sabato 20 giugno 2009

Cambiare canale.


In questo suppurare di mignottame intorno al corpo del capo, il buonsenso vorrebbe che, metaforicamente parlando, si cambiasse canale e ci si interessasse di cose un po' più importanti del nostro gagliardo 70enne che spende e spande per avere intorno ed offrire il fior fiore dell'italica giovinezza (cioè, per scoprire la proverbiale acqua calda)

Appunto, cambiare canale, per non farsi prendere nell'agenda dettata da altri e parlare di economia, lavoro, edilizia, sviluppo ecosostenibile, scuola, cultura e tante altre cose su cui la classe politica attuale, non volendo rispondere, preferisce distrarci con il topic Noemi & friends.
Dì la tua: ci fa o ci è?

Però, appunto, se io cambio canale, i film sul mio televisore vanno avanti lo stesso. Lì la trasmissione va avanti anche se io non la guardo più e, con abnegazione, il programma iniziato arriva comunque alla sua conclusione.
Qui invece la sensazione è che, oggi, su qualsiasi argomento cambiamo canale (nello specifico l'inchiesta di Bari), la trasmissione si interrompe.
Nel migliore dei casi gli attori si fermano, come nello spot Universal, in attesa di riprendere quando ci sintonizzeremo di nuovo sul canale.
Nel peggiore, appena facciamo clic sul telecomando, il cast del film viene licenziato, il regista mandato a zappare le bietole e, al posto del telefim "Vita da Papi", partono i cartoni animati.

Insomma, qui mi sa che ci tocca guardare il programma fino ai titoli di coda anche se l'assassino lo sappiamo già che è il maggiordomo.

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