dove ogni singolo aspetto dell'afoso loco ameno ha trovato la sua esatta collocazione.
Per capirci, se fate un salto da queste parti e vi date un'occhiata in giro, è più probabile che troviate segni della Provincia Exotica teorizzata da Taver ai gloriosi tempi degli AFA (musica ben scritta e suonata e che quindi, in quasi ventanni, non è invecchiata di un giorno) che non la poetica light del fosso cantata per ogni autogrill da Ligabue.



A Taver invidio un sacco la capacità di saper fotografare la realtà che lo circonda e di riproporla con intelligenza e ironia in musica.
Come nel caso di questo brano, Pachistano Reggiano, affidato al nuovo progetto trasversalissimo a cui Taver partecipa (Babel) e che, con quell'inizio folgorante in mazurka che sfocia in bangra, ci riporta ai tempi di Core Selvatico, brano del 1993 che partiva come struggente ballata melodica e finiva  in un delirante speed metal in dialetto correggese.
Pakistano Reggiano, nel giro di tre minuti, mentre ti fa ridere e battere il ritmo con il piedino, centra l'argomento di mille polemiche sull'integrazione (e la contaminazione) in terra reggiana che i giornali faticano a raccontare.
Ascoltatelo (insieme a un altro paio di brani dei BabelQUI.

L'altra sera, dopo il concerto dei Babel a Modena, saluto Taver e gli faccio i miei complimenti per la serata: "Grande Taver! Pachistano Reggiano è un grande pezzo, un bel ritorno allo stile divertente degli Afa."
E lui "Però è una canzone seria."
E io "Lo so bene. È proprio quello il suo bello."

Musica d'avanguardia quella di Taver che, purtroppo per lui, suona in un paese che da pochissimo spazio alle idee serie espresse con un sorriso.

PACHISTANO REGGIANO
========================
Sono un casaro con il turbante
original furmai from Mumbai
parmigiano reggiano e spezie d'oriente
ho un caseificio in Bollywood style
vengo dal Panjab, vengo dal Kashmir
sono il più bravo a raccoglier pom e pir
sono tamil, son del Rajasthan
ascolto Nusrat Fateh Ali Khan
voglio una moschea in ogni latteria
voglio un tempio sick vicino a casa tua
voglio andare a Bangalore con un trattore
a Islamabad con la motofalciatrice
uso la forca e la vanga al ritmo di bangra
se entri nella mia stalla ti dico inshallah

Pakistan reggiano pakistan

Il fieno essiccato come the verde
con la mungitrice ho fatto un narghilè
con un drone di tanpura cresce meglio la verdura
devoto sufi alla potatura
sitar e tabla cun i pe sota la tevla
qawwali music from Peshawar
organizzo la vendemmia con un corso d'informatica
con la sharia reggo la tua economia
ballo la mazurka con il burka
la danza kathak e la polka
buddha, shiva e visnù e i tortelli col ragù
cardamomo, coriandolo e cumino nel ripieno del tortellino
se la montagna non va da maometto ecco un po' di gnocco fritto
te lo canto con un raga dammi la busta paga

Pakistan reggiano pakistan

Cricket : se non sai giocare tachet
tigre: balsamo di tigre
bengala ci unisce la risaia
tarana come un canto di mondina
dhol drum bidibidibidibadan
are krishna are krishna krishna are
pastun l'italiano è più ladrun
la croce, la foce, il delta del Gange che inonda quello che ci piace
Dal Po alla Via Emilia, mi sembra il Pakistan, l'India

Pakistan reggiano pakistan

Nessun commento:

Posta un commento