È uscito il secondo numero di Animals.
Non ce l'ho con nessuno, voglio bene a tutti ma va detto che si riconferma l'inutilità di fondo della rivista (e il prezzo di 5 euro leggermente sfasato nel rapporto pago tot ottengo tot, non tanto nel primo tot quanto nel secondo tot); però, sorpresa (mia), a leggerla fino in fondo ci si rende conto che è inutile perché è la maggioranza delle riviste che oggi escono in edicola ad esserlo e che, in questo, Animals ha solo la "colpa" di agitarsi e sbracciarsi per essere accettata nella grande famiglia (riflessione illuminante data dall'acquisto in parallelo di Wired #5, palma d'oro 2009 all'oggetto editoriale fuori tempo massimo).
Cosa salvare?
La copertina con Giorgio de Chirico davanti al Pirellone disegnata da Bacillieri e la carne (è proprio il caso di dirlo) disegnata da Mannelli (autore tra le righe anche di una considerazione da applausi: "lo spettacolino di burlesque ormai lo trovi anche dal cocomeraro"). Ah, e anche il supereroe con il nome più bello degli ultimi anni: Capitan Analfabetismo di ritorno (by Tuono Pettinato, altre grande nome e ottimo autore).
Cosa non salvare?
Tutto il resto, con particolare rilievo per il taccuino di viaggi di Angelo Stano (che se non sbaglio è un riciclo editoriale), Trondheim che cincischia (che però mi pare di aver capito che non aveva mai inteso queste pagine per la carta stampata), Gipi che ravana ancora nei territori de LMVDM (che però è un'esperienza tanto più forte quanto ci sia la capacità di considerarla conclusa) e Makkox che lascia davvero il tempo che trova.
Nella posta qualcuno scrive "Ho avuto (sin da quando mi arrivò la notizia, tramite il blog di Pacinotti) il presentimento che (Animals) sarebbe stato qualcosa di grande, di cui la mia generazione è sempre stata orfana".
Forse la partita si gioca tutta lì, in questo andare a riempire un vuoto che, in teoria, non ci dovrebbe nemmeno essere. E così diverso il mondo di oggi da quello di 10 o 20 anni fa, perché ostinarsi a ignorarlo?
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