lunedì 13 settembre 2010

Salsapariglia.

Ciao Sofia. Mi chiamo John Milius e sono un amico di tuo padre. Io e lui abbiamo lavorato un paio di volte insieme.
È tuo padre che mi ha detto di passare a trovarti. Ieri abbiamo visto il tuo ultimo film e, alla fine, nessuno dei due aveva dubbi che ti servisse uno sceneggiatore.
E quindi eccomi qui.

Ora, vero è che le Vergini Suicide mi avevano lasciato al proverbiale palo (l'ho visto in dvd ma ti confesso che, verso la metà, mi sono alzato dal divano e ho cominciato a lavare i piatti) però tuo padre sosteneva che dovevamo avere fiducia in te.
E infatti con Lost in Translation mi è sembrato che avessi azzeccato quella che i critici chiamano la cifra stilistica. Mai capito cosa fosse la cifra stilistica di un regista ma in giro leggevo che tu ce l'avevi. Secondo me gran parte del merito era della faccia da clown triste di Bill Murray ma, fatto sta, che in quel film le cose funzionavano.
E quindi da Maria Antonietta mi aspettavo grandi cose ma alla fine, a parte le scarpe da tennis alla corte di Luigi XVI, tutte queste grandi cose non si sono viste.

Ma non fraintendermi: le Vergini erano ok, Lost era buono, Maria Antonietta era ok. A parte Lost, mai la proverbiale mia tazza di tè. Ma comunque ok.
Però Somewhere, Sofia... Ecco, non so bene come dirtelo...
Somewhere è una merda. Una brutta roba che oggi come oggi potrebbe invidiarti solo Wim Wenders.

Dai, la storia vuota di un attore vuoto espressione di un cinema vuoto che viene premiato da una tv vuota?
Ti renderai conto anche tu che girare una storia sul vuoto non significa girare un film vuoto.
E il tuo film, Sofia, è un film vuoto.
Cazzo, è talmente vuoto che Valeria Marini riesce per la prima volta ad avere un senso (dai tempi del film con Bigas Luna, intendo).

A questo punto potevi trasformare tutto in una vera provocazione e fare 2 ore di schermo nero (un passo oltre Derek Jarman: solo rumori ambientali). Forse così un senso ce l'avrebbe avuto. E soprattuto ci saremmo risparmiato quel finale imbarazzante.

No, no Sofia. Non ci siamo.
L'auto veloce costretta a girare in tondo, l'attore senza faccia immobilizzato sotto la maschera, le chitarre che non suonano di Guitar Heroes, la noia del sesso sublimato delle lap dancer, gli sms di insulti senza risposta, la paranoia dei SUV dei paparazzi.
Tutto bello, ma la torta non si fa con la salsapariglia.
Io gliel'avevo detto a tuo padre che era questo il rischio insito in Lost, la deriva di una narrazione che flirta con il grado zero del racconto. Ma tuo padre non è più quello di una volta e Segreti di famiglia lo ha ampliamente dimostrato.

Credimi Sofia: ti serve uno sceneggiatore. Se vuoi ti diamo una mano io e Crepascolo.

* Post scriptum: leggo che a Venezia ti hanno premiata con il Leone d'Oro. E ciò è segno che uno sceneggiatore non serve più a nessuno. Ok Crepascolo, torniamo a lavorare sul sequel di Alba Rossa...

6 commenti:

  1. Un'amica della signora Crepascolo ha lavorato backstage ( forse era una truccatrice nello spettacolo di e con Albertazzi in cui recitava la signora Marini. Come ricorderà chi leggeva i giornali in quei giorni, la Valeria nazionale arrivava sempre in ritardo ed in scena, non solo alle prove, dimenticava le battute il che provava il Giorgio nazionale come nemmeno un anno di repliche delle Memorie di Adriano. Due o tre spettacoli al giorno. Nelle scuole e nei dopo lavoro. Una sera si è esibito nella villa di Celentano ed il Molleggiato era tanto nel ''suo'' personaggio da credere che la piece fosse la storia

    del Clan scritta da Don Backy. Sto divagando, chiedo scusa. Dicevo che Crepascola mi stava raccontando di Valeria e delle sue

    performances : un pomeriggio si presenta in teatro con un ritardo degno della Monroe, ma Albertazzi non è Wilder e la gela con lo sguardo di Medusa. Valeria, dall'alto del suo tacco quindici, illegale come una marmitta truccata ma molto + pericoloso, affretta il passo, inciampa e cade in direzione della - forse - truccatrice, uno scricciolino con lo chassis di una Rita Pavone che non abbia mai gustato la pappa al pomodoro. Benedetta ragazza. Non si vive di sola make up art. Ed a momenti la micropavona muore seppellita da un metro e settantacinque di ragazzona in caduta libera che, istintivamente, si appende alla prima gruccia disponibile :il braccino ossuto della maestranza. Quando penso alla Marini - non che ci pensi continuamente, sia chiaro -la vedo precipitare, un fotogramma al secondo, verso il polso filiforme di una creatura di Matticchio che non ha scampo.

    Albertazzi ha superato la faccenda - ho scritto delle repliche delle Memorie? - con la tempra del tizio che sta ancora tediando la RAI per un remake del racconto di Stevenson in cui, in una Londra post apocalittica abitata da homunculi dal cervello rettile, Hyde si trasforma, attraverso una pozione, nel dignitoso, impettito, rispettabile dottor Jekyll. Adesso scherza sulla condotta della partner, ma in quei giorni non era tanto per la quale ( '' ...si ferma a metà di una battuta ( la Marini, ndr ) e fissa un punto sopra le mie spalle. Io sarei tentato di fingere uno svenimento, ma quella lì non è Valentina Cortese e, porcaccia la miseria schifa, IO non sono Rossella Falk! '').
    (continua...)

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  2. Ho conosciuto Giorgio proprio in quel periodo .Camminava in una tempesta di neve in via Manzoni a pochi passi dal teatro. Curvo e mimetizzato da occhialoni come quelli che Panariello indossa per impersonare Zero. Renato ed io stavamo proprio parlando dei giorni di Zerolandia quando incrociamo l'attore. Renato lo scambia per Panariello. Giorgio scoppia a ridere, lo abbraccia e dice che, solo 40 anni prima, per una cosa del genere lo avrebbe sfidato a duello. Ci rifugiamo in un bar di fianco alla fermata della linea tre. Che è nuova come la caricatura di Panariello.

    Alla quarta doppio malto, Albertazzi confessa che è stato un sorcino e che aveva suggerito a Pasolini di sfruttare il talento '' di quel ragazzo del Piper che balla con la Bertè ''. Pierpa aveva ribattuto che era alla ricerca dell'autentico in senso moraviano ( cifr. L' Attenzione ) e che un elfo ricciuto che discetta di triangoli e maschere doveva essere un massone in incognito con velleità pseudofreudiane. Ridevamo tutti così forte che i passeggeri della metro - all'altezza di Monteleone - battevano sulle pareti del vagone per farci smettere. Formidabili quegli anni.

    Eravamo tre amici al bar, quasi come in una canzone di Tizio, ed il gatto era quasi fiori dal sacco: le registrazioni di Philo Vance non avevano fiaccato il suo spirito, ma ''quella bambolona cortisonica dall'accento micidiale '' lo aveva colpito sotto la cintura, senza doppi sensi.
    (continua...)

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  3. A quel punto salta su Zero che si offre di allontanarla: presto partirà per gli States dove deve prendere accordi con Tim Burton per il doppiaggio di un film. Il regista dark ed il cantautore si conoscono da quando Burton mise in scena un incubo di Zero in cui Claudio Villa gli amputava gli arti e gli recideva la gola ( ''se lui è Zero, io sono UNO '' disse il Reuccio. Storico, 1978, ndr ). Ed mani di forbice è stato un successo planetario e Tim ne ha sempre riconosciuto il merito allo Ziggy de noantri.

    Zero è a Los Angeles. Il Padrino Parte III è un ricordo lontano nella mente di qualche commesso di videonoleggio ( '' ne avevamo una copia sola e nessuno l'ha mai presa a parte un alto prelato cattolico che me l'ha restituita sollevato '' racconterà Tarantino, ricordando i suoi giorni di commesso '' )ma i critici degli zines di moda ed i conduttori di late shows continuano a prendere in giro la Coppolina per la sua prova di attrice. Zero chiede a Burton se nel suo prossimo film c'è una parte per la risposta italiana a Melanie Griffith, ma il filmaker è immerso nello stop motion e risponde, celiando, che gli servirebbe una bionda imbalsamata. Zero ribatte che si può fare, ma Tim non lo ascolta più e si perde dietro un demo dei Cure. Ziggyzero esce sconsolato e si imbatte in Tarantino che -dopo aver guardato Sofia baciare Garcia nella pellicola resa dal chierico- sta cercando l'attore cubano per decapitarlo. Innamorato perso. Come quel tizio che voleva stecchire Reagan per impressionare la Foster.

    Quentin perde il controllo - saltella sul marciapiede urlando che vuole la testa di Garcia - si avvicina uno sbirro costruito come Hulk ma nero - Zero lo convince che Tarantino è un cinefilo innamorato di Peckimpah. Black Hulk se ne va. In un bar, alla quarta doppio malto, Tarantino ( '' chiamami Less Than Zero '' ) chiede al suo nuovo buddy cosa può fare per lui e Zero risponde che occorre trovare un ingaggio per la Pam Grier Pallidona.

    Lessthanzero prende nota sul retro del conto, ma si perde dietro cani da discarica, storie pulpeggianti e vedove bionde. Nel frattempo ha avuto modo di vedere il reality di Valeria su Sky e di lasciare la Coppolina quando quest'ultima le ha soffiato il ghostbuster che Tarantino voleva nel ruolo del nazista di Inglorious Basterds. C'è mancato poco che la parte fosse offerta a Rita Pavone, ma questa è altra storia.

    In conclusione consigliare a Sofia di far lavorare la Marini è stato un modo di mantenere un'antica promessa. Ed era sempre possibile che Valeria franasse sulla piccola regista. Cattivo. Un maestro, ma cattivo. Il che non significa cattivo maestro.

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  4. L'ho già detto altrove ma lo ripeto: nel cielo Crepascoliano tutto si tiene.

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  5. Forse lei da piccola voleva una Ferrari e il papà non gliel'ha comprata. Forse il film voleva essere un omaggio a Enzo e noi non l'abbiamo capito. Io che ho una Punto certe cose non le posso capire. E tu nemmeno.

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