lunedì 22 marzo 2010

Unità di misura.

Perché sono state create le unità di misura?
Probabilmente perché le maestre elementari avessero un po' di tempo impegnato e perché si potesse trovare un accordo tra le persone. Se dico "tanto" o "poco", magari i miei concetti di "tanto" o "poco" non coincidono con i tuoi e si fa fatica a capirsi.
Però anche "metri" e "chili" sono entità abbastanza astratte che non sono rese meno astratte dal fatto che in qualche caveau svizzero siano depositati il metro e il chilo ufficiali a cui tutti facciamo in realtà riferimento quando parliamo.
Che poi il problema non nasce con le unità di misura di media grandezza (metri, chili e litri, tanto per intenderci) ma piuttosto quando entra in ballo il molto piccolo o il molto grande.
E questo perché se di un chilo, di un litro o di un metro abbiamo un'esperienza quotidiana (e quindi sappiamo di che cosa stiamo parlando, ossia riusciamo a figurarcelo), le cose si fanno più difficili se parliamo di 100mila metri, litri o chili.
Sì, sappiamo che sono tanti ma, come si diceva prima, quando entra in ballo il "tanto" abbiamo finito di capirci.

Quindi il segreto è soggettivare l'esperienza astratta, ricondurla a qualcosa che noi conosciamo.

Per esempio, io ho un amico, Cippi (che, tra parentesi, se legge mi piacerebbe tanto sapere che fine ha fatto) e Cippi è alto due metri. Il fatto che sia alto 2 metri ha portato tutti o quasi a chiamarlo Cippone.
Bene, per me 2 metri equivalgono a 1 Cippone.
Quanto è alta quella casa? Otto metri. 4 Cipponi.
Quanto è lungo quel corridoio) 7 metri. 3 Cipponi e mezzo.
Moltiplico per tot volte l'immagine di Cippi che conosco e (oltre ad ottenere un'immagine mentale abbastanza surreale) rendo per me tangibile misure che, più si fanno grandi e meno riuscirei  a ricondurre a qualcosa che conosco.

Per esempio nel 2005, non avendo mai partecipato per ragioni cronologiche a uno di quei bagni di folla egomaniacali dei nazisti celebrati dai libri di storia, decisi di provare l'esperienza acquistando un biglietto per il concerto al Campovolo di Ligabue.
Mi sono detto: "come sarà stare in uno spazio occupato da oltre 200 mila persone? Boh? Proviamo".

Esperienza interessante e, grazie ad essa, ora so come è fatto uno spazio occupato da 200 mila e più persone. E questo non tanto perché c'ero (difficile rendersi conto degli spazi e delle persone che li occupano mentre ci sei dentro: e in effetti per me Campovolo è stato impressionante quando, a fine concerto, l'ho visto vuoto e ho pensato "Minchia, questo sì che è un modo di affrontare i dubbi e le incertezze di una crisi di mezzaetà". Quella di Ligabue: la mia sarebbe venuta qualche anno più tardi e senza nemmeno un cazzo di concerto a celebrarla) quanto perché il concerto è stato più e più volte inquadrato dall'alto (anzi, si apriva proprio con una Googlemappata trasmessa su tutti gli schermi dell'area e abbastanza chiarificatrice).

Questo per dire che cosa?
Per dire che, come con il Cippone, quando mi devo rendere conto di uno spazio occupato da tante persone, mi rifaccio a un'esperienza che conosco, cioè quella di Campovolo.

Beh, qui sotto trovate alcune sequenze del concerto Campovolo (presenti 220 mila persone. Io sono quello in fondo a destra):



E questa invece è la manifestazione di sabato scorso del PDL a Roma (anch'essa, a pensarci bene, frutto di una crisi, stavolta non da mezza ma da terza età):



Ora, mettendo da parte invidia e odio e con tutto l'amore che mi è possibile quando si parla del PDL e lasciando da parte pure il milione di partecipanti (come commenterebbe Ghedini un'affermazione del genere? Mavalà…), ma come si fa a dire che fossero 150 mila quelli di sabato in Piazza S. Giovanni ad ascoltare le promesse di Berlusconi?

Detto questo, mi domando quand'è che qualcuno si decidera a fare impresa tirando fuori il modo per contare ufficialmente (ergo, certificare) quante persone ci sono in un posto.
Foto dall'alto e software che legge e trasforma le capoccette in unità?
Biglietti per la partecipazione (tipo i militari che, quando entrano in un teatro di guerra, hanno un badge da consegnare così si sa sempre in quanti sono e dove)?
Non lo so come.
Quello che so invece benissimo è che ad ogni manifestazione, mi sento preso per il culo sia dalla politica (di qualunque colore essa sia) che dalla Questura, entrambe interessate a non far sapere esattamente quante persone sono coinvolte in qualcosa che accade in un posto.

"Siamo in tanti!"
"No, siete in pochi."

E quindi, con buona pace di Paul Virilio, il reale per l'ennesima volta va a farsi benedire.

6 commenti:

  1. Sorrido, amaramente.
    Bè, per contarli tutti spostiamo le manifestazioni-comizio negli stadi e mettiamo gli omini ai gabbiotti d'entrare a strappare i talloncini dei biglietti come per i concerti.

    p.s. mi sembra di averti intravisto lì dietro, ma non avevi il barbone da naufrago

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  2. "mi domando quand'è che qualcuno si decidera a fare impresa tirando fuori il modo per contare ufficialmente (ergo, certificare) quante persone ci sono in un posto"

    E' impossibile! Non si riescono a fare conteggi molto più semplici, tipo quanto vendono i fumetti.

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  3. Cara la mia 1/2, il naufragio si è esteso a buona parte della mia vita (meglio, era esteso da tempo, ma ora comincio a prenderne maggiore coscienza) e così il barbone, giorno dopo giorno, si è fatto imperiale.
    Ma d'altronde, come credo mi disse proprio Lei un giorno, la barba è ormai un oggetto così fuori dal tempo e dalle mode da meritare rispetto.

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  4. Condivido pienamente il barbapensiero, ma temo lei mi confonda con qualcuno che non sono. Il fatidico nostro primo, casuale, incontro risale a qualche post più indietro, galeotto fu il tamarindo.

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