venerdì 19 giugno 2009

Allegria di naufragi.

L'altro giorno ero al cinema e, tra i lunghi e inutili spot (e ingiusti: cazzo, pago un biglietto pure costoso e mi devi beccare comunque 20 minuti di pubblicità? Posso sapere qual è il prezzo per poter vedere solo il film?), arriva questo:



Mentre lo guardavo e l'occhio vagava sulle coreografie delle gambe delle ballerine in secondo piano, ho pensato: ma che idea ha degli italiani uno che, per promuovere dei servizi bancari, prende "the boy does nothing" di Alisha Dixon e ci costruisce sopra questo spot stupidarello e colorato al punto giusto per restare in testa?

Forse quella giusta.

Pensavo: ma come si fa a credere che una persona si fidi e metta in mano i propri soldi a qualcuno che si presenta così?

Evidentemente qualcuno lo fa. Altrimenti loro non avrebbero soldi da buttare in una campagna come questa.

Ma in più –cocciuto, continuavo a pensare– come mai a noi italiani ci deve per forza rimanere appiccicati il peggio dell'immaginario altrui (casa IN LEGNO can giardinetto, donne che portano le torte con i buchi sopra come quelle che Ciccio rubava a Nonna Papera, tenuta degli operai: come cantava Vasco, non siamo mica gli americani) e, quando qualcuno ce lo appiccica, noi lo ringraziamo pure?

Però ho capito una cosa: quando fai un disastro e vieni beccato con le mani nel sacco, non chiedere mai scusa.
Continua e, se puoi, fai pure peggio e, vedrai, la gente apprezzerà la tua coerenza.
Ce lo insegna la politica e oggi, a me pare, pure la finanza (che poi, sostanzialmente, ormai è la stessa cosa della politica).

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